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Confederations’ Cup, il torneo degli sceicchi trasformato dalla FIFA

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Tra pochi giorni, per la precisione il 16 giugno, la Nazionale di Cesare Prandelli esordirà contro il Messico nella Confederations Cup 2013. Un torneo, in realtà, la cui importanza è molto relativa e per il quale neanche...
Andrea Viscardi

Tra pochi giorni, per la precisione il 16 giugno, la Nazionale di Cesare Prandelli esordirà contro il Messico nella Confederations Cup 2013. Un torneo, in realtà, la cui importanza è molto relativa e per il quale neanche l'impegno della FIFA  è riuscito a fare molto.

 

COPPA RE FAHD - La competizione nacque infatti con il nome di Coppa re Fahd - quinto re dell'Arabia Saudita morto nel 2005. Questi, esattamente ventuno anni fa, organizzò la prima edizione: era sostanzialmente un torneo amichevole su invito, creato per portare un po' di calcio in una zona dove, nonostante la passione crescente per questo sport, difficilmente si poteva assistere a spettacoli di un certo livello. Un torneo secondario dunque, anzi, assolutamente marginale. A conferma, nella prima edizione, furono quattro le nazioni ad accettare la partecipazione, e solo una di una certa importanza: l'Argentina. Insieme allo stato sud americano vi erano poi l'Arabia Saudita, gli Stati Uniti e la Costa d'Avorio. Declinarono, invece, Australia, Danimarca e soprattutto Germania. Inutile dire il vincitore, considerando alcuni nomi presenti nella nazionale bianco azzurra: Simeone, Batistuta, Redondo  e Caniggia.

 

LA SVOLTA - Nel 1997 la FIFA di Blatter ottiene la gestione della Confederations Cup, che diviene internazionale, itinerante e a cadenza biennale. Il primo passo fu quello di cercare di dare caratura maggiore all'evento, rendendolo un torneo ad otto squadre, rispettivamente la vincitrice del Campionato Mondiale, della Coppa America, della CONCACAF Gold Cup, della Coppa d'Africa, della Coppa delle Nazioni Oceaniane, della Coppa d'Asia e, naturalmente, dell'Europeo a cui,sarebbe andata aggiungendosi la nazione ospitante di turno. Un'operazione tesa a fare di questa manifestazione il secondo torneo mondiale di calcio dopo la Coppa del Mondo, creando un altro focus di attenzione e di business intorno al pianeta del pallone.

 

FALLIMENTO? - Le cose però non vanno sempre come si spera. Sin dall'edizione del 1999 - anno in cui i Campioni del Mondo francesi declinano l'invito - è evidente quanto la Confederations Cup sia in realtà un mezzo flop. Il pubblico riserva un'accoglienza mite, per non dire indifferente. Così, a partire dall'edizione del 2005, la cadenza diviene quadriennale, nel tentativo di attirare l'attenzione degli sportivi e accomunare l'evento ai Mondiali. I risultati, però, continuano a scarseggiare.  Quanti di voi ricordano la Confederations Cup organizzata in Sud Africa nel 2009 e la partecipazione italiana? L'evento FIFA, insomma, ha sempre rappresentato nulla di più che una prova generale per i Mondiali. La prassi vuole venga organizzato proprio nel Paese in cui si terrà la massima competizione calcistica l'anno successivo.

 

NO AD OGBONNA, SI A CERCI - L'Italia parteciperà, in quanto finalista dell'Europeo 2012. La Spagna è infatti invitata perché vincitrice dei Mondiali 2010, lasciando così spazio agli azzurri. Insieme a loro Brasile, Messico e Giappone nel girone italiano, Tahiti, Uruguay e Nigeria in quello spagnolo. Ieri Cesare Prandelli ha deciso i 23 convocati, escludendo all'ultimo Angelo Ogbonna e preferendo Astori. Confermata invece la convocazione di Alessio Cerci. Pochi i volti nuovi rispetto all'Europeo 2012, Candreva, De Sciglio e El Sharaawy. Da segnalare anche il ritorno di Alberto Gilardino. Inutile dire come la sfida più attesa sia quella contro i verde oro di Neymar.

A tutti gli appassionati di calcio non resta che attendere una decina di giorni. In fondo, anche se si tratta di un evento di scarsa importanza, a noi calciofili è sufficiente osservare la magia di un pallone rotolare per il campo. Figuriamoci poter vedere un Italia-Brasile che non sia un amichevole, occasione avuta solo una volta da quella maledetta finale del 1994. Per tutti gli altri, forse, non è l'evento più coinvolgente per avvicinarsi al mondo del Pallone.Andrea Viscardi