Lo sapevamo; ce l’eravamo chiesti, e c’eravamo anche risposti, marzullescamente. Cosa spinge un imprenditore ad investire? Non certo l’amore, né per una persona né per una squadra di calcio. Tanto più quando, come nel caso di cui andiamo ora a dare conto, l’uomo in questione è romano e la squadra è il Torino, e ben poco li lega.Dunque, ad attirare nel capoluogo sabaudo Ettore Forieri (foto) è proprio, come avevamo detto, la possibilità di aprire una sede in riva al Po, una sede della sua Data Management.
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Chiamparino incontra Forieri, ma c’è altro
L’incontro con Chiamparino è stato cordiale. Ma ai tifosi del Toro, presi in giro per dieci anni da promesse, progetti e plastici, questo interessa poco: vogliono sapere qualcosa di concreto. Dunque? Dunque, nulla di concreto è uscito dal vertice. Questo si sappia. Ma forse non avrebbe nemmeno potuto: il primo contatto è servito a conoscersi e a fare le prime valutazioni di massima. Quelle del sindaco sono “assolutamente positive”, ma ci troviamo sempre a livello di parole; cosa ha chiesto Chiamparino? “L’ingresso nella Fondazione”. Basta che il tutto non si fermi qui, all’iscrizione di un altro nome nell’elenco di un organismo che ha prodotto, in dieci anni, esattamente quanto gli altri, cioè niente.
Forieri, per lo meno, guadagna punti in serietà esordendo con un “non voglio illudere nessuno”. Ha capito subito che i problemi riguardano specialmente “leggi, normative, ipoteche, piano regolatore”. Ci prova, il 67enne romano, ad addurre motivazioni quasi di cuore alla sua scelta: “Me ne parlano gli amici, mi sono chiesto perché non risolvere la situazione, non capisco perché non si debba potere”; ma la realtà è quella detta sopra, ossia la possibilità di espandere in Torino i propri affari. Motivazione più che legittima. Ma parliamo di numeri: 7 sono i milioni che si è dichiarato ad immettere per la ricostruzione. Basterebbero? Senz’altro. Se uniamo anche la cifra messa a disposizione dal Comune più quello che metterebbe Cairo, la richiesta è ampiamente coperta.
E parliamo di tempi: lunghi, lo sappiamo, lo ribadiamo. Forieri è stato onesto anche su questo punto: deve “capire”, e come dargli torto, poveretto, in mezzo alle problematiche (tutte politiche) incrociate che gravano sul Fila. “Tre mesi per capire”, dice. Quest’Estate, inoltre, la querelle tra Fisco e Città di Torino, relativa proprio alla soluzione del problema-ipoteche, si risolverà con la sentenza del tribunale. Ma, quand’anche questa risultasse favorevole al Comune, e fosse valutata come sufficiente la cifra messa sul piatto, senz’altro l’Agenzia delle Entrate farebbe ricorso. Allungando i tempi in maniera indefinita.
Il fatto, poi, che il sindaco parli di un capitale “tagliato” rispetto a quello dichiarato fino a ieri, non aiuta; anche perché Urbano Cairo ha sempre detto che, da parte sua, avrebbe investito lo stesso identico ammontare messo a disposizione dal Comune, dunque il “taglio” diventa doppio. E, infine, l’ultimo ostacolo, che nella mente dei tifosi è però il primo, da sempre, per ogni aspirazione granata: stavolta il suo nome si può dire a chiare lettere, FIAT. L’azienda automobilistica, che aveva rilevato "a gratis" la Ergom di Cimminelli, si trova così titolare dei fondi, quei 3,5 milioni, che il Comune aveva messo a disposizione per l’area. E sta "creando degli ostacoli", per usare le parole di Sergio Chiamparino, perché non vuole che quei soldi vengano usati per il Filadelfia.Nella migliore delle ipotesi, i tempi saranno biblici; nella peggiore, infiniti.
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