Il sasso nella stagno lo aveva lanciato l'ex difensore del Siena, Emanuele Pesoli, incatenatosi la scorsa settimana alla sede della Federazione, in via Gregorio Allegri a Roma. Una protesta decisamente sopra le righe, accompagnata da una sciopero della fame fino a che "giustizia non sarà fatta" e che qualche vertice della FIGC si palesi. Adesso, però, accanto a Pesoli ha preso posto Maurizio Nassi, ex anconetano e mantovano, in forza all'Alessandria. Motivazioni diverse, stessa protesta. Pesoli chiede un confronto coi suoi due grandi accusatori, Carobbio e Gervasoni; Nassi, invece, è stato tirato in ballo (e squalificato per 3 anni) per Ancona-Albinoleffe del 2009, quando vestiva la casacca dorica, ed Ancona-Mantova del 2010, quando invece giocava coi lombardi. L'attaccante chiede un incontro col procuratore federale, Stefano Palazzi, e col presidente della Federazione, Giancarlo Abete, il quale ha risposto all'appello tramite il direttore generale, Antonello Valentini, garantendo un incontro al rientro dalle ferie. "Nè Abete, nè la Federazione possono garantire un incontro con l'accusa, quella è una competenza della Procura Federale, organo totalmente autonomo", ha detto Valentini, rispondendo così alla richiesta dei due. Che tra qualche giorno, magari, potrebbero diventare tre, quattro o forse di più. Va in scena la protesta disperata degli incatenati. Professione: calciatori.
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Calcioscommesse, la protesta degli incatenati
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