"Ancora e sempre loro tre. La convinzione diffusa è che il reparto di attacco sia quello dove il Torino ha meno bisogno di rinforzi. Perchè se Belotti, Falque e Ljajic stanno bene, sono un trio da Europa. Certo, hanno bisogno dietro di loro di alternative all'altezza, che possano sostituirli o accompagnarli. Ma quel tridente, se è quello visto contro la Spal, è temibile per chiunque. Il Toro vuole confermarli, ormai questo è dato per assodato. Il presidente Cairo e il direttore Petrachi non hanno bisogno di cedere per fare cassa; detto ciò, occorrerà scoprire cosa può succedere nelle pieghe del calciomercato estivo. Ma l'intenzione di partenza è quella di trattenere i tre tenori, il tridente che fu costruito per il Toro spregiudicato di Sinisa Mihajlovic ma che può rimanere buono anche per quello equilibrato di Walter Mazzarri.
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Il Toro ci crede ancora: Belotti-Falque-Ljajic al centro del progetto
Il fatto / Il reparto d'attacco è quello meno bisognoso di puntelli: se i tre titolari stanno bene restano un tridente di alta qualità
"Avanti con Belotti, Falque e Ljajic, dunque. Il Toro non vuole privarsi dei giocatori più talentuosi. Sebbene siano reduci da stagioni molto diverse. Quest'anno il buco nell'acqua del Toro è anche quello di uno come Belotti, a cui dieci gol non possono bastare per ritenersi soddisfatto della stagione. Ljajic ha avuto lunghe fasi di letargo, tra comportamenti che hanno causato tribune punitive, infortuni e scelte tecniche di Mazzarri. Piano piano, però, ha conquistato il tecnico ed oggi è un elemento imprescindibile. L'unico ad avere avuto la continuità giusta per tutta la stagione è stato Falque, che però è inevitabilmente arrivato col fiatone a fine stagione. Ma a Mazzarri piace il modo in cui stanno lavorando per la squadra, la capacità di due come Falque e Ljajic di partire larghi per accentrarsi, quella di Belotti di portare il pressing a tutto campo. Il Toro è pronto a rinnovare la fiducia ai suoi tre tenori, che a loro volta sono pronti a restare in granata per raggiungere l'Europa Il loro lavoro qui a Torino non sarebbe completo, altrimenti.
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