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Con il pazzo Bielsa il Marsiglia è tornato a vincere

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Tackle / La rubrica di Jacopo Di Miceli
Redazione Toro News

Ever Demaldé, ventisettenne argentino, possiede un negozio di alimentari a Mendoza. La sua passione più grande, però, non sono le verdure, ma il calcio. Nel tempo libero allena le squadre giovanili locali e prende appunti sul suo mito, Marcelo Bielsa. Un giorno, Ever decide di scrivere una lettera al suo maestro in cui gli espone la sua visione del calcio. Vuoi mai che Bielsa decida di prenderla in considerazione, d'altronde non per niente lo chiamano El Loco, il pazzo. Dopo sette mesi, Bielsa telefona a Ever e lo invita a Rosario per seguire un corso intensivo con il suo staff. Ora l'ex droghiere di Mendoza è uno degli osservatori dell'Olympique Marsiglia.

Questo è Bielsa, un filosofo del pallone irascibile, perfezionista e meravigliosamente irrazionale, a cui hanno già intitolato uno stadio nella sua Rosario, quello del Newell's Old Boys, la squadra che all'inizio degli anni '90 trascinò al primo posto nei tornei di Apertura e Clausura e poi fino alla finale di Copa Libertadores, poi persa contro il San Paolo. In quel Newell's giocavano degli imberbi Sensini, Balbo e Batistuta, scoperti nelle giovanili dallo stesso Bielsa durante delle folli sessioni di allenamento: El Loco si appostava sugli alberi carico di fogli per gli appunti per poterne studiare meglio i movimenti.

Se non avete presente il personaggio, pensate a uno Zeman vincente. Grazie a lui, infatti, il decaduto e indebitato Marsiglia – l'anno scorso eliminato con zero punti dalla Champions e poi scivolato al 6° posto in Ligue 1, fuori dalla zona Europa – ha conquistato 7 vittorie consecutive e adesso è primo in classifica, con un vantaggio di 7 punti sugli sceicchi parigini, terzi, e di 4 sul Bordeaux, secondo.

Eppure l'avvio della stagione marsigliese non era stato promettente, non solo a causa dei risultati (un pari e una sconfitta nelle prime due uscite). Il 4 settembre Bielsa si era infuriato con il presidente Labrune a causa della gestione del mercato: «Aveva preso degli impegni e non li ha mantenuti», lo ha accusato. E poi: «Ha mentito presentandomi un progetto che non può realizzare». L'Olympique è infatti più o meno lo stesso della precedente e fallimentare stagione, ma con un Valbuena in meno, ceduto alla Dinamo Mosca per far cassa. Oltre a lui sono partiti anche il centrale Lucas Mendes, Jordan Ayew e Amalfitano. Al loro posto non sono arrivati né i fedelissimi cileni di Bielsa Isla, Medel e Jara, allenati in Nazionale, né Ocampos o Stambouli, espressamente richiesti dall'allenatore, ma Alessadrini, Barrada, Batshuayi (non certo degli scarponi, comunque) e il difensore brasiliano Doria, che pur essendo oggetto dei desideri di molte squadre europee, Bielsa ha retrocesso in primavera. «Di Doria ho saputo quando l'ho visto alla Commanderie, mentre stava facendo le visite mediche», ha spiegato El Loco.

Tuttavia, nonostante le difficoltà, Bielsa ha rivitalizzato la squadra, persino Gignac, bomber con il vizio del cibo spazzatura, che, grazie agli sfiancanti allenamenti dell'argentino (dateci un'occhiata su Youtube), ha perso otto chili e segnato nove gol, diventando capocannoniere. Bielsa è un fanatico dei dettagli, al limite dell'ossessivo. Si dice che, prima di una partita con lo Schalke 04, ai tempi dell'Athletic Bilbao, abbia visionato più di quaranta filmati della squadra tedesca, o che abbia inventato ventisei modi diversi per battere una rimessa laterale. A Marsiglia si è fatto consegnare un mazzo di chiavi personale del centro di allenamento, non solo perché ha una concezione della segretezza che farebbe impallidire la Cia, ma anche perché così ha la possibilità di dormire la notte sul posto di lavoro. Saranno contenti la moglie e i figli, che, secondo la leggenda, Bielsa sveglia periodicamente alle ore piccole perché provino in giardino le sue nuove intuizioni tattiche.

Lo schieramento tipo del Loco è un innovativo 3-3-3-1, quest'anno poi modificato in un fluido e iperoffensivo 4-2-3-1 con i terzini che, nella fase di attacco, avanzano oltre la linea di centrocampo e il mediano Romao che, in compenso, arretra di qualche metro in copertura. Al di là dei moduli, comunque, l'idea di calcio di Bielsa, da cui moltissimo ha attinto Pep Guardiola, è semplice: «Non esiste un solo motivo, neppure uno, perché un giocatore in campo stia fermo».