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Ci sono immagini senza tempo. Emozioni che a distanza di anni rimangono intatte, commuovono e appassionano. Tra queste sicuramente la volata da brividi di Pietro Mennea a Mosca 1980. 200 metri per entrare nella storia e vincere l'oro. La Freccia del sud è scomparso oggi a 60 anni. BANDIERE A MEZZ'ASTA – A lungo l'atleta italiano, tra i più conosciuti al mondo, calcò le piste della Sisport, società in cui militò per diversi anni. E in suo omaggio, al centro sportivo torinese sono state esposte le bandiere a mezz'asta. Un saluto a un campione di sport e di vita che ha regalato all’Italia sorrisi, gioia ed emozioni. Anche la società granata si è unita al cordoglio per la scomparsa del velocista di Barletta. RECORD E ORO – 19''72. Nel 1979 il mondo conobbe il nome dell’uomo che per 17 anni rimase il più veloce al mondo sui 200 metri. A Città del Messico Mennea entrò trionfante nella storia, registrando alle Universiadi del 1979 il record del mondo. Un tempo per molti irraggiungibile, fino all’avvento di Michael Johnson e del suo 19''66. ESEMPIO SPORTIVO – Plurilaureato (Scienze Politiche, Giurisprudenza, Scienze dell’educazione motoria e Lettere), la Freccia del Sud non fu solo un atleta di livello internazionale ma un esempio da seguire. Battagliero e determinato, fu la dimostrazione vivente che sacrifici e fatiche alla fine vengono ripagati. E il suo desiderio di vittoria non si spense anche dopo aver lasciato le piste: nel suo libro Inseguendo Bolt, tra il serio e il faceto affermò che avrebbe potuto anche battere il campione giamaicano. Poi comuque incoronò Usain come "il velocista più grande di sempre" e consigliando però più morigeratezza ( "Meno ragazze e più sudore, meno bollicine e più acqua naturale" scrisse Mennea a Bolt). Si batté contro il doping, l’esatto opposto della sua filosofia sportiva e delle sue scelte di vita. Mennea mancherà allo sport italiano e non solo.
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