Doveva essere la partita scaccia-fantasmi, quella che nei programmi avrebbe fatto dimenticare il 4-0 nel derby, invece la gara contro il Verona peggiora lo stato di salute del Torino di Mihajlovic. Sia dal punto di vista fisico (Belotti, che ansia quel ginocchio...) che da quello mentale. Davanti a un pubblico giustamente ben disposto nonostante un capitombolo clamoroso nella partita più sentita, i granata sono riusciti a chiudere il primo tempo immeritatamente in vantaggio di due reti. Nella ripresa hanno mancato più volte il colpo del K.O. e hanno finito per subire due gol negli ultimi due minuti da una squadra che ne aveva segnato uno in sei partite, su rigore e più di un mese fa. Non ci sono scusanti (l'emergenza a centrocampo non basta come giustificazione) ed occorre un esame di coscienza generale: sono stati due punti gettati via nella maniera più assurda, a causa di un caleidoscopio di errori.
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Un suicidio senza scusanti: Toro, fatti un esame di coscienza
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Le colpe vanno ripartite tra giocatori e tecnico, con quest'ultimo che però si aggiudica la fetta più importante di responsabilità. Ljajic ha lisciato in modo non degno della sua classe il pallone del 3-0; Molinaro, con uno svarione francamente inspiegabile per un giocatore della sua esperienza, ha regalato il rigore del 2-2; un elemento come Rincon, invece di dare l'esempio, si avventura in dribbling impossibili invece di gestire il pallone con raziocinio, dando il via all'azione del primo gol veronese. Ma se la squadra finisce al tappeto alla prima difficoltà, invece di serrare le fila e compattarsi, è chiaro che anche Mihajlovic debba farsi delle domande. E' come se il Toro avesse perso in un amen la mentalità che lo contraddistingueva (o che lo dovrebbe contraddistinguere). E anche le scelte fatte sui cambi destano più di qualche perplessità: non è la prima volta.
Classifica alla mano, il Toro è lì dove vorrebbe stare: al sesto posto. Ma in sette partite ha affrontato quattro squadre attualmente nella parte destra della classifica e solo una fra quelle che gli stanno davanti. Onestamente, il calendario era non certo dei più complicati. E se si volesse esser maligni, si potrebbe ricordare che con il Sassuolo sono state decisive una prodezza di Belotti e un gol regalato da Duncan; che a Benevento Sirigu fece il supereroe; e che già a Udine, non fosse stato per un miracoloso salvataggio di Ansaldi in extremis, il Toro avrebbe potuto dilapidare altri due punti. Vogliamo invece essere costruttivi e pensare che si possa ripartire dalle cose positive, che pur ci sono, nella convinzione che questa squadra abbia le carte in regola per esprimersi su livelli più alti. Mihajlovic deve però sfruttare la sosta per riordinare le cose e dimostrare di non aver perso la bussola: le continue assunzioni di responsabilità sono apprezzabili, ma non servono per fare punti in Serie A.
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