1982 L'anno di....L'anno della prima doppietta Giro-Tour da parte del corridore bretone Bernard Hinault. Ci riuscirà nuovamente nel 1985. L'anno della morte sul circuito belga di Zolder del pilota canadese della Ferrari Gilles Villeneuve (8 maggio). Il campionato del mondo di Formula 1 viene vinto dal Finlandese Keke Rosberg. L'anno del trionfo di Saronni al Mondiale di Ciclismo di Goodwood. L'anno della prima vittoria, a soli 17 anni e 9 mesi, del tennista svedese Mats Wilander al Roland Garros di Parigi. Si ripeterà nel 1985 e nel 1988. L'anno della vittoria al Festival di Sanremo di Riccardo Fogli con “Storie di tutti i giorni” davanti ad Al Bano e Romina Power con “Felicità” e Drupi con “Soli”. Al Festival fa il proprio esordio un giovane modenese pressoché sconosciuto: si chiama Vasco Rossi e canta “Vado al Massimo”. L'anno della pubblicazione degli album: “Bravi Ragazzi” di Miguel Bosé; “Alexander Platz” di Milva; “Nebraska” di Bruce Springsteen; “Thriller” di Michael Jackson; “Vado al Massimo” di Vasco Rossi. L'anno dei film: “Conan il Barbaro” con Arnold Schwarzenegger; Rocky III e Rambo con Sylvester Stallone; “E.T. L'Extra Terrestre” di Steven Spielberg; “Blade Runner” di Ridley Scott con Harrison Ford. L'anno della formazione del secondo Governo Spadolini. Il politico Repubblicano è il primo Presidente del Consiglio italiano non appartenente alla Democrazia Cristiana. L'anno del conflitto tra Argentina e Inghilterra per il controllo delle Isole Falklands (o Malvinas). L'anno del massacro di Sabra e Chatila alla periferia di Beirut in Libano. L'anno del ritrovamento del cadavere del banchiere Roberto Calvi sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra. L'anno dell'uccisione, in un attentato mafioso a Palermo, del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa e della giovane moglie Emanuela Setti Carraro. L'anno della morte della Principessa di Monaco Grace Kelly in un incidente d'auto nei pressi di Montecarlo. L'anno della morte (10 novembre) del Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico Leonid Breznev. Gli succede Jurij Andropov. L'anno in cui il pentito di mafia Tommaso Buscetta avvia la collaborazione con la giustizia italiana.
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Campioni del Mondo!
L'anno di....
Sabato 5 giugno 1982. Colle del Sestrière.
“Vai Saronni.....forza Gibì....grande Bernard......e vai....vai Moser! Forza....forza tutti!!!”. Vai Moser? Ma se non l'ho mai potuto vedere ed ho sempre tifato per Saronni. Come faccio ad aver urlato vai Moser? Eppure, sulla strada, è tutto diverso. Quando ho visto il campione trentino passare a circa due minuti dai primi, con la maglia ciclamino ridotta ad uno straccio bagnato di sudore e la faccia che era l'immagine stessa della sofferenza, non ho potuto trattenermi. Forza tutti. Quando sei qui non puoi fare a meno che immedesimarti nella fatica dei corridori. E così ti ritrovi a lasciare a casa simpatie ed antipatie per questo o quel corridore e a tifare indistintamente per tutti. In particolare per gli ultimi. I gregari che ogni giorno fanno più fatica degli altri per aiutare il loro capitani. E che, quando la strada sale, si staccano inesorabilmente avendo come unico pensiero quello di arrivare al traguardo. E pazienza se non vincono mai. La vittoria del loro leader conta quanto un'affermazione personale. O almeno è quello che ti piace pensare quando ti ritrovi ad essere gregario.Mi hanno portato qui. Erano anni che papà me lo diceva. Da quando ho iniziato ad appassionarmi a questo sport unico e meraviglioso. “Prima o poi ti ci porto a vedere una tappa del Giro o del Tour....”. Ho atteso per anni ed eccomi qui con i miei ed un gruppo di amici. Abbiamo atteso per ore , il tutto per pochi minuti. Pochi minuti di rumori, colori e grande esaltazione. Poi di nuovo il silenzio. Giorni di fibrillazione, ore di attesa per pochi istanti. Questo è seguire le corse sulla strada. Ma per me è stato un momento unico. Ci voglio tornare. Voglio seguire altre tappe. Del Giro, del Tour. Voglio essere uno di loro, uno di quei giornalisti che strombazzano precedendo o seguendo con le macchine il passaggio dei corridori. Ecco cosa farò da grande! Anche se, quando lo dico, quasi tutti fanno una smorfia di disgusto. “E' una strada difficile, quella....ci vuole fortuna e ci vogliono conoscenze.....” Pazienza, penso. Ci riuscirò lo stesso, e, anche se non dovessi riuscirci, voglio comunque seguire tante corse in tutto il mondo. Questo voglio fare. Questo farò. Per la cronaca, la tappa, la mitica Cuneo – Pinerolo (quella, dice papà, della grande impresa di Coppi nel 1949), viene vinta dal mio idolo Beppe Saronni sulla maglia rosa Bernard Hinault. Ma a me importa abbastanza poco. Mi importa che oggi ho visto passare la fatica dei corridori. Ho capito il ciclismo. Ho capito lo sport.
Domenica 6 giugno 1982. Torino.
