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di Silvia Lachello
Buongiorno Toro... domani si gioca di nuovo, vero? Lo deduco dall’occhieggiare dei lenzuoloni gialli (i biglietti per la partita) dal mio straripante zainetto e dalla di me figliuola che mi ronza intorno chiedendo a più riprese: “C’è anche il mio? C’è anche il mio?” E taci un momento, benedetta ragazzina, orsù!Bene, vi racconto una cosa, anzi: ve ne racconto tre. Non sono esattamente ‘cose’, si tratta di regali. Sì, perché due giorni fa, il pre ed il post partita hanno portato tre regali a quella roba bella che mi gira per casa e che è già entrata di diritto nella mia Toropedia.Il primo regalo: preso il bus che ci avrebbe condotte allo stadio, siamo scese nei pressi del Fila. Il silenzio di via Passo Buole ci contagiava e camminavamo, mano nella mano, verso la circumnavigazione del Luogo Sacro. Dopo qualche undecina di passi, lei si è rivolta a me per dire: “Questo è il Fila, vero?” Il cuore, il mio cuore malandato, ha fatto tre capriole gioiose nel petto, e con flebile voce son riuscita a dire solo: “Sì...” Veniva intanto dalla direzione opposta un signore distinto: giacca e pantaloni blu scuro, camicia bianca, cravatta... Granata. Senza alcun convenevole, si è rivolto direttamente alla piccola per donarle un piccolo babaccio del Toro. GraziepregosperiamocheoggivadabeneforzaTorosepreforzaToro ed ognuno ha proseguito il suo percorso. Apperò, la giornata iniziava bene.Poi direzione Comunale: i blablabla belli nell’antistadio, l’incontro (finalmente!) con l’Amico Carlo, si entra dentro, ci si siede per alzarsi per risedersi per rialzarsi, finisce la partita, abbiamo vinto, phew, dai, andiamo a casa, possiamo passare dalle bancarelle?, sì certo, e bla bla bla e bla bla bla e andiamo alle bancarelle?, un momento cucciola, dai...Il secondo regalo: andiamo sì o no? Insisteva mia figlia e aveva tutte le ragioni del mondo, ma io bla bla bla e bla bla bla, quando si materializzava un Eroe, un Gentiluomo, un Fratello (*). “Lascia perdere quella chiacchierona di tua madre, vieni con me...” La prendeva per mano e la portava alla bancarella più vicina. Ritornavano: lui con il suo usuale e confortante sorriso, lei con una sciarpetta del Toro intorno al collo. È davvero ora di andare, ciao ciao, ci vediamo fra tre giorni, ma ritornava l’Eroe di cui prima. “Aspetta, Giulia! Ti devo dare ancora una cosa! Stai lì!”Il terzo regalo: aspettiamo un minuto ed egli ricompare. Si china verso Giulia e le dona una t-shirt. Ho quasi paura che il sorriso di Giulia diventi così grande da urtare qualcuno (magari quei due bimbi condannati dalla Sorte ad indossare la maglia di Hello Kitty... sì, cari miei, in prossimità dell’antistadio c’erano due piccoli gobbetti che davano calci ad un pallone... forse avevano perso la strada per Venaria...). Ancora un abbraccio e via: andiamo davvero a casa. Tre punti in più per tutti noi, tre regali per lei.Quasi dimenticavo il regalo che ho ricevuto io: constatare che, nonostante tutto, il Toro è una Famiglia e sentire ancora una volta - ancora una volta! - mia figlia dire: “Veniamo a vedere anche la prossima partita?”Sembrerà roba da poco, forse lo è... ma chi se ne frega: buona parte del mio Toro è rivedere negli occhi di una bambina lo stesso entusiasmo e lo steso amore che ricordo di aver provato io quand’ero piccola e che nulla, per ora, è riuscito a scalfire.E buon compleanno, Pupi, néh?(*) Nella fattispecie: Willo. Andare da Stringi! è andare a casa: ancora grazie!
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