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Torino, 6 maggio 1949: la città si ferma per l’ultimo saluto agli “Invincibili”

Torino, 6 maggio 1949: la città si ferma per l’ultimo saluto agli “Invincibili” - immagine 1
Memorie / Il 6 maggio 1949 l'intera città di Torino si fermó per dare l'addio ai propri idoli in seguito alla tragedia di Superga
Lorenzo Chiariello

Settantuno anni fa, dopo due giorni dal boato che spezzò 31 vite sul duro e impietoso terrapieno della Basilica di Superga, Torino dovette fare i conti con l’amara realtà dei fatti. In un clima ovattato, il 6 maggio 1949 vennero celebrati i funerali degli Invincibili e più di mezzo milione di persone – circa 600.000 i presenti che saturarono le vie della città – trovandosi davanti ai feretri dei caduti, si rese bruscamente conto di non far parte di un brutto sogno.

IL TRIBUTO - Alle esequie parteciparono delegazioni di tutte le squadre italiane e molte rappresentanze di compagini straniere. Ottorino Barassi, Presidente della Federazione Gioco Calcio, fece l’appello, come se gli Invincibili dovessero scendere in campo. Lesse i nomi di quegli uomini che da lì a poco avrebbe nominato Campioni d’Italia per un’ultima triste volta, dei giornalisti e dei membri dell’equipaggio. Da Palazzo Madama, il corteo con le salme delle vittime del terribile schianto sfilò tra le ali di una folla, o meglio di una famiglia, piegata dal peso dell’evento. Generazioni diverse, tra chi era nonno e chi nipote, strette in un gigantesco abbraccio che, in questo periodo che ci obbliga a stare distanti, prende ancora più significato. Parte dei feretri venne inumata al Cimitero Monumentale, parte nei cimiteri dei loro luoghi natii, ma in verità mai si sono divisi.

IL RACCONTO - “La città era tutta per strada quel giorno: nessuno era voluto restare in casa mentre passava il Torino. Fabbriche, uffici, negozi serrati. Gente e bandiere da tutta Italia in un pellegrinaggio d’affetto. Lunghissime ore di strazio: una via crucis di strada in strada, dietro quell’interminabile colonna di fiori e di morti”, scrisse in seguito Giorgio Tosatti, penna di Tuttosport e figlio di Renato, che a Superga aveva perso la vita. Quel giorno e da quel giorno, al Toro venne restituito tutto l’attaccamento che solo gli Invincibili erano stati capaci di generare attorno a sé.