Bernard Hinault ha vinto il giro. Si sapeva da un po'. E' troppo forte e nessuno dei nostri corridori avrebbe potuto contrastarlo. Ha già vinto tre Tour e il Giro di due anni fa. E' stato Campione del Mondo a Sallanches nel 1980. Un vero fenomeno. Papà dice che gli ricorda un po' Merckx, il grande campione belga. Dice anche che solo la sfortuna gli ha impedito di conquistare Giro e Tour nello stesso anno come fanno i grandissimi.Sono in camera mia sdraiato sul letto. Ripenso alla corsa di ieri. Penso al Toro che ha vissuto una stagione difficile sotto la guida di Giacomini e si è salvato solo alla fine. Penso che ora abbiamo un nuovo presidente che farà grandi acquisti e saprà finalmente farci tornare grandi. Prendo l'album delle figurine che ha sulla copertina un calciatore in maglia gialla e pantaloncini rossi. Sono i colori della Spagna. Eh sì, perché tra una settimana esatta in Spagna iniziano i Mondiali. E io, che sto per finire la prima media, me li potrò seguire tutti, minuto per minuto, come già avevo fatto con gli Europei in Italia di due anni fa. Sfoglio le pagine. Ecco subito l'Italia. Tutti dicono che questa è una povera Italia. Un' Italia che, dopo la delusione degli ultimi Europei casalinghi, si è qualificata agevolmente per questi Mondiali (ho assistito anche a due partite di qualificazione qui a Torino contro la Jugoslavia e contro la Grecia), ma poi ha cominciato a fare pena. Nelle ultime tre amichevoli, abbiamo perso in Francia e in Germania Est e pareggiato con la Svizzera. L'allenatore è, come in Argentina quattro anni fa, Enzo Bearzot. E anche i giocatori sono più o meno gli stessi, compreso Paolo Rossi che è rientrato da una squalifica di due anni per una brutta vicenda di “calcio scommesse”. Gli esperti delle televisioni e dei giornali dicono che, anche se dovessimo passare il primo turno, sarà durissima andare oltre. Ci sono squadre molto più forti di noi che comunque siamo vecchi e scarsi di nostro. Malgrado tutto, Bearzot si dice ottimista. Ma tutti pensano che anche lui sia vecchio e un po' arteriosclerotico perché continua a chiamare sempre gli stessi giocatori, fregandosene delle critiche che vorrebbero per esempio Pruzzo o Beccalossi in Nazionale. Lui ascolta tutti e poi fa di testa sua. Vedremo se avrà ragione. In effetti, le rivali sono fortissime: basta sfogliare l'album. Ecco la Polonia, che sarà la nostra prima avversaria: in essa gioca il grande Boniek che presto passerà ai gobbi maledetti. Poi, continuando a girare le pagine dell'album, mi vengono i brividi. C'è la Germania campione d'Europa che potrà schierare quel fenomeno di Rummenigge che negli ultimi due anni ha vinto il pallone d'oro. Quindi l'Argentina che ha conquistato il titolo quattro anni fa e che ha più o meno gli stessi uomini, ma in più Diego Maradona (c'è anche il suo Vice, Patricio Hernandez che verrà a giocare da noi. Olè!). Tutti considerano Diego il miglior giocatore del mondo malgrado abbia solo ventidue anni. Ci sono poi la forte Inghilterra e c'è Francia dell'altro futuro gobbo Michel Platini. E la Spagna che, pur non avendo mai combinato un gran che ai mondiali, godrà del vantaggio di giocare in casa. Infine c'è il Brasile che schiera dei nomi che solo a pronunciarli mettono paura: Zico, Eder, Socrates, Falcao, Cerezo, Junior. Tutti fenomeni! Dicono che l'unico punto debole sia il portiere Valdir Perez, ma credo che questa squadra sia talmente forte da poter tranquillamente permettersi di giocare anche senza portiere. Vinceranno loro di sicuro. Mi sembra che solo la Germania e l'Argentina abbiano la possibilità di avvicinarsi a quei fenomeni. Sì! Hanno proprio ragione i giornali. Ci sono almeno sette o otto squadre più forti di noi. Ma il Mondiale sarà bello lo stesso, e io non vedo l'ora che cominci per potermi godere tutte le partite. Almeno quelle della prima fase perché poi andrò in campeggio con l'oratorio e lì mi sa che non ci sarà la televisione. Ma tanto l'Italia, a quel punto, sarà già stata eliminata.
Domenica 13 giugno 1982. Valli di Lanzo.
Calcio d'inizio e c'è subito una sorpresa: nella partita di inaugurazione, il Belgio si difende benissimo contro l'Argentina. E riparte in contropiede un po' come avevamo fatto noi quattro anni fa quando li avevamo battuti in casa loro con gol di Bettega. Finisce nello stesso identico modo: 1 a 0 per i Belgi con rete di Vandenberg al 62'. Gli Argentini pensavano di essere imbattibili e invece dovranno lottare per riuscire a qualificarsi a spese dell'Ungheria e di El Salvador. Vedo gli ultimi minuti della partita in montagna a casa di un amico e capisco che anche i Belgi, con la loro snervante “tattica del fuorigioco”, sono un'ottima squadra. D'altra parte, ce n'eravamo accorti due anni fa quando proprio loro ci avevano esclusi dalla finale degli Europei poi persa contro la Germania Ovest.
Lunedì 14 giugno 1982. Italia - Polonia.
Tocca a noi. Contro la Polonia. I giornali sono molto pessimisti e invece l'Italia gioca piuttosto bene ed ha diverse occasioni per passare in vantaggio: la più clamorosa a circa dieci minuti dal termine quando Tardelli riprende una respinta della difesa Polacca e tira a botta sicura. Il portiere Mlynarczyk è battuto, ma la traversa ci impedisce di esultare. La cosa positiva è che Zoff , alla sua centesima partita in Nazionale, non ha praticamente mai toccato palla. Inoltre, il pareggio con la Polonia ci può anche stare visto che le altre due squadre del girone, il Perù e l'esordiente Camerun, sono decisamente più deboli.Certo, la sera, quando scende in campo il Brasile, mi rendo conto che in questo mondiale si giocherà per il secondo posto. I verde-oro prendono gol al 34' con una papera pazzesca del portiere Valdir Perez su tiro del sovietico Bal, ma poi, nel secondo tempo, iniziano a macinare gioco (grandissimo il portiere Dassaev). Segna il Dottor Socrates al 75' e poi, nel finale, quel maestro del tiro da fuori che si chiama Eder. Tutti i Brasiliani sono maestri. Non avevo mai visto giocare così. E devo ammettere che anche l'Unione Sovietica è tosta con un portiere fenomenale e gente esperta come Shengelia e Blochin.
Mercoledì 16 giugno 1982.
Dopo la prima sorpresa nella partita inaugurale, eccone una molto più grande: la Germania Ovest le prende dall'Algeria per 2 a 1. Incredibile. Pazzesco. Avrei pensato che i fortissimi Tedeschi glie ne facessero 10 come ha fatto ieri l'Ungheria con El Salvador. E invece, dopo un primo tempo a reti inviolate, segna Madjer al 54'. Quindi pareggia Rummenigge al 67', ma è Belloumi a riportare in vantaggio gli Algerini un minuto dopo. E' proprio vero che il calcio sta cambiando e non ci sono più le squadre materasso di una volta. Ora, per i Tedeschi sarà davvero durissima visto che dovranno affrontare l'Austria e il Cile e rischiano davvero l'eliminazione.Intanto, l'Inghilterra batte la Francia per 3 a 1 e la Spagna fa una grandissima fatica a rimontare il gol iniziale dell'Honduras grazie ad un rigore generoso trasformato da Lopez Ufarte. Finora è proprio un Mondiale sorprendente.
Venerdì 18 giugno 1982. Italia – Perù.
All'improvviso, il giardinetto sotto casa mia pieno di bambini urlanti che giocano a pallone si svuota. Tutti a casa a vedere la partita dell'Italia che oggi affronta il Perù.Bella roba! L'inizio non è male e ci permette di passare in vantaggio al 19' con un magnifico tiro da fuori area di Bruno Conti. Nel primo tempo abbiamo altre occasioni per raddoppiare con Rossi (un fantasma, ma perché Bearzot insiste...) e con Scirea. Ma nella ripresa è notte fonda. Il pur modesto Perù ci schiaccia nella nostra area e ottiene il meritato pareggio ad una manciata di minuti dalla fine. Calcio di punizione di Diaz, palla deviata da Collovati nella nostra rete. Una pena. Un pianto.La sera vedo il Brasile che batte per 4 a 1 la Scozia e mi viene da piangere ancora di più. Quasi quasi cambio nazione e divento Brasiliano. Si può?
