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Il Calcio è cambiato

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 di Edoardo BlandinoC’era una volta il Gioco del Pallone. Era quel passatempo dove undici giocatori affrontavano undici avversari. Si correva per il campo senza dannarsi l’anima. Qualcuno aveva più fiato, qualcun altro di...
Edoardo Blandino

 

di Edoardo Blandino

C’era una volta il Gioco del Pallone. Era quel passatempo dove undici giocatori affrontavano undici avversari. Si correva per il campo senza dannarsi l’anima. Qualcuno aveva più fiato, qualcun altro di meno. I giocatori tecnici facevano la differenza e nessuno guadagnava cifre astronomiche. A fine carriera si aveva accumulato tanto poter aprire un baretto in centro al paese da cui si proveniva. I più fortunati riuscivano a restare in quel mondo e continuavano ad allenare.

Oggi quel mondo non c’è più. Oggi c’è il Calcio. Non si tratta di più uno gioco, ma di un lavoro. Lo si chiama ancora Sport perché chi lo segue si appassiona come una volta, ma adesso tutto è cambiato. Dalle attrezzature agli allenamenti, dagli stipendi agli sponsor. Nulla è come prima. Ma d’altronde c’era da aspettarselo: si evolve l’uomo, si evolve la tecnologia, si evolvono anche gli sport.

Orami del Gioco del Pallone sono rimaste (quasi) tutte regole. Il resto è diverso. Se non cominci a “giocare” a calcio fin da bambino difficilmente svilupperai il fisico e la tecnica adatta a diventare un professionista. Ma è proprio questo il punto: ormai chi riesce a sfondare non lo fa più per divertimento. Quella del calciatore è ormai divenuta una professione. A rigor di logica sarebbe anche sbagliato chiamarli Giocatori. Il Gioco è un passatempo, il Lavoro no.

Oggigiorno chi pratica il Calcio non lo fa per piacere, ma per mantenersi e per vivere. Il denaro, purtroppo, condiziona ampiamente le nostre vite. Quasi tutti sarebbero disposti a lasciare il proprio posto di lavoro se avessero la prospettiva di un’immediata promozione ed un netto miglioramento della propria posizione finanziaria. Coloro che si possono permettere di rifiutare una proposta simile sono persone che hanno acquisito un’anzianità e una posizione tale da non avere più la necessità di cambiare.

Nel Calcio non bisogna stupirsi più di nulla. Capello poco prima di allenare la società della famiglia Agnelli dichiarò: «Io mai alla Juventus!». Peruzzi, nonostante abbia chiuso la carriera con la Lazio disputando quasi 200 partite, si rifiutò di giurare amore eterno agli aquilotti, controribattendo ad una domanda di un cronista dicendo: «Se a te offrissero il doppio dello stipendio in un altro giornale, non ci andresti?».

Del Piero e Totti oggi solo le ultime bandiere rimaste. Per continuare a giocare con Juventus e Roma hanno rifiutato offerte interessanti di altre società e hanno accettato di prendere stipendi minori rispetto ad altri club (ma comunque ampiamente remunerativi) pur di continuare dove già erano. Ma tutto ciò è stato possibile dopo anni di permanenza. Siamo sicuri che sarebbero rimasti nelle loro squadre se a 18 anni fosse arrivata loro una proposta del Real Madrid?

Questo non è più il Gioco del Pallone. Questo è il Calcio. Bisogna accettarlo.

 

 

(Foto: M. Dreosti)