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Basta sceneggiate

di Andrea Ferrini Una volta si parlava di furbizia, di esperienza, anche di tattica, ma oramai è diventato un costume noioso e irritante.Se vogliamo dirla tutta il Brescia ci aveva già abituato a questo tipo di sceneggiate, ma ora non ha più...
Redazione Toro News

Una volta si parlava di furbizia, di esperienza, anche di tattica, ma oramai è diventato un costume noioso e irritante.

Se vogliamo dirla tutta il Brescia ci aveva già abituato a questo tipo di sceneggiate, ma ora non ha più senso parlare di squadre o di singoli giocatori. È l’abitudine di una nazione intera, che è stata esportata anche all’estero.

Perché è inutile negarlo: in Italia siamo maestri del “simulare un dolore indescrivibile dopo un calcetto o una spallata”. E sia chiaro, lo vediamo fare sempre anche dai calciatori in maglia granata, non copriamoci gli occhi con il salame.

Non siamo in pochi ad esserci ampiamente stufati delle continue interruzioni, delle corse della barella dalle quali dopo qualche secondo si alza un novello Lazzaro pronto a sgambettare come se non fosse successo nulla.

I casi sono due: o i medici delle squadre professioniste sono in realtà degli sciamani magici che con la sola imposizione delle mani riescono a far svanire anche i dolori più atroci, oppure il calciatore è quello che in gergo (edulcorato) si definisce “un’irritante e furba femminuccia”.

Di fronte a un’abitudine che ormai si è estesa anche ai campetti di provincia sarebbe bello mettere in atto qualche provvedimento finalizzato a limitare l’abuso di questa perdita di tempo tesa principalmente a sabotare ripartenze avversarie o situazioni pericolose.

Attualmente vige un’interpretazione troppo soggettiva su chi deve essere a fermare il gioco, se l’arbitro o il giocatore con la palla.

Sei dolorante a terra e hai bisogno della barella per uscire? Stai fuori almeno 3 minuti per riprenderti. Ti rialzi vispo e sano dopo aver urlato come una donna in sala parto? Ammonizione per simulazione. A voi la parola.