Sabato 19 giugno 1982.
La Polonia, come già aveva fatto il Perù, pareggia per 0 a 0 contro i camerunensi, che si rivelano più tosti di quanto si pensava. Il nostro appare come il girone più equilibrato e meno spettacolare del Mondiale. Intanto l'Argentina si riprende e vince 4 a 1 con l'Ungheria grazie anche alla doppietta di quel fenomeno di Maradona.
Domenica 20 giugno 1982.
Altro che favorita! Questa Spagna è proprio scarsa. Deve ringraziare solo gli arbitri che le permettono di battere la Jugoslavia grazie ad un rigore di Juanito che viene anche fatto ripetere dopo il primo errore di Lopez Ufarte.Intanto, l'Inghilterra batte la Cecoslovacchia ed è la terza squadra, dopo il Brasile ed il Belgio, a qualificarsi matematicamente per il turno successivo.La Germania si riprende e batte il Cile per 4 a 1 con una tripletta del grande Kalle Rummenigge.
Mercoledì 23 giugno 1982. Italia – Camerun.
Ieri la Polonia si è svegliata e ha seppellito il Perù con un umiliante 5 a 1. Ora a noi basta il pareggio contro il Camerun per qualificarci (abbiamo segnato un gol più di loro), mentre il primo posto è quasi sfumato perché dovremmo fare una valanga di reti (cosa che mi sembra molto improbabile).Dopo un primo tempo noioso, passiamo in vantaggio al 61' con un colpo di testa di Ciccio Graziani che sorprende il forte portiere N'Kono. Passa appena un minuto e gli Africani pareggiano con M'Bida che raccoglie un assist di Kunde. Fortunatamente il Camerun non ha la forza di segnare e finisce così. Passiamo il girone in maniera fortunosa. Ma la nostra storia a questi Mondiali termina qui, perché nel turno successivo saremo inseriti in un girone incredibile con Brasile ed Argentina. Una peggio dell'altra. Andrà in semifinale solo la prima del girone che, per quanto visto finora, sarà certamente il Brasile. L'obiettivo a questo punto sarà subire il minor numero di gol possibile per salvare la faccia.I giornali crocifiggono Bearzot che si ostina a far giocare quel bidone di Rossi che non ne azzecca una. Scrivono cose davvero cattive sui nostri che decidono di chiudersi in silenzio stampa.D'ora in poi con i giornalisti parlerà soltanto Capitan Zoff.
Venerdì 25 giugno 1982. Riassunto.
Delle ventiquattro squadre che si erano qualificate a questo mondiale e che erano state suddivise in sei gironi, ne sono rimaste dodici: Polonia e Italia (gruppo A), Germania e Austria (i Tedeschi hanno battuto per 1 a 0 gli Austriaci al termine di una partita scandalosamente concordata che ha determinato l'esclusione dell'Algeria dal gruppo B), Argentina e Belgio (gruppo C), Inghilterra e Francia (gruppo D), Irlanda del Nord e Spagna (nell'ultima partita gli Irlandesi hanno battuto gli spagnoli eliminando Jugoslavia e Honduras dal gruppo E), Brasile e Unione Sovietica (gruppo F).Ora, le nazionali rimaste saranno divise in quattro gironi da tre squadre. Le vincenti dei gironi andranno alle semifinali.I gruppi della seconda fase sono i seguenti: Polonia, Unione Sovietica e Belgio (gruppo 1); Germania Ovest, Inghilterra (che come il Brasile ha chiuso il primo turno a punteggio pieno) e Spagna (gruppo 2); Italia, Argentina e Brasile (gruppo 3); Francia, Austria e Irlanda del Nord (gruppo 4).L'Italia lascia la fresca città di Vigo, che si trova in Galizia al Nord Ovest della Spagna, e raggiunge una “caliente” Barcellona dove martedì prossimo, allo stadio Sarria, affronterà l'Argentina allenata ancora da Menotti, capitanata da Passarella e trascinata da Maradona che proprio nel Barcellona giocherà a partire dal prossimo campionato.
Martedì 29 giugno 1982. Italia – Argentina.
Non ce la faremo, ma io ci spero lo stesso. Non ce la faremo, ma vorrei almeno che uscissimo dal campo a testa alta. E poi l'Argentina ha dimostrato di non essere imbattibile. Ha già perso una volta e potrebbe perdere ancora. Quattro anni fa, ai Mondiali di casa loro, li abbiamo battuti anche se poi diventarono lo stesso campioni.Sarà Gentile, che alla vigilia del Mundial si è fatto crescere un paio di baffoni che forse hanno lo scopo di spaventare gli avversari, a prendersi cura di Maradona. Io sono certo che riuscirà non dico a fermarlo, ma almeno ad impedirgli di fare troppi danni.Non ce la faremo, ma verso le cinque meno un quarto, l'Oratorio si svuota. Tutti a casa a vedere la partita. Tutti a casa a soffrire e a sperare. Da noi, oltre a me ed ai miei, c'è un nostro vicino di casa “se fermiamo Martiradona siamo a posto” ripete. E sì, perché per lui il numero 10 dell'Argentina, forse in omaggio all'ex difensore del Cagliari campione d'Italia, si chiama Martiradona. E non c'è verso di ripetere il nome corretto per fargli capire che sbaglia. Quindi viva Gentile e abbasso Martiradona!Si capisce subito che tira un'altra aria rispetto al primo girone. Si capisce subito che l'Italia è un'altra cosa: più precisa e vogliosa. Gentile picchia il giusto e comunque abbastanza per innervosire Maradona (Martiradona) che si fa anche ammonire. I nostri si difendono bene nel primo tempo e ripartono in contropiede appena c'è la possibilità di farlo.Ma è nel secondo tempo che avviene la svolta: l'Argentina riduce pian piano la pressione, mentre l'Italia diventa sempre più pericolosa. E al 57', dopo un'azione splendida costruita da Conti ed Antognoni, va in gol Tardelli con un sinistro perfetto. Ma non è finita: dieci minuti dopo, lo stesso Tardelli lancia verso Rossi, tiro respinto da Fillol in uscita, palla a Conti che evita Fillol e Galvan e dà a Cabrini: sinistro secco e 2 a 0 per noi. Purtroppo non è finita perché l'Argentina non molla e va in gol all'83' con una punizione battuta a sorpresa da Passarella mentre Zoff sta piazzando la barriera. 2 a 1 che assicura una grande sofferenza finale, anche se l'Argentina resta in dieci per l'espulsione di Gallego. Abbiamo battuto i Campioni del Mondo. Allora non siamo così scarsi come vogliono farci credere. E adesso sono proprio curioso di vedere come va la prossima partita che vedrà l'Argentina affrontare il Brasile.
