Passo dello StelvioE' lo spettacolo della Natura e della montagna. Sono le conifere che lasciano il posto ai pascoli alpini, poi alle rocce scoscese solcate da cascate impetuose, quindi alle nevi eterne.Insomma: è il Passo dello Stelvio. Salirci significa addentrarsi in un mondo di colori e di odori forse unico. Salirci, in auto, in moto, e ancor di più in bici, significa provare un'emozione indescrivibile che ti provoca un tuffo al cuore e ti lascia senza respiro.Ecco. Se il Paradiso esiste davvero, non dev'essere molto diverso da quello che si vede da quassù. Quando ti affacci, e vedi quel serpentone lunghissimo che si avvolge su se stesso per più di quaranta volte ti sembra davvero incredibile che tra poco da lì arriveranno i corridori....e ti chiedi: ma davvero li fanno passare da qui? Davvero gli organizzatori del Giro sono così matti e crudeli da farli arrivare quassù dove l'aria è così rarefatta da farti sentire il respiro pesante? E invece sì: arriveranno fin quassù, ad un passo dal Paradiso. O meglio: qualcuno quassù potrebbe anche lanciarsi verso il Paradiso, mentre per altri oggi potrebbe essere una giornata d’Inferno. Chissà.Lo sapremo presto, penso mentre sul grande schermo posto vicino all'arrivo osservo i corridori che arrancano sul durissimo Passo del Mortirolo, che da qualche anno è ormai un totem storico e spesso decisivo del Giro, ma che in questa edizione appare quasi un viperotto di fronte alle enormi spire di quel serpentone che si chiama Stelvio. C'è una fuga in corso. La solita fuga del mattino, ma stavolta un po’ diversa dal solito. E sì perché dentro la fuga c’è gente tosta. Gente che potrebbe anche farcela a coronare il sogno, più o meno nascosto, di ogni ciclista fuggitivo: arrivare al traguardo. Gli uomini da tenere d’occhio nella fuga citata sono fondamentalmente tre. Il Basco Mikel Nieve, uno che in salita ci sa fare come quasi tutti i baschi. Damiano Cunego, già vincitore di un giro da ragazzino e poi evolutosi (o involutosi) in corridore da corse di un giorno, e comunque mai più in grado di avvicinarsi al sogno rosa. E infine tale Thomas De Gendt, venticinque anni di Saint Niklaas, Fiandre, terra di ciclisti e di ciclismo. Un tipo strano 'sto De Gendt. Uno che nessuno nota mai, ma che alla fine è sempre lì, nell'ombra a lottare per un piazzamento nella classifica generale che, tanto lo sanno bene tutti lui compreso, non andrà mai oltre il settimo-ottavo posto. E infatti, alla vigilia del tappone con Tonale, Aprica, Mortirolo e Stelvio, com'era messo il buon Tomasino di Fiandra in classifica? Ottavo, ovviamente. A 5'40” dalla maglia rosa Rodriguez. Pochi? Tanti? Dipende. Certamente, per gli uomini più attesi, per i leader della classifica erano tanti. E per questo all’inizio non si erano preoccupati troppo della presenza del Tomasino nella fuga. “Ma sì....tanto lo riprendiamo....” sembravano dire all'unisono i vari Rodriguez, Scarponi, Hesjedal. Insomma gli uomini più attesi.Ma a furia di “Ma sì tanto lo riprendiamo...” il vantaggio del buon Tomasino De Gendt e compagni continuava ad aumentare mentre il traguardo si avvicinava, Bormio era ormai alle spalle e lo Stelvio cominciava a farsi sentire sotto le ruote dei battistrada.Quando mancavano una dozzina di chilometri all'arrivo e le conifere lasciavano spazio ai pascoli, il buon Tomasino si alzava sui pedali, dava un accelerata e salutava la compagnia. “Ciao, ciao Damiano. Ciao, ciao Mikel. Io vi aspetto su, se mai. E voi la dietro? Pensate ancora di riprendermi? Lo pensate ancora adesso che il mio vantaggio supera i cinque minuti e sono ad un passo dalla conquista del mio Paradiso che si chiama non solo vittoria di tappa, ma anche maglia rosa?”Mancavano ormai cinque chilometri alla vetta e Tomasino dava l'impressione di essere riuscito a far saltare il banco: con una cavalcata leggendaria, degna degli eroi del passato, dava l'impressione di aver messo nel sacco tutti i “grandi capi” di questo giro, che stavano dietro e si controllavano apparentemente senza capire che il Giro stava esplodendo senza che loro facessero nulla per evitarlo. Mentre le poche bandiere fiamminghe presenti lungo il percorso sventolavano a festa, Thomas De Gendt stava per portare a termine un’impresa che lo avrebbe lanciato di diritto nella leggenda del ciclismo: far saltare il banco in un tappone mitico, recuperare oltre cinque minuti in classifica. Insomma: un sogno. Insomma il Paradiso. “Oh...ma che succede? Questo ci vuole fregare tutti...” iniziava a pensare il buon Hesjedal, che non è maglia rosa ma è come se lo fosse, visto che la crono di oggi a Milano gli permetterebbe di recuperare i pochi secondi che lo separano in classifica da Rodriguez.