Ha dell'incredibile la feroce contestazione che il Genoa ha subito questo pomeriggio a Marassi, quando una frangia di tifosi è irrotta nelle tribune sotto le quali vi era l'accesso degli spogliatoi intorno al 10' della ripresa. La squadra, infatti, stava subendo il pesante parziale di 4-0 contro il Siena, in un incontro fondamentale per la salvezza delle due squadre.
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Clamoroso a Genova: ”Via la maglia o non uscite!”
L'irruzione, si diceva, è stata massiccia e si è da subito fatta notare per lancio di oggetti, fumogeni e petardi in campo. La partita è stata immediatamente sospesa, ma non è stato permesso, da questi tifosi, l'ingresso negli spogliatoi da parte di spaventatissimi giocatori. I capi ultras rossoblu, infatti, volevano parlare con Marco Rossi, capitano genoano, per costringere i giocatori a gettare la maglia in campo, consegnarla a loro, e poter soltanto così rientrare nello spogliatoio.
Vani i tentativi di Preziosi, sceso in campo, di provare a calmare le acque. Ci ha provato, e con discreto successo, invece, Giuseppe Sculli che, in lacrime (come anche Mesto), non ha voluto assolutamente togliersi la casacca ed è anzi andato a parlare con i tifosi aggrappati alle balaustre dello stadio.
Marco Rossi, che aveva già raccolto le maglie degli altri compagni e già si stava accingendo a portarle ai tifosi, è tornato indietro per riconsegnarle. La partita, infatti, potrebbe anche riprendere, anche se la situazione resta in costante evoluzione. Un altro episodio di estrema tensione, quest'oggi, ha scosso il mondo del calcio italiano.
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Fitto e nerovsissimo colloquio tra i tifosi del Genoa e Sebastian Frey. Il Siena però torna a fare il suo ingresso in campo per riprendere dal 10' sul risultato di 0-4 per la formazione di Sannino. La tregua è sancita, ma è difficile ipotizzare quello che potrebbe accadere al termine della gara.
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Durissime le parole di Giancarlo Abete, al termine della gara: "E' stato un gravissimo errore togliersi la maglia. Automaticamente significava la resa ai violenti che spero vengano presto identificati e cacciati dallo stadio. Si è trattato di un episodio gravissimo, ne approfondirà sia la polizia per una questione di ordine pubblico, sia la giustizia sportiva per quanto riguarda un'eventuale squalifica del campo, ma il messaggio di resa è ancor più stigmatizzabile: non ci possiamo chinare di fronte a chi non ama il calcio".
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