Le maledizioni, si sa, sono dure a morire. E le Olimpiadi, per il Brasile del calcio, lo sono. I verdeoro non riescono a sfatare il tabù e perdono la finale olimpica contro il Messico per 2-1. E dire che gli uomini di Menezes erano i logici e naturali favoriti della gara che assegnava l'oro olimpico, unico alloro che mancava ad una bacheca nella quale trovano posto cinque titoli mondiali e un'infinità di Coppe America. Il Messico operaio però ha fatto capire subito la musica, già al primo minuto, con l'hombre del partido, Peralta, a gonfiare la rete: retropassaggio killer di Rafael con Fabian che serve il match-winner, la cui conclusione non sembra irresistibile ma Gabriel non c'arriva. 1-0 in un amen. Non ci vuole molto a capire che qualcosa non va nel Brasile, soprattutto dietro, con Thiago Silva alla peggior gara del torneo. La squadra di Menezes prova a scrollarsi di dosso la confusione (e la tensione) ma le poche trame utili, scaturite sempre da giocate personali, non vengono mai concretizzate dai vari Neymar (male), Leandro Damiao e Oscar. La ripresa inizia con la pressione brasiliana, mentre i centroamericani iniziano a picchiare come fabbri. Fioccano i gialli, ma non i pericoli verso la porta. Anzi, e' proprio la tricolor a trovare il 2-0, ancora con Peralta, imbeccato dal piazzato di Fabian. Nel finale la rete di Hulk per l'1-2 al 91' ed una clamorosa occasione fallita da Oscar di testa al 92'. Giusto così, il Messico operaio non meritava la beffa. Il Brasile, invece, alla prima missione in prospettiva mondiale 2014, dovrà migliorare molto se vorrà centrare il sesto titolo tra due anni: reparti scollegati, difesa disattenta, centrocampo e attacco basati sull'individualità secondo la peggior tradizione brasiliana. Ma pure una quantità impressionante di talento. C'è tanto da lavorare e molto da perdere. Proprio come all'Olimpiade...
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