La palla s’innalza, lui s’accascia. Il gioco si ferma, lui lentamente si rialza. La partita riparte, lui no… dopo qualche giorno si spegne. Perez Antonio Puerta, aveva 22 anni, giocava da difensore esterno, in Spagna, nel Siviglia, era un mancino, oggi è una vittima di un sinistro destino, fra due mesi sarebbe diventato padre. Da ieri corre da fermo nel delirante mondo dell’assenza, con la vita in fuori gioco. Il cuore ha tradito anche lui, come tanti altri atleti, troppi. La mente ritorna lentamente a Giuliano Taccola (1969) e Renato Curi (1977), anche loro fulminati sul campo, nel caso del romanista Taccola senza nemmeno giocare, così, fermo in panca. Strano… Strano, che uomini super controllati, monitorati, seguiti quotidianamente, giovani, dichiarati sanissimi da prestigiose équipes mediche eppure malati. Sarà una fatalità? L’autopsia lo accerterà. È necessario aumentare i controlli, avere il coraggio di bloccare gli atleti al minimo sospetto, non si può chiudere un occhio sulla possibilità di una morte. Venerdì si tornerà a giocare, gli spagnoli si contenderanno la supercoppa con il Milan, lo show deve continuare, ma sul palcoscenico mancherà un grande attore, Perez Antonio Puerta, quando la coppa si alzerà, il suo nome sarà scandito da tutti, avrà vinto anche lui….
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Addio Puerta
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