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A cavallo di un’Italia ‘minorenne’ alla ricerca della voglia di svegliarsi

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di Andrea Ferrini “Roberto, Roberto… Benigni!” Morandi veste per un attimo i panni di Sofia Loren ripetendo due volte il nome dell’artista che incanta gli Italiani e li fa sentire per qualche minuto un popolo unito....
Redazione Toro News

di Andrea Ferrini

 

Roberto, Roberto… Benigni!” Morandi veste per un attimo i panni di Sofia Loren ripetendo due volte il nome dell’artista che incanta gli Italiani e li fa sentire per qualche minuto un popolo unito. Nella serata che celebra i 150 anni dell’Unità d‘Italia il Roberto nazionale arriva direttamente a cavallo, sventolando il tricolore. Si parte subito con un “viva l’Italia” e con una piccola bugia “siamo qua per parlare esclusivamente dell'Inno di Mameli”: ovvero proprio quello che nessuno si aspetta.

Prima un po’ di riscaldamento “dobbiamo parlare dell'Unità d'Italia, perché se ne celebrano i 150 anni, e i 160 del Festival di Sanremo, che già c'era da prima, fatto da uomini memorabili, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele, Andreotti...”, poi si passa al tasto dolente “Ruby Rubacuori: ecco l'ho detto. Dice che era la nipote di Mubarak. Ma era facile, bastava andare all'anagrafe in Egitto, vedere se di cognome Mubarak fa Rubacuori...” e ancora “che sono 150 anni per una nazione? Niente. E' una bambina. Una minorenne”. Propone a Silvio di andare a dormire perché con Santoro sull’altro canale è una serataccia, si chiede se il verso 'dov’è la vittoria?' sia stato scritto dal PD e propone Bersani come conduttore del prossimo Sanremo. E poi salta da Marchionne a Vittorio Filiberto, da Silvio Pellico a Garibaldi, da Cavour a Bossi e Trota. In prima fila La Russa, Masi e compagnia 'non-cantante' applaudono a denti stretti.

Comincia poi la vera e propria lettura esegetica dell’inno con continui legami tra l’ieri e l’oggi. Una lunga interpretazione filologica del testo, partecipata e emozionata come ci ha abituati con la Divina Commedia. Al termine della lezione Benigni recita a cappella l’inno di Mameli “come lo avrebbe intonato uno di quei ragazzi che andavano a morire perché noi potessimo vivere”.

Commozione, intensità e applausi. Il solito Benigni insomma, quello che tutto il mondo ci invidia.

Nel frattempo, fuori dal teatro, una delegazione del Popolo Viola canta 'Bella ciao', esclusa dalla lista dei brani dedicati ai 150 anni, e qualcuno porta avanti la polemica per il cachet dell’attore toscano. Si parla di un compenso che si aggira attorno ai 200 mila euro, con la Lega che si chiede dove siano i cassaintegrati e i ricercatori in questo caso.

Ciononostante Masi reputa un “risultato straordinario” il 50,23% dello share registrato nella prima parte (20:40-23:21) che permette una media ponderata della serata di 12 milioni 363 mila spettatori pari al 50.90%.

Del lungo monologo traiamo due concetti che, sebbene semplici e forse fuori dal discorso generale, colpiscono lo spettatore come uno schiaffo in pieno volto: “Svegliatevi! Svegliamoci! L’unica maniera per realizzare i propri sogni e svegliarsi!” e “Siate felici e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità”.