Mercoledì 30 giugno 1982.
Fino a pochi giorni fa, alla televisione, Biscardi diceva peste e corna dei nostri. Sosteneva che la nostra era la squadra peggiore del mondiale. Che dovevamo vergognarci. E lo stesso faceva la maggior parte dei quotidiani. Ora, un po' tutti cominciano ad avere dei dubbi. Certo l'Argentina aveva già dimostrato di non essere fenomenale, ma nessuno pensava seriamente che l'avremmo battuta. Certo il Brasile rimane più forte di noi e ci seppellirà sotto una valanga di gol eliminandoci. Ma insomma: pochi pensavano che sarebbe finita così.Bearzot e gli Azzurri iniziano a sorridere nascosti dai baffi di Gentile e del giovanissimo Bergomi (che ha diciott'anni ma ne dimostra almeno trenta). Ma tacciono. Parla sempre solo Zoff che non è certo un grande oratore.Intanto Germania e Inghilterra hanno pareggiato per 0 a 0, la Francia ha sconfitto l'Austria per 1 a 0 con gol di Genghini, e la Polonia ha distrutto il Belgio con una tripletta di Boniek.
Venerdì 2 luglio 1982.
Il Brasile batte per 3 a 1 l'Argentina con gol di Zico, Serginho e Junior. Serve a poco il gol nel finale di Ramon Diaz, futuro giocatore del Napoli. Maradona si fa addirittura espellere e chiude in modo inglorioso quello che, per gli esperti, avrebbe dovuto essere il Mondiale della sua definitiva consacrazione. L'Argentina torna a casa tra i fischi, mentre il Brasile diventa ancora più favorito per il passaggio del turno, visto che rispetto all'Italia può vantare una migliore differenza reti che gli permetterà di qualificarsi anche con un pareggio. Ma nessuno prende in considerazione l'idea che il Brasile in questo mondiale possa pareggiare una partita. Figuriamoci perderla. Quello che si augurano tutti è che l'Italia esca evitando di fare brutta figura, cioè senza prendere troppi gol. Io penso che il Brasile sia fortissimo, ma che non abbia una difesa impenetrabile. Per cui, qualche piccola possibilità ai nostri la voglio dare ancora.Certo sarà difficilissimo, ma non credo sia proprio impossibile.Intanto, la Germania Ovest, dopo un girone di qualificazione difficile, ha battuto per 2 a 1 la Spagna e ha messo una seria ipoteca sulla semifinale.
Domenica 4 luglio 1982.
Si parte. Proprio ora che i Mondiali erano arrivati al loro momento clou a me tocca di partire. Me ne vado in montagna con il gruppo dell'Oratorio, ovvero con tutti i miei migliori amici. Fino a qualche settimana fa ero tutto fiero e soddisfatto di partire per quella che è la mia prima esperienza lontano dalla mia famiglia. Ma ora rimpiango di essere seduto su questo pullman che, in un paio d'ore, ci porterà chissà dove sulle montagne cuneesi. Una cosa è certa: in quel posto dove stiamo andando non ci sarà di sicuro la televisione. Come farò senza il Mondiale? Mentre noi siamo in viaggio giocano la Francia (4 a 1 all'Irlanda del Nord) e la Polonia (0 a 0 con i Sovietici), ma soprattutto domani si disputerà Italia-Brasile. Io e il mio amico Massimo P. siamo quasi disperati e vorremmo scendere da questo pullman che ci porta lontani dal Mondiale. Dopo averli presi in giro per mesi, ora invidiamo tanto quei gobbi di Massimo D. e Antonio M. che hanno deciso di restarsene a casa. E' proprio vero che 'sti gobbi cadono sempre in piedi e hanno sempre ragione. Loro vedranno i Mondiali, e noi solo rocce e camosci. Intendiamoci: a me la montagna piace tanto, sicuramente molto più del mare. Ma questo non era proprio il momento di partire. Questo è il momento di Italia-Brasile, e proprio non c'è tempo per dedicarsi ad altre cose.
Lunedì 5 luglio 1982. San Giacomo di Entracque. Italia – Brasile.
Eccoci qui. Non capisco perché quando i “vecchi” dell'oratorio parlano di questo posto lo definiscono campeggio. Qui di tende o roba simile non c'è manco l'ombra. Ci sono invece due grosse case, con una cucina, un grande refettorio con tre lunghissimi tavoli, e diverse camerate.Nella casa più grande “abitiamo” noi ragazzi e io sono in camera col mio amico Luca M. (che aveva fatto le elementari con me), con Claudio F. e Paolo M. che abitano nel mio palazzo, con Flavio B. e con altra gente che conosco meno. Le ragazze stanno invece nella casa più piccola. Non c'è Cristina, la mia compagna di classe delle medie, con cui qualche mese fa mi ero scambiato un bacio per la prima volta in vita mia. Peccato. Pazienza. Tanto non mi piace più e magari troverò qualche altra ragazza con cui “limonare”.Ci dividono in squadre. Ogni squadra è capitanata da un “capo campo” che è un ragazzo più grande. Per tutta la settimana le quattro squadre si dovranno affrontare in una serie di giochi a punteggio. Un po' come accade ai “Giochi senza frontiere” che danno in Tv proprio nel periodo estivo.Il posto è bellissimo, ci sono quasi tutti i miei amici, di sicuro mi divertirò quassù. Ma c'è un grosso, grossissimo problema. Come prevedevo, qui di televisione non c'è manco l'ombra. Chissà dove deve andare un poveraccio che vuole vedere la partita di oggi. Massimo P. ed io ci guardiamo e ci capiamo al volo. D'altra parte, siamo quasi cresciuti insieme. E siamo tutti e due del Toro. Insomma, dobbiamo inventarci qualcosa per cercare di vedere questa benedetta partita. Decidiamo di avvicinare Ivan, uno dei capicampo. Anche lui è granata. Anche lui adora il calcio. Quando gli parliamo capisce subito.“L'unica possibilità per vedere la partita è scendere ad Entracque e cercare un bar ....” dice.“Quanto dista questo posto?” rispondiamo in coro Massimo P. ed io.“E' lunga....molto lunga da fare a piedi....penso una decina di chilometri almeno....ad andare non c'è problema perché è tutta discesa....il casino è al ritorno...e poi bisogna vedere se il Don ci lascia....” “Secondo me, se vieni tu, o qualcuno di voi grandi, lui non ci fa problemi....dai....chiediglielo....” afferma ora deciso Massimo P.Passano cinque minuti. Lunghissimi. Sono più o meno le due e non è che ci sia poi tanto tempo da perdere, visto che la partita inizia alle 5. Finalmente, vediamo Ivan tornare con un sorriso smagliante. “Ragazzi...preparatevi...il Don ha detto di sì....si scende....si va ad Entracque! E forza Azzurri!”Siamo in otto (su cinquanta e passa): pochi ma buoni. Gli altri hanno preferito rimanere alla base. Alcuni (specie le ragazze) non si interessano di calcio. Altri (la maggioranza) pensano che non abbia senso farsi venti chilometri a piedi per vedere una partita che sicuramente finirà con una sconfitta. Mi guardo attorno e vedo che tra noi non c'è neppure un gobbo. Probabilmente loro si muovono soltanto quando sono sicuri di vincere.Quando mancano dieci minuti alle cinque vediamo un bar. Entriamo. La proprietaria ci guarda come un eschimese guarderebbe un leone. Qualcuno chiede se ha la televisione. Niente. E' rotta, o non si sa. Dobbiamo cercare un altro posto e la signora non sa manco dove indirizzarci. Che essere inutile!Disperati, ci aggiriamo per il piccolo paese di montagna, quand'ecco che qualcuno intravede una scritta che per noi è sinonimo di salvezza. Sull'insegna c'è scritto “Bar Sport”. E' questo, è questo il posto che cercavamo!Alcuni pensionati con le carte da scopa in mano e il quartino di rosso sul tavolo ci osservano stupiti mentre prendiamo posto sulle poche sedie del locale. Dalla televisione accesa ci giungono le note degli inni nazionali. Eccoli lì i fenomeni brasiliani. Ed ecco i nostri con la giusta tensione di chi sa di non avere comunque nulla da perdere. Ecco Zoff. Ecco Tardelli. Ecco Rossi. Svegliati Rossi: adesso, oggi è il tuo momento. Potrebbe non essercene più un altro....
