"L'emozionante addio di Giuseppe Vives (qui il video del saluto in lacrime alla Curva Maratona) ha un forte valore simbolico, per questo Torino. Perchè rappresenta la transizione tra due periodi storici e idealizza la rivoluzione messa in atto da Sinisa Mihajlovic, al suo arrivo sulla panchina granata. Vives - giocatore che ha dato tantissimo alla causa granata: non solo professionalità e grinta, ma anche rendimento - era l'ultimo giocatore rimasto del primo Torino di Ventura, quello della promozione in Serie A, quello (citando il refrain classico del tecnico genovese ora CT della Nazionale) partito da Cittadella per poi arrivare in Europa League. Meno di cinque anni dopo, quella squadra non esiste più. Non solo, anche dello zoccolo duro di "senatori" dell'era Ventura ormai rimane poco. Hanno salutato Bovo e Vives, preceduti da Gazzi in estate, a giugno sicuramente lo farà anche Padelli, forse anche Moretti e Molinaro.
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L’addio di Vives chiude un’era: il Torino “partito da Cittadella” non esiste più
Focus On / Saluta l'ultimo elemento rimasto della squadra dell'ultima promozione in Serie A: è un simbolo della rivoluzione messa in atto da Mihajlovic. Ora si dovrà creare un nuovo zoccolo duro
Dal suo arrivo, Mihajlovic ha rivoltato il Torino come un calzino, innestando principi di gioco nuovi, mentalità e schemi nuovi, sopratutto cambiando tanti giocatori. Si può dire che solo quattro titolari del Torino di Mihajlovic fossero in granata già la scorsa stagione: Zappacosta, Benassi, Baselli e Belotti. Saranno probabilmente loro a dover formare il nuovo zoccolo duro del Torino. Già, perchè una squadra ha bisogno di una spina dorsale ben delineata, composta da giocatori che si identificano con la maglia e con l'ambiente, e che abbiano soprattutto la capacità di rispondere sempre presente quando chiamati in causa.
"La colonna vertebrale del Toro del futuro potrà davvero essere composta da questi giocatori? Presto per dirlo: per alcuni di loro occorre fare dei passi avanti dal punto di vista del carattere, per altri ci sono sempre le insidie del calciomercato. Quello che è certo è che il Torino deve essere consapevole che le squadre non si stravolgono di anno in anno, ma si crea una struttura stabile che poi può essere migliorata o puntellata nel tempo. In un momento in cui si è deciso, per vari motivi, di salutare i "senatori" dell'era precedente, occorre pianificare con lungimiranza le fondamenta del futuro.
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