Un fatto curioso, che sfiora solamente lo sport, ma tocca da vicino molti che dello sport sono appassionati. Si tratta di una sentenza della Corte di Cassazione, che riguarda uno dei luoghi più diffusi nella nostra penisola: il “bar sport”. Il tutto nasce da due tifosi, uno della Juventus e uno del Milan (ma le squadre non hanno importanza, nel caso), e un episodio che definire “diverbio” sarebbe esagerato: a Portogruaro, appunto al “Bar dello Sport”, il primo ha bollato il secondo come jellatore, invitando un cliente a non avvicinarvisi poiché “i milanisti portano sfortuna” e allontanandolo aggiungendo “occhio che porta rogna”, gesto accompagnato da toccatine appropriata.
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Al Bar dello Sport, offesa libera
L’”offeso” ha portato il fatto davanti al Giudice di Pace, chiedendo la condanna per ingiuria nei confronti di chi lo aveva tanto vituperato. Ci sarebbe, in realtà, da sorridere e da catalogare il tutto come normale scaramuccia italica tra tifosi. Ed è proprio quello che il Giudice di Pace, prima, e la Cassazione, poi hanno fatto. La seconda, in particolare, ha concluso che le espressioni volgari possono essere accettate, per quanto “vivaci” o anche “grevi”, se pronunciate “nel commento di competizioni sportive”, laddove tale volgarità “non suscita riprovazione alcuna, poiché questo linguaggio è accettato come consueto veicolo del tifoso sportivo, ancorché costellato di frasi e gesti che apparirebbero oggettivamente offensivi”. Ma non al “bar dello sport”.
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