Cabrini....Roooossssi....finalmente! Un colpo di testa a tutti coloro che non credevano in lui. Siamo in vantaggio e sono passati solo cinque minuti. Si soffre. Si soffre, ma dura poco. Socrates infila Zoff e riporta la situazione in parità. Ora passerebbe il Brasile che riprende a danzare e a creare calcio con sicurezza. Ma ecco che pasticciano Cerezo e Leo Junior....Rossi...Rossi....2 a 1 per noi. Si soffre ma si va al riposo così. Un po' increduli ci guardiamo tra di noi: ce la possiamo fare. E' strano, è pazzesco ma ce la possiamo fare. I pensionati del bar hanno chiuso il loro mazzo di carte e attendono anche loro con impazienza che inizi il secondo tempo. Io ne approfitto per telefonare a casa. Per dire a mamma di stare tranquilla. Che tutto va bene e che i soldi che mi ha dato raccomandandosi cento volte di non perderli sono ancora al loro posto. Ma non possiamo parlare troppo. Il secondo tempo di questa partita pazzesca sta per cominciare. Il tempo passa...la qualificazione si avvicina....mancano poco più di venti minuti e cominciamo a crederci quando Junior tocca per Falçao. Tiro secco di sinistro. 2 a 2. E' finita, penso. Ora il Brasile dilaga e ci sotterra. E invece.....Rooooosssiiiii....sono tre.....e segniamo anche il quarto gol con Antognoni ma l'arbitro annulla ingiustamente per fuorigioco.Dai arbitro maledetto....dai che è fin....silenzio....colpo di testa di Eder....sono morto....siamo morti tutti. Ma c'è Zoff! San Dino!Finita! Finita! Finita! 3 a 2 per noi. Dal bar parte un urlo che viene sentito per tutta la valle. Abbiamo battuto il Brasile. La squadra più forte dell'Universo. L'Italia è in semifinale. L'Italia sarà campione del mondo!Lasciamo il bar di corsa. Di corsa a torso nudo e sventolando a mo di bandiere le nostre magliette facciamo tutta la strada che porta da Entracque a San Giacomo. Gli altri ragazzi del “campeggio” ci vengono incontro a loro volta di corsa abbracciandoci come se avessimo vinto qualcosa di importante.“Vincereeeeemooo....vincereeeemoooo....vinceremo il Mundiaaaallll....” cantiamo tutti in coro fino a tarda sera. Siamo soltanto in semifinale, ma tutti, proprio tutti, sappiamo che dopo aver battuto il Brasile niente e nessuno ci potrà mai fermare.
Martedì 6 luglio 1982.
Passo la notte svegliandomi di tanto in tanto a pensare che quello di ieri è stato soltanto un sogno. Ma la bandiera tricolore che penzola dal letto del mio vicino di branda mi conferma che è tutto vero.La sveglia suona presto quassù, mica come a casa che quando non vado a scuola posso dormire quanto voglio. Bisogna alzarsi, lavarsi, dare una mano a servire ai tavoli, pregare con tutti gli altri. Solo a quel punto, se non ti capita qualche altro servizio come quello sfigato di pulire i cessi, puoi cominciare a giocare.Scendo attendendo di vedere facce sorridenti e soddisfatte come la sera precedente. E invece ci sono soltanto musi lunghi. “Cosa è successo?” domando a qualcuno.“Pazzesco” mi rispondono “sembra che i nostri siano stati beccati positivi all'antidoping. Sembra che ci abbiano già dato partita persa e che abbiano deciso di non farci partecipare neppure ai prossimi mondiali....”Ecco. Lo sapevo. Non poteva essere reale. I nostri erano drogati. Ce ne torniamo a casa tra la vergogna generale. Era meglio perdere che fare questa figura. Ho voglia di piangere. Piango.Poi arriva il prete con i giornali. Non c'è scritto nulla. Magari non sono aggiornati. Accendiamo la vecchia radio. Nulla. Quella del doping era solo una balla. Non so chi l'abbia messa in giro, ma era una balla. Il campo riprende a sorridere, a festeggiare e a sentirsi campione del mondo.
Giovedì 8 luglio 1982. Semifinale.
Oggi è il giorno della semifinale. Ci tocca la Polonia di Boniek che però oggi non gioca perché è squalificato. Non ci sono più dubbi su come impegneremo il pomeriggio: scenderemo di nuovo a piedi verso Entracque. Come lunedì scorso. Ma con una sostanziale differenza: stavolta ci siamo proprio tutti. Ci siamo noi, gli eroi della volta scorsa che ormai conosciamo la strada. Ci sono gli scettici che ora ci credono, un po' come i giornali che sono diventati improvvisamente grandi fan della Nazionale. Ci sono anche le ragazze, che fino a qualche giorno fa non sapevano neppure se a calcio si giocasse con i piedi o con le mani.Il bar è pieno all'inverosimile. Siamo seduti uno sull'altro. In due per sedia. E per terra. E qualcuno anche in piedi. Rossi....Rossi.....dal bar si leva un urlo sovrumano! Siamo in finale!!!!E giocheremo domenica sera contro la Germania Ovest che intanto ha sconfitto la Francia di Platini al termine di una partita incredibile. I tempi regolamentari finiscono 1 a 1 e si va ai supplementari. La Francia si porta sul 3 a 1 con reti di Tresor e Giresse. Sembra fatta, ma i Tedeschi non si arrendono mai. Accorcia Rummenigge entrato da poco (era mezzo infortunato e per questo l'avevano tenuto in panchina) e pareggia Fisher. Ai rigori la spunta la Germania.Domenica sera niente bar di Entracque. E sì, perché domenica si lascia San Giacomo e si torna a casa. Peccato davvero non poter vedere la partita in quel bar che ha portato tanta fortuna alla nostra squadra. Ma sono certo che vinceremo lo stesso.
