di Walter Panero
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God save the King
Mark Cavendish, ventiseienne di Douglas, Isola di Man, Inghilterra, Gran Bretagna ma residente in Toscana si è laureato oggi per la prima volta nella sua vita campione del mondo di ciclismo. Come direbbe un cronista serio, il britannico ha regolato tutti i suoi principali avversari allo sprint che è la specialità della casa, voglio dire di casa sua, visto che da ormai quattro anni Cavendish è di gran lunga il miglior velocista del mondo.Questa è la notizia. E non ci sarebbe più molto da dire, visto che quello svoltosi oggi sul circuito di Rudersdal, periferia di una Copenhagen che vista l'importanza dell'evento persino il sole si è ricordato di baciare (cosa inusuale da quelle parti), è stato un Mondiale con una storia piccola, piccola. Certamente, un percorso privo di grandi asperità, anzi diciamola tutta: piatto quasi come un campo di calcio, non ha aiutato. Sta di fatto che, l'unica azione degna di nota in 260 chilometri è stata quella che, ancora in mattinata, ha coinvolto sette coraggiosi avventurieri (il Francese Roux, lo Spagnolo Lastras, il Lussemburghese Poos, il Kazako Iglinskiy, l'Ucraino Chuzhda, il Croato Kieserlovski e l'Estone Kangert) ai quali si sono poi aggiunti altri cinque corridori tra cui il nostro Paolini. Ma la macchia rossoblu non è mai stata d'accordo e non ha mai dato spazio: li ha lasciati lì davanti per evitare che qualcun altro dal gruppo ripartisse all'attacco, ma tutti sapevano che la suddetta fuga non avrebbe avuto speranza. Ma cosa dice questo? Chi sarebbe 'sta benedetta macchia rossoblu, si chiederà qualcuno a questo punto? No, non parlo del Barça, né tanto meno del Genoa, bensì della Nazionale Britannica che, compatta come uno stormo della R.A.F., ha fatto di tutto per difendere il proprio capitano da ogni attacco andando a riprendere qualsiasi ulteriore tentativo, compreso quello (invero non così convinto) del Francese Voeckler, del Belga Lodewyck e del Danese Soerensen a pochi chilometri dall'arrivo.A quel punto non poteva che essere sprint. E sprint è stato, con Cavendish che all'inizio sembrava chiuso, ma poi è spuntato dal nulla battendo l'Australiano Goss (già vincitore quest'anno della Milano-Sanremo) e il Tedesco Greipel (fino all'anno scorso compagno di club dello stesso Cavendish: si dice che i rapporti fra i due siano paragonabili a quelli tra due ex coniugi).Gli altri favoriti della vigilia? Il Campione del Mondo uscente Thor Hushovd è rimasto coinvolto in una caduta avvenuta ad un'ottantina di chilometri dall'arrivo e non gli è stato più possibile rientrare sui primi. L'altro grande atteso, più per le tante vittorie raccolte quest'anno che per reali possibilità di vittoria, ovvero il Belga Philippe Gilbert non è mai stato protagonista, vittima di un percorso non adatto ad un “non velocista” come lui. Si rifarà probabilmente il prossimo anno, quando il Mondiale si correrà a Valkenburg (Olanda) su strade sicuramente a lui più favorevoli.E gli Italiani? Poco, poco, poco davvero. A parte il citato Paolini, entrato nella fuga iniziale, e qualche timido tentativo da parte del campione d'Italia Visconti, non c'è molto da segnalare. Si sapeva che questa “Nazionale” su un percorso velocissimo come quello di oggi non aveva molte possibilità, ma il quattordicesimo posto del capitano designato, ovvero Daniele Bennati, appare davvero deludente. Il velocista aretino si è giustificato dichiarando di essere stato “chiuso” al momento dello sprint, ciò non toglie che fosse lecito aspettarsi qualcosa in più da lui e dal resto della squadra, apparsa invece troppo spesso passiva. In altre parole, se si sapeva di perdere, almeno sarebbe stato bello farlo dopo averle tentate tutte.
Detto questo, ha vinto il velocista più forte. O meglio: ha vinto un vero campione, coadiuvato per giunta da una squadra eccezionale (Cummings, Froome, Millar, Thomas, e Wiggins su tutti). E' la seconda volta, dopo il successo di Tommy Simpson nel 1965, che un britannico si aggiudica l'unica corsa del calendario internazionale che si svolge per “squadre nazionali”. Che risuonino pure le note di “God Save the Queen”. O di “God Save the King” che poi è lo stesso. Sull'Isola di Man, sulla Gran Bretagna, sul Mondo. Malgrado un percorso un po' così, da oggi e per un anno la maglia iridata sarà indossata da Mark Cavendish. Un immenso velocista. Un grande campione.
CLASSIFICA FINALE CAMPIONATO DEL MONDO DI CICLISMO SU STRADA 2011:
1. Mark Cavendish (Gran Bretagna) in 5h40'27”2. Matthew GOSS (Australia) s.t.3. André GREIPEL (Germania) s.t.4. Fabian CANCELLARA (Svizzera) s.t.5. Jurgen ROELANDTS (Belgio) s.t.6. Romain FEILLU (Francia) s.t.7. Borut BOZIC (Slovenia) s.t.8. Edvald BOASSON-HAGEN (Norvegia) s.t.9. Oscar FREIRE GOMEZ (Spagna) s.t.10. Tyler FARRAR (Stati Uniti) s.t.…....14. Daniele BENNATI (Italia) s.t.
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