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Bilancio-Torino: valore della produzione, aumentato circa del 50%

Inchiesta - parte 1 / Il bilancio dei granata, sottoscritto e firmato dal presidente Urbano Cairo in data 21 maggio 2015, mostra un utile di 10 milioni di euro: liquidità a disposizione anche per...

Manolo Chirico

"Termina la stagione, tempo di bilanci in vista del calciomercato e soprattutto in ottica del famigerato fair-play finanziario che obbligherà le società - a partire dal campionato del 2018-2019 - a raggiungere il pareggio di bilancio: pena, l'impossibilità di iscriversi al massimo campionato. Infatti, in tempi non sospetti, il Consiglio decise di stilare un piano quadriennale, per permettere a tutti i club di mettersi in regola, rispettando le nuove norme vigenti in materia.

"E in tal senso il club granata può definirsi una società virtuosa, capace di far quadrare i bilancio, aumentando le entrate derivanti dalle plusvalenze e - come in questa stagione - dalla partecipazione a kermesse di assoluto rilievo, come l'Europa League. Un percorso iniziato esattamente 4 anni fa, quando assieme al tandem Ventura-Petrachi, il Torino cercò di portare avanti il proprio progetto di crescita, basato sui risultati sportivi ed economici.

"Il primo tassello da raggiungere era ovviamente rappresentato dal ritorno nella massima serie, evitando però di spendere oltre il dovuto, iniziando quindi a risanare le perdite a bilancio. Venne quindi lo step successivo, con la permanenza in Serie A e il rinnovamento della rosa, fermamente ancorata ad un tetto salariale imposto dall'alto: una scelta che portò alla dolorosa perdita del capitano Rolando Bianchi, il quale percepiva uno stipendio ben al di sopra di tale salary-cap.

"L'anno scorso il Torino raggiunse il pareggio di bilancio, con un utile di circa un milione di euro (precisamente  1.070.775€), attendendo di incassare gli altri premi e cercando pertanto di ammortizzare al meglio i costi futuri. La qualificazione in Europa League, quindi, ha dato il via ad escalation positiva che ha portato a veder aumentare il valore del blasone stesso (precipitato con il fallimento), nonché il valore in sé della produzione. Infatti se nel 2013  il Torino produceva circa 60 milioni di euro l'anno (precisamente 64.219.312 €) con un costo di produzione di ben 50 e rotti milioni (57.005.248 € per l'esattezza), ora la società di via Arcivescovado produce la bellezza di 92.547.981 milioni di euro, a fronte di un costo di produzione leggermente aumentato: 64.325.638 milioni di euro.

"Il risultato, facilmente ricavabile dal semplice rapporto costi/ricavi, ci dice che ad oggi il Torino vede il proprio valore della produzione aumentato circa del 50%. Ma non è tutto, perché anche gli utili sono aumentati in quest'ultimo esercizio. Se, come detto, nella passata stagione i granata vantavano un bilancio in attivo per poco più di un milione, ora - stornate tutte le spese e le imposte - gli utili ammontano precisamente a 10.582.839 milioni di euro.

"Ecco allora che l'acquisto di Danilo Avelar, pagato - secondo i ben informati - poco meno di 2.5 milioni di euro, avrà un'incidenza pressoché minima sul bilancio di un club che vuole e deve tornare fortemente competitivo. E appare altrettanto evidente - ancora una volta - che a conti fatti il Torino non abbia alcun bisogno di cedere i suoi pezzi migliori per poter fare mercato. Anzi, nell'imminente sessione di mercato, i granata potrebbero eventualmente dar fondo al proprio utile e indebitarsi per un valore pari allo 0,55% del proprio valore di produzione: senza mai uscire al di fuori dei binari del fair-play finanziario.

"Oppure, potrebbero scegliere di sacrificare uno e un solo pezzo pregiato, permettendosi così di investire e non poco su nuovi talenti, senza rischiare di portare il bilancio societario in deficit. Insomma, il club ora è sano, le capacità sportive ed economiche ci sono: ai massimi dirigenti, l'onore e l'onere di sfruttarli a dovere.

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