Domenica 11 luglio 1982. Periferia Nord di Torino. La finale.
Avevo lasciato Torino soltanto una settimana fa e la ritrovo completamente diversa. Non c'è casa, non c'è balcone da cui non sventoli una bandiera tricolore. C'è una grande atmosfera di festa. Siamo in finale e nessuno di noi se l'aspettava. Ma ora che ci siamo arrivati non c'è nessuno che non si dica convinto che oggi vinceremo. Stasera a Torino dovevano suonare i Rolling Stones e hanno deciso di farli esibire in anticipo per permettere a tutti di vedere la finale.Siamo a casa. Siamo in cinque. Oltre a me ed ai miei genitori, ci sono anche Roberta C. e il mio amico Massimo P. che erano entrambi su in campeggio. Neanche il tempo per pensare e le squadre sono già in campo. Suonano gli Inni e noi di scatto ci alziamo in piedi. Non ci siamo mai sentiti tanto fieri di essere Italiani come oggi.L'inizio è difficile. La Germania gioca bene e gli Azzurri sembrano contratti. Mi sa che oggi non ce la facciamo e che loro sono più forti di noi. “Rigoreeeee....” grida papà come un forsennato. L'arbitro Coelho (che tutti guardano con sospetto in quanto brasiliano) indica il dischetto: Conti è stato travolto da Briegel e l'Italia ha la grande occasione per passare in vantaggio. Il rigorista Antognoni oggi è assente. Ci prova Cabrini....“Noooooo....” da casa nostra parte un grido solo che si unisce con tutti i “noooo” lanciati dalle case e dalle strade del nostro paese. Sono passati soltanto ventiquattro minuti e tutti temiamo di aver perso l'occasione per entrare nella storia. Ma il secondo tempo ci smentisce. Ancora Rossi...poi Tardelli che corre e urla come un forsennato...poi Altobelli....in casa gridiamo e ci abbracciamo. Anche il nostro Presidente in tv saltella e sorride agitando le mani fregandosene del protocollo. In strada urlano e suonano i clacson. Segna Breitner ma per la Germania è troppo tardi.Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Lo grida la televisione, lo grida la gente che festeggia in strada. Lo grido io a squarciagola.
Lunedì 12 luglio 1982. Il giorno dopo.
E' passato un giorno dalla vittoria nella finale con la Germania. E' passata una settimana dal trionfo inatteso sul Brasile. La mia città, al pari di tutte le città d'Italia, è ricoperta di bandiere. I giornali, gli stessi che avevano subissato di critiche anche cattive i nostri ragazzi, ora li esaltano come dei semi dei.Mentre sull'aereo del Presidente della Repubblica i Campioni del Mondo, tra una partita di scopone e l'altra, riportano a casa la coppa, io riprendo il mio album delle figurine e riguardo le facce dei nostri e dei giocatori delle altre squadre. Le stesse che avevo osservato circa un mese fa.Tutto mi appare diverso, ora. I Brasiliani, i Tedeschi, gli Argentini, tutti quelli che mi facevano paura mi appaiono ora esattamente per quello che sono: dei calciatori e non dei mostri sacri da mitizzare. Li abbiamo battuti tutti. Siamo noi i mostri. Siamo noi i Campioni del Mondo!Io sono Campione del Mondo. E lo sarò per quattro anni. Quando al mare qualche Tedesco o qualche Francese mi prenderà in giro potrò tirar fuori la bandiera tricolore e la maglietta azzurra. E li vedrò allontanarsi a testa bassa. Perché nulla potrà mai cambiare il fatto che io, e non loro, sono Campione del Mondo!!!Penso che tra venti o trent'anni, quando sarò grande, ripenserò ancora a questi momenti e vorrò riviverli. E riviverli ancora. Per sempre. Ma ho paura che non sarà possibile. Anche se l'Italia dovesse un giorno ripetersi e tornare ad essere campione. Nulla potrà mai più essere così.
Venerdì 28 maggio 2010. Ventotto anni dopo.
Avevo quasi dodici anni ed ora mi avvicino inesorabilmente ai quaranta. Reduce dal Giro d'Italia dove ho seguito la cronoscalata di Plan de Corones (da quel lontano giorno di giugno la passione per il ciclismo si è impossessata di me e mi ha portato in giro per l'Italia e per la Francia a seguire le corse più importanti) sono qui che digito queste parole sul mio Pc. Alla mia destra, sul divano, c'è l'album delle figurine Panini di Spagna '82. Lo stesso di allora solo un po' ingiallito dal trascorrere del tempo. Lo sfoglio. Guardo le facce da uomini di tutti i giocatori. Mi soffermo sui volti dei nostri. I volti da antichi guerrieri di Zoff, Gentile, Scirea, Marini ed Oriali. I riccioloni di Collovati e Cabrini. Le fossette sul mento di Antognoni e Ciccio Graziani. I visi scavati di Tardelli e Rossi. Il naso schiacciato da pugile di Bearzot. Ci sono proprio tutti, anche quelli che a quel Mondiale non parteciparono come Pruzzo e Bettega. Eccoli lì, i Campioni del Mondo!Mi alzo. Tiro fuori da un cassetto l'album degli ultimi mondiali, quelli del 2006. Poi prendo quello dei prossimi che inizieranno tra un paio di settimane in Sud Africa.C'è scritto che quelli con la maglietta azzurra sono i Campioni del Mondo. Guardo le loro facce. La faccia del loro Mister. Non vedo nulla che somigli alle facce di quelli là. Non vedo nulla che mi somigli. Non vedo altro che gobbi con le facce da gobbi. Preferisco richiudere gli album nuovi e riprendere a sfogliare quello del 1982 continuando a seguire il sentiero dei miei ricordi. Mi diranno che sono nostalgico, che bisogna pensare al presente e al futuro e smetterla di guardare al passato. Ma non posso farci nulla se in queste facce io non riesco a riconoscermi. In Basso, Nibali ed Evans scorgo i profili familiari degli eredi di Moser, Saronni ed Hinault. Nel sudore dei gregari di adesso, rivedo quello dei gregari di allora. Ma nelle facce di Buffon, Cannavaro e Chiellini, non vedo nulla di Zoff, Gentile e Scirea (eppure sempre di gobbi si tratta). Così come osservando De Rossi e Gilardino non vedo nulla di Bruno Conti ed Antognoni.Per questo, quando si parla di Italia Campione del Mondo, io non riesco a pensare a quella di Berlino. Per me, l'ultimo mondiale vinto dagli Azzurri è, e resterà per sempre, quello mitico ed inatteso di quel lontanissimo luglio spagnolo del 1982.
