Risorgimentoro

Una questione di educazione

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L’altro giorno sono rimasto esterrefatto nel leggere su internet che Mundo Deportivo, quotidiano spagnolo di Barcellona, ha divulgato questa notizia, poi ripresa da varie agenzie e altre testate. Il Paris St. Germain pare abbia pattuito con...

L’altro giorno sono rimasto esterrefatto nel leggere su internet che Mundo Deportivo, quotidiano spagnolo di Barcellona, ha divulgato questa notizia, poi ripresa da varie agenzie e altre testate.

Il Paris St. Germain pare abbia pattuito con Neymar Jr., il fuoriclasse brasiliano, un pagamento in suo favore di 541.680 Euro lordi all’anno per essere cortese, puntuale, gentile e disponibile con i tifosi. Avete letto bene.

Spero davvero che questo terribile esempio, se vero, sia un caso isolato e frutto solo della assurda ricchezza dell’Emiro del Quatar che presiede la compagine parigina.

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Implicitamente l’entusiasmo del tifoso verso il proprio campione è stato quindi qualificato dall’entourage di vertice della società, effettivamente, come una vera e propria scocciatura che il “povero” calciatore deve subire.

E ci deve essere stato anche un ardito procuratore che avrà chiesto al Club di poter monetizzare la fatica che costa al suo assistito tenere un buon comportamento verso gli appassionati.

Proprietà, tifosi, giocatori: proprio ognuno per conto suo nei moderni Club, proprio agli antipodi del concetto di comunità sportiva di cui spesso parlo.

Il calciatore oggi è infatti evidentemente considerato un individuo, mero professionista, staccato dal Club per cui lavora e che ha titolo per avere una indennità per il disturbo che riceve dai “suoi” tifosi.

Tanto più, ovviamente, se poi ti chiami Neymar e attiri le attenzioni dei fans più degli altri compagni (anche se a Parigi in verità è una bella lotta…).

Il tifoso diventa quindi un disturbo da gestire e la società “comprende” il giocatore e paga.

La cosa che trovo più sconvolgente è che il rispetto verso i tifosi venga considerato, da questa inqualificabile pattuizione, sostanzialmente una “prestazione accessoria” del calciatore professionista, da pagarsi a parte. Non invece, come secondo me dovrebbe essere, un preciso dovere rientrante nella professione di calciatore nei confronti del suo Club, di cui i tifosi sono parte.

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Ma evidentemente ora spesso non si considerano più i tifosi parte del Club.

Guadagni spaventosi portati da appassionati che sono poi spettatori fisici e televisivi, acquirenti di merchandising e compratori dei prodotti creati dalle aziende che sponsorizzano i vari Club. E questi alla fine come sono considerati? Una turbativa esterna, una ragione per la quale essere indennizzati.

Il vero motivo dell’importanza del calcio, sia economica che politica, ossia la passione diffusissima della gente nel mondo per questo sport, sembra essere praticamente diventata quasi un male necessario da varie ricche individualità che governano il pallone.

È allucinante, anche perché, quello che sarebbe comunque un dovere per un professionista, dipende secondo me, anzitutto dall’educazione impartita all’uomo, anche dal Club. Quest’ultimo pare invece avere ormai abdicato a questa missione della quale, un tempo, si sentiva ben più investito.

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Questo nel Toro è sempre stato evidente.

Mi piace pensare che Novo e Pianelli, se solo avessero saputo di un loro giocatore scortese con i tifosi senza un motivo serio e preciso, l’avrebbero ripreso severamente e secondo me, come detto, ne avrebbero anche avuto tutto il diritto, come datori di lavoro. Ma loro, probabilmente, avrebbero inteso correttamente il rimbrotto soprattutto come una lezione d’educazione.

A questo proposito, comunque, l’atteggiamento del Club granata verso i propri tifosi in altri tempi è stato da sempre ben rappresentato dal cortile del Filadelfia, aperto agli appassionati, luogo che fa parte a pieno diritto della nostra leggenda. Testimoniava un atteggiamento di sincera cordialità.

Circa questo atteggiamento “affettuoso” del Club granata ho un ricordo personale importante.

Era l’estate del 1991 e con un numeroso gruppo di amici universitari stavo trascorrendo una settimana di vacanza a Madonna di Campiglio.

Buon destino volle che la località fosse anche, quell’anno, la sede del ritiro del Toro.

Una nostra giovane delegazione si recò, senza grandi speranze in verità, ad incontrare Mondonico per riferirgli che nei dintorni c’era un albergo abbastanza pieno di tifosi granata e gli chiese così di poter avere ospiti lui e qualche calciatore una sera.

Detto fatto: già l’indomani si presentò una nutrita delegazione di giocatori granata accolta entusiasticamente con un tripudio di musica dal vivo e cori da stadio.

Ci fu pure un bel dibattito dove i giocatori presenti risposero alle domande di noi ragazzi e ricordo, anche con gioia, come Marchegiani e manco a dirlo, soprattutto Policano, seppero rispondere per le rime alle insinuazioni di alcuni ragazzi della Juve, tacitandoli in quattro e quattro otto.

I giocatori di quel Toro fortissimo, duri in campo, sapevano ancora bene con chi avevano il dovere di essere gentili e affettuosi. E tutti ancora lo ricordiamo non a caso come il Toro più forte che abbia calcato i campi della serie A dopo lo scudetto del 1976.

Questa è la riprova che un buon legame con la gente granata, storicamente, è una grande energia in più che ha sempre caratterizzato le migliori formazioni del Torino.

E sono convinto che Borsano, il presidente di allora, non pagasse una lira a nessuno per questo “extra” di gentilezza. E non pagando, otteneva spontaneamente molto di più dai suoi ragazzi, rispetto al sorriso forzato e pagato di Neymar, figlio di ambienti di Club, che sul piano umano vanno oggi purtroppo deteriorandosi in varie piazze, non esclusa ahimè, anche quella di Torino.

Comunque, cari fratelli di virus, immaginatevi come io e i miei giovani amici uscimmo da quella serata. Una volta di più ci riscoprimmo granata per sempre e fieri come non mai per lo spirito e l’educazione dei nostri giocatori che ci avevano dedicato del tempo con tanta cordialità.

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È una questione di educazione.

E nel Toro l’educazione è sempre stata una questione importante, da non lasciar perdere oggi.

Finisco di scrivere questo articolo dopo che il Torino oggi ha vinto 4-0 con la Salernitana e dopo che Beppe Dossena su Radiouno ha detto che Juric è un allenatore adatto a portare dei valori nello spogliatoio granata e che, proprio per tale motivo, può fare bene in granata.

Questa è proprio una delle cose di cui c’è più bisogno nel calcio di oggi. Ripartiamo da lì. FVCG!

Avvocato e mediatore civile e commerciale. Socio Fondatore dei Giuristi Granata - Toro Club Marco Filippi, dell'Associazione Curva Primavera per la Fondazione Stadio Filadelfia e dell'Associazione ToroMio. Attuale presidente del Comitato NOIF "Nelle origini il futuro" che unisce a ToroMio associazioni di varie tifoserie italiane nella promozione di una proposta di legge che introduca la partecipazione popolare nel mondo del calcio e dello sport.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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