“Allora? Chi mi da una mano a riprendere questo pazzo?” sembrava chiedere ancora il Canadese.“Non ho gambe...” rispondeva Basso, mai così sincero.“Non tocca a me...” scuoteva la testa Scarponi, che aveva il compagno di squadra Cunego in fuga staccato di pochi secondi da Tomasino, e quindi in teoria ancora in grado di giocarsi la vittoria.“Io sono in rosa....ma domani me la prendi tu...quindi devi essere tu a darti da fare per riportarti sotto...” ribatteva invece Rodriguez.Allora Hesjedal capiva. Chinava il testone. Partiva all'inseguimento di Tomasino, che stava affrontando l'ultimo tratto della salita. Forse non il più duro come pendenze, ma reso terribile dall'altitudine e dalla fatica accumulata. Così il vantaggio di Tomasino il Fiammingosi riduceva. Il sogno rosa svaniva. Gli restava solo, si fa per dire, la vittoria parziale in questa epica tappa. Insomma: sfiorava il Paradiso con una mano, ma si fermava ad un passo da esso. Riuscendo comunque a scorgerne la bellezza assoluta. Tomasino vinceva davanti a Cunego, staccato di una cinquantina di secondi. Terzo Nieve.Applausi per tutti, ma per Tomasino un po’ di più.Dietro intanto, dopo un paio di tentativi di Scarponi, era Rodriguez a piazzare lo scatto che gli serviva ad incrementare di qualche secondo il vantaggio in classifica su Hesjedal, ora staccato di 30 secondi dalla maglia rosa nella generale.Staccatissimo (oltre un minuto) invece Basso, che di fatto diceva addio ad ogni velleità di podio: ecco, per lui lo Stelvio non è stato il Paradiso, ma l’inferno. Oggi il Giro si concluderà con una tappa a cronometro di trenta chilometri. Cosa potrà accadere? In teoria di tutto, visto che sulla carta ci sono ancora quattro corridori in grado di giocarsi la vittoria (Rodriguez, Hesjedal, Scarponi e De Gendt che con l'impresa di ieri ha scalato quattro posizioni in classifica ed ora è quarto a 2'18” dal leader Rodriguez).Ma in pratica? “Solo un miracolo potrà permettermi di mantenere questa maglia, che passerà sicuramente sulle spalle di Ryder molto più adatto di me nelle prove contro il tempo...” ha detto Rodriguez dopo l'arrivo. Ed ha aggiunto: “però a volte i miracoli possono anche accadere...”.Forse è vero. Ma probabilmente non oggi, quando con ogni probabilità applaudiremo il primo canadese in grado di vincere la corsa rosa.E il buon Tomasino, eroe dello Stelvio?Come detto, si è fermato ad un passo dal Paradiso. Ma oggi potrebbe comunque scalzare Scarponi dal terzo posto, conquistando il gradino più basso di un podio che rischia di essere tutto straniero. E noi tutti che pensavamo che quest’anno il Giro fosse una vicenda domestica tra Basso e Scarponi!Meno male che ogni tanto si sbaglia. Se no che gusto ci sarebbe?Come sempre, staremo a vedere. Certo è che questa incertezza sul nome del vincitore ci piace. Un casino. Altro che il Giro dell'anno scorso, che dopo una settimana avevi già capito che se lo sarebbe pappato Contador e che agli altri non sarebbero rimaste che le briciole, e neppure tante.Poi dovrei raccontare anche di Cavendish che si è fatto un mazzo così per superare le montagne ed arrivare a Milano con la maglia rossa della classifica a punti. E del fatto che la maglia stessa gli è stata sfilata da Rodriguez che doveva arrivare quarto per prendergliela, e come credete che sia arrivato lo Spagnolo? Quarto, appunto. Che delusione per il Campione del Mondo!E ancora dovrei raccontare dell'applauso che lo splendido pubblico del ciclismo ha dedicato al gruppetto degli ultimi, staccati di tre quarti d'ora dal vincitore. Questo è il ciclismo. Ma il tempo è poco. La crono si avvicina. E voglio godermi ancora qualche scampolo di questo Paradiso prima di scendere in città.ORDINE D'ARRIVO DELLA VENTESIMA TAPPA DA CALDES AL PASSO DELLO STELVIO:1. Thomas DE GENDT (Belgio) in 6h54'41”2. Damiano CUNEGO (Italia) a 56”3. Mikel NIEVE ITURALDE (Spagna) a 2'50”4. Joaquim RODRIGUEZ OLIVER (Spagna) a 3'22”5. Michele SCARPONI (Italia) a 3'34”6. Ryder HESJEDAL (Canada) a 3'36”7. John GADRET (Francia) a 4'29”8. Rigoberto URAN URAN (Colombia) a 4'53”9. Sergio Luis HENAO MONTOYA a 4'55”10. Ivan BASSO (Italia) a 4'55”CLASSIFICA GENERALE GIRO D'ITALIA DOPO LA TAPPA CALDES-PASSO DELLO STELVIO:1. Joaquim RODRIGUEZ OLIVER (Spagna) in 91h04'16”2. Ryder HESJEDAL (Canada) a 31”3. Michele SCARPONI (Italia) a 1'51”4. Thomas DE GENDT (Belgio) a 2'18”5. Ivan BASSO (Italia) a 3'18”6. Damiano CUNEGO (Italia) a 3'43”7. Rigoberto URAN URAN (Colombia) a 4'52”8. Domenico POZZOVIVO (Italia) a 5'47”9. Mikel NIEVE ITURALDE (Spagna) a 5'56”10. John GADRET (Francia) a 6'43”
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