CLASSIFICA FINALE CAMPIONATO DEL MONDO SPAGNA 1982:
1)ITALIA2)GERMANIA OVEST3)POLONIA4)FRANCIA
LA FINALE:
Madrid (Stadio “Santiago Bernabeu”)
Domenica 11 luglio 1982
Italia – Germania Ovest 3 – 1 (0 – 0)
Reti: 56' Rossi (I), 69' Tardelli (I), 80' Altobelli (I), 83' Breitner.
ITALIA (All. Enzo Bearzot): Zoff (cap.), Bergomi, Cabrini, Gentile, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (7' Altobelli, poi 89' Causio).
GERMANIA OVEST (All. Jupp Derwall): Schumacher, B. Forster, Briegel, Kaltz, K.H. Forster, Stielike, Littbarski, Dremmler (62' Hrubesch), Fischer, Breitner, Rummenigge (cap) (70' Muller).
ARBITRO: Arnaldo Cesar Coelho
SPETTATORI: 90.089
LA PARTITA DELLA LEGGENDA:
Barcellona (Stadio “Sarria”)
Lunedì 5 luglio 1982
Italia – Brasile 3 – 2 (2 – 1)
Reti: 5' Rossi, 12' Socrates, 25' Rossi, 68' Falcao, 74' Rossi
ITALIA (All. Enzo Bearzot): Zoff (cap.), Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati (34' Bergomi), Scirea, Conti, Tardelli (75' Marini), Rossi, Antognoni, Graziani.
BRASILE (All. Telé Santana): Valdir Perez, Leandro, Junior, Oscar, Luizinho, Toninho Cerezo, Falcao, Socrates (cap), Serginho (69' Paulo Isidoro), Zico, Eder.
ARBITRO: Abraham Klein (ISRAELE)
Spettatori: 44.000
LA ROSA DELL'ITALIA CAMPIONE DEL MONDO (con brevi profili):
Dino ZOFF (portiere, Juventus): 7 presenze, 6 reti subite. Nato a Mariano del Friuli il 28 febbraio del 1942. Esordì in Nazionale sotto la guida di Valcareggi agli Europei del 1968 conquistando da titolare il titolo di campione continentale. Nel 1970 venne relegato in panchina per lasciar spazio ad Albertosi, ma tornò titolare ai mondiali del 1974, del 1978 e soprattutto del 1982. In Spagna fu il capitano degli azzurri e risultò fondamentale soprattutto nella partita contro il Brasile con una parata fondamentale su colpo di testa di Eder nel finale. Dopo aver difeso la porta della Nazionale per 112 volte, lasciò gli azzurri nel 1983.
Ivano BORDON (portiere, Inter): 0 presenze. Nato a Marghera (Ve) il 13 aprile 1951. Esordì in Nazionale nel 1978 collezionando 22 presenze fino al 1985. In Spagna era il secondo portiere, ma non ci fu mai bisogno del suo contributo.
Giovanni GALLI (portiere, Fiorentina): 0 presenze. Nato a Pisa il 29 aprile 1958. Terzo portiere in Spagna, titolare nei successivi mondiali del Messico. Dopo aver difeso le porte della Fiorentina, del Milan e del Napoli, ha giocato nel Toro nella stagione 1993-94.
Antonio CABRINI (difensore, Juventus): 7 presenze, 1 rete. Nato a Cremona l'8 ottobre del 1957. Uno dei migliori terzini sinistri della storia del calcio italiano. Esordì in Nazionale il 2 giugno 1978 in occasione di Italia-Francia ai Mondiali d'Argentina. Giocò in Nazionale sino al 1987. Ai Mondiali di Spagna segnò il gol del raddoppio contro l'Argentina.
Fulvio COLLOVATI (difensore, Milan): 7 presenze, 0 reti. Nato a Teor (Ud) il 9 maggio 1957. Difensore centrale non potentissimo, ma sempre preciso. Vanta 50 presenze in Nazionale nella quale esordì il 24 febbraio 1979 (Italia – Olanda 3 a 0) per concludere in occasione di Italia – Corea del Sud ai Mondiali di Messico '86.
Gaetano SCIREA (difensore, Juventus): 7 presenze, 0 reti. Nato a Cernusco sul Naviglio il 25 maggio 1953 e morto a Babsk (Polonia) il 3 settembre 1989. Fece il suo esordio in Nazionale il 30 dicembre 1974 (Italia-Grecia 3-2). Fu sempre presente sia ai Mondiali di Argentina, sia a quelli di Spagna, sia a quelli del Messico dove fu capitano degli azzurri dopo l'abbandono di Zoff. Disputò proprio ai Mondiali del Messico la sua ultima partita in azzurro, lasciando il posto di libero nelle mani di Franco Baresi.
Claudio GENTILE (difensore, Juventus): 6 presenze, 0 reti. Nato a Tripoli il 27 settembre del 1953. Con le sue spietate marcature ai danni di Maradona e di Zico, si conquistò la fama di miglior terzino “marcatore” del mondo. Durante i mondiali di Spagna saltò per squalifica la semifinale contro la Polonia nella quale fu sostituito da Bergomi. Vanta 71 presenze in Nazionale dal 1975 al 1984.
Giuseppe BERGOMI (difensore, Inter): 3 presenze, 0 reti. Nato a Milano il 22 dicembre 1963. A soli diciotto anni fu protagonista in Spagna di prestazioni ottime contro Brasile (subentrò a Collovati), Polonia (sostituì Gentile) e Germania Ovest (in finale fu schierato al posto di Antognoni con Oriali più avanzato). Esordì in Nazionale il 18 aprile del 1982 contro la Germania Est e fu protagonista anche dei Mondiali del 1986 e del 1990 (come capitano azzurro). Dopo essere rimasto fuori sotto la gestione Sacchi ai mondiali del 1994, venne richiamato da Maldini nel 1998 a 7 anni dalla sua ultima partita in azzurro. Vanta 81 presenze e 6 gol in Nazionale.
Franco BARESI (difensore, Milan): 0 presenze. Nato a Travagliato (Bs) l'8 maggio 1960. Divenne campione del mondo senza aver ancora esordito in Nazionale, visto che la sua prima partita in azzurro avvenne il 4 dicembre 1982 (Italia-Romania 0-0). Non partecipò ai Mondiali di Messico 1986, mentre fu titolare inamovibile a Italia '90 e Usa '94. Vanta 81 presenze e un gol in Nazionale.
Pietro VIERCHOWOD (difensore, Fiorentina): 0 presenze. Nato a Calcinate (Bg) il 6 aprile 1959. Difensore completo di origini ucraine. Ha giocato 45 partite in Nazionale segnando 2 gol.
