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Eto’o in Russia (anche) per aiutare l’Africa

Edoardo Blandino
 di Edoardo BlandinoI soldi potranno non fare la felicità, ma di certi aiutano a vivere bene. I calciatori lo sanno e se ne rendono conto ogni giorno a bordo dei loro macchinoni scintillanti o dagli alberghi a 5 stelle di Dubai. Chi...

 

di Edoardo Blandino

I soldi potranno non fare la felicità, ma di certi aiutano a vivere bene. I calciatori lo sanno e se ne rendono conto ogni giorno a bordo dei loro macchinoni scintillanti o dagli alberghi a 5 stelle di Dubai. Chi lavora ad alti livelli nel mondo del pallone è abituato a certe cifre, eppure capita anche a loro ogni tanto di rimanere a bocca aperta di fronte ad alcune offerte.

L’ultima frontiera appena abbattuta riguarda i petroldollari. In Russia sempre più uomini potenti decidono di investire nel calcio. Tuttavia il campionato in questione non è (ancora) prestigioso come quello del Vecchio Continente ed allora qual è l’unico modo per convincere i giocatori a trasferirsi? Il tintinnio del denaro, naturalmente. Oggigiorno arrivano sempre più stranieri nel torneo russo e la qualità è aumentata notevolmente, eppure i veri campioni, quelli con la C maiuscola, faticano ancora ad accettare certe proposto.

Il primo a rompere questo tabù è stato Samuel Eto’o. In passato già altre vecchie glorie ormai non più nel fior fiore degli anni avevano accettato queste offerte, ma nessuno prima del camerunense si era deciso a trasferirsi nel pieno della carriera. Per convincere l’attaccante ex Inter, però, Suleyman Kerimov, patron dell’Anzhi, è dovuto arrivare a cifre letteralmente da capogiro. Già perché l’ingaggio da 20 milioni di euro all’anno non è mica roba da tutti i giorni. Qualcuno sostiene ironicamente che per quella cifra Eto’o abbia decido di ritirarsi in anticipo dal calcio ad alti livelli, ma l’attaccante smentisce categoricamente questa ipotesi ed afferma di credere nel progetto. La vera motivazione potrebbe stare nel mezzo, magari un po' più tendente alla prima ipotesi. 

C’è però un fatto da sottolineare: Eto’o arriva da un Paese povero e da anni manda in patria aiuti e cerca di fare il più possibile per l’Africa e per la nazione da cui arriva. Da africano conosce i pericoli e le insidie di una vita difficile vissuta nella povertà e sa che uscirne è tutt’altro che sempre. Ecco allora che firmare quel contratto ha un significato che va al di là del mero aspetto pecuniario, come lui stesso ammette in un’intervista all’Equipe: “I ragazzini africani possono credere che se l’ho fatto io, possono farlo anche loro”.

Nei giorni della decisione è stato raggiunto telefonicamente anche dal Presidente del Gabon che lo ha invitato ad accettare per il bene del continente nero. Non sarà stata questa chiamata a convincerlo, ma sicuramente avrà aiutato.