Marco TARDELLI (centrocampista, Juventus): 7 presenze, 2 reti. Nato a Capanne di Caregine (Lu) il 24 settembre 1954. Il suo urlo dopo il gol del 2 a 0 nella finale contro la Germania è passato alla storia come il simbolo dei mondiali vittoriosi. Ha collezionato 81 presenze in Nazionale segnando 6 reti. Esordì il 7 aprile del 1976 contro il Portogallo, disputando la sua ultima partita in azzurro il 25 settembre 1985. Fece parte della spedizione di Messico '86 ma non scese mai in campo.
Giancarlo ANTOGNONI (centrocampista, Fiorentina) : 6 presenze, 0 reti. Nato a Marsciano (Pg) il 1 aprile del 1954. Regista longilineo, elegante e dal tiro potente. Vanta 73 presenze e 7 reti in Nazionale. A causa di un infortunio causato da un duro intervento di Zmuda in semifinale, non poté scendere in campo nella finalissima.
Giampiero MARINI (centrocampista, Inter): 5 presenze, 0 reti. Nato a Lodi il 25 febbraio 1951. Vanta 20 presenze in Nazionale.
Gabriele ORIALI (centrocampista, Inter): 5 presenze, 0 reti. Nato a Como il 25 novembre 1952. Diga insostituibile del centrocampo, fu uno dei migliori in campo nella finale contro la Germania Ovest. Vanta 28 presenze e 1 gol in Nazionale.
Franco CAUSIO (centrocampista, Udinese): 2 presenze, 0 reti. Nato a Lecce il 1 febbraio 1982. Venne schierato nell'ultimo minuto della finalissima partecipando così alla festa. Esordì in Nazionale il 29 aprile del 1972 contro il Belgio e disputò la sua ultima partita contro Cipro nel febbraio del 1983 alle qualificazioni degli Europei del 1984. Vanta 63 presenze e 6 reti in azzurro.
Giuseppe DOSSENA (centrocampista, Torino): 0 presenze. Nato a Milano il 2 maggio del 1958. Cresciuto nella Primavera del Toro, giocò in prima squadra dal 1981 al 1987 quando passò all'Udinese e da qui alla Sampdoria dove si laureò campione d'Italia. Vanta 38 presenze ed 1 gol in Nazionale.
Bruno CONTI (attaccante, Roma): 7 presenze, 1 rete. Nato a Nettuno (Rm) il 13 marzo del 1955. Ala destra dal fisico minuto, ma dalla fantasia eccelsa e dal sinistro preciso e potente è stato probabilmente il miglior giocatore di tutto il mondiale spagnolo. Le sue sgroppate sulla fascia concluse spesso con un cross preciso per Paolo Rossi sono entrate nella leggenda del nostro calcio. Esordì in Nazionale nel 1980 e vi disputò 46 partite con 5 reti all'attivo, tra cui quella fondamentale contro il Perù nel girone di qualificazione.
Francesco GRAZIANI (attaccante, Fiorentina): 7 presenze, 1 rete. Nato a Subiaco (Rm) il 16 dicembre del 1952. In otto stagioni al Toro vanta 221 presenze e 97 gol, oltre allo scudetto del 1976. Fece il suo esordio in Nazionale il 19 aprile del 1975 contro la Polonia. Partecipò al campionato del Mondo del 1978, ma si vide soffiare il posto da Rossi alla vigilia del Mondiale. Nel 1982, anche a causa di un infortunio subito da Bettega, riuscì a riconquistare un posto da titolare al fianco di Rossi e segnò un gol importante contro il Camerun nella prima fase. A causa di un infortunio dovette lasciare il campo nella finalissima e fu sostituito da Altobelli. Vanta 64 presenze e 23 reti in Nazionale.
Paolo ROSSI (attaccante, Juventus): 7 presenze, 6 reti. Nato a Prato il 23 settembre del 1956. Fece il suo esordio in Nazionale giovanissimo nel dicembre del 1977 e fu una delle rivelazioni del Mondiale di Argentina segnando 3 gol (quell'anno si era laureato capocannoniere con 24 reti trascinando il suo Vicenza al secondo posto in campionato). Nel 1980 venne squalificato per la vicenda del “calcio scommesse” ma poté rientrare proprio alla vigilia dei mondiali di Spagna. Bearzot gli garantì un posto da titolare, malgrado la sua condizione di forma fosse alquanto precaria. E in effetti, per tutta la prima fase, fu di gran lunga il peggiore degli azzurri in campo. Ma nella partita col Brasile esplose letteralmente segnando una tripletta. Trascinò gli azzurri al successo anche nella semifinale contro la Polonia grazie a una doppietta. E aprì le marcature anche nella finale.Vanta 48 presenze e 20 reti in Nazionale.
Alessandro ALTOBELLI (attaccante, Inter): 3 presenze, 1 rete. Nato a Sonnino (Lt) il 28 novembre 1955. In Spagna rappresentava la prima punta di riserva e subentrò dopo pochi minuti nella finalissima a Graziani, segnando il terzo gol per la nostra Nazionale. Vanta 61 presenze e 25 reti nel periodo compreso tra il 1980 e il 1988.
Daniele MASSARO (attaccante, Fiorentina): 0 presenze. Nato a Monza il 23 maggio 1961. Esordì in Nazionale il 14 aprile del 1982, ma non venne mai schierato da Bearzot durante i mondiali. Fu invece uno dei protagonisti azzurri dei mondiali del 1994. Vanta 15 presenze e un gol in Nazionale.
Franco SELVAGGI (attaccante, Cagliari): 0 presenze. Nato a Pomarico (Mt) il 15 maggio 1953.Venne aggregato all'ultimo momento al gruppo azzurro, quando ci si rese conto che Bettega non avrebbe potuto far parte della spedizione spagnola. In Nazionale vanta soltanto 3 presenze.Dopo i mondiali venne ingaggiato dal Toro, dove giocò per due stagioni segnando 15 gol.
COMMISSARIO TECNICO: Enzo BEARZOT. Nato ad Aiello del Friuli (Ud) il 26 settembre 1927. Da calciatore aveva giocato nel Pro Gorizia, nell'Inter, nel Catania e soprattutto nel Toro (dal 1954 al 1956 e dal 1957 al 1964) dove collezionò ben 229 presenze. Terminata la carriera da giocatore, entrò nei quadri federali e arrivò alla direzione tecnica della Nazionale azzurra nel 1975 prima in affiancamento a Fulvio Bernardini e poi (dal 1977) come Commissario Unico.Dopo l'ottima figura ai Mondiali del 1978 in Argentina, la sua Italia giunse a quelli di Spagna accompagnata da molte polemiche soprattutto per l'insistenza nella scelta di alcuni giocatori come ad esempio Paolo Rossi.Il tecnico friulano ebbe ragione e tutti coloro che lo avevano criticato dovettero tornare clamorosamente sui loro passi. Lasciò la Nazionale dopo il fallimento della spedizione azzurra ai Mondiali del 1986 in Messico.
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