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Il giro della morte

Il giro della morte - immagine 1
di Valter Panero
Redazione Toro News

Lo chiamano il Giro della Morte. Col d'Aubisque, Col de Tourmalet, Col d'Aspin, Col du Peyresourde. Quattro colli, quattro salite, quattro discese, quattro cattedrali del ciclismo che solo a nominarle mettono paura. Il Tour le affronta praticamente ogni anno come se si trattasse di un rito religioso, quasi sempre in sequenza anche se l'ordine dei “fattori” può cambiare, senza modificare il risultato. Li affronta quasi ogni anno da quel lontanissimo 1910, quando un folle che rispondeva al nome di Henry Desgrange decise che la sua creatura, ovvero il Tour da lui inventato solo una manciata di anni prima, dovesse passare qui dove osano le aquile, i folli ed i ciclisti che sono un po' aquile ed un po' folli.A volte c'è nebbia sui colli pirenaici, come due anni fa quando sul Tourmalet non vedevi il colore della bandiera di quelli che ti stavano di fronte sull'altro ciglio della strada, anche se immaginavi portasse i colori bianco, rosso e verde del vessillo di Euskadi; quando solo il boato della folla al tornante sottostante ti avvisò che stavano per spuntare Contador ed Andy Schleck, primo e secondo della generale.Ma quest'anno niente Contador e niente Schleck (sia nel senso di Andy infortunato, sia nel senso di Frank beccato ieri positivo ad un diuretico). E soprattutto niente nebbia e freddo, ma caldo, caldo, caldo. Un caldo che scioglie l'asfalto. Un caldo che ti prosciuga il cuore ed i polmoni. Un caldo che se non bevi litri e litri di acqua ti secca la gola e ti manda ad un passo dall'altro mondo. Perché questo, Signori, è il Giro della Morte. Questi, Signori, sono i Pirenei.E la morte, in senso figurato e non reale come a volte purtroppo avviene nel ciclismo ed è avvenuto proprio da queste parti al povero Casartelli diciassette anni or sono, dicevo la morte l'ha vista oggi in faccia Cadel Evans, il vincitore uscente (e mai il termine uscente fu usato in maniera più appropriato). Il trentacinquenne lottatore australiano è andato una prima volta in difficoltà sul Col d'Aspin (la penultima asperità del programma odierno), ma è riuscito a rientrare nella discesa successiva. Tutti però eravamo pronti a scommettere che, non appena la strada avesse ripreso a salire sotto le sue ruote, Cadel si sarebbe nuovamente staccato dal gruppo dei migliori. Una scommessa invero troppo facile per essere quotata, e infatti il povero Evans è andato nuovamente in crisi sulle prime rampe del Peyresourde, pagando al traguardo un ritardo di oltre cinque minuti dal gruppetto dei migliori comprendente, oltre alla maglia gialla Wiggins, il solito “delfino” Froome, ed il solito squalo Nibali, pronto a mordere senza però mangiare un pasto intero. Povero Cadel! Che pena vederlo salire sulle rampe assolate dell'inferno del Peyresourde, con la faccia che è la rappresentazione stessa della sofferenza, con le gambe che non girano, con la bici che non vuol saperne di andare avanti. Un dramma sportivo. Un calvario. Specie se lo si raffronta all'immagine del Cadel Evans sorridente e vincente che l'anno scorso salutava la folla dal podio di Parigi. Amai infinitamente il suo animo di lottatore nel momento della vittoria. Lo amo ancora di più oggi, nell'istante della resa definitiva che gli toglierà vittoria e podio. Grande, vecchio, indomito cuore Toro! Sempre!Dall'inferno al paradiso. Quello di Thomas Voeckler, Alsaziano di nascita, Vandeano d'adozione, re di Francia per elezione ed affetto da parte del pubblico. Uno che non doveva manco partire in questo Tour per problemi ad una gamba e che invece si è pappato una tappa alpina, ed una Pirenaica, quella di oggi appunto. Evidentemente Bagnères de Luchon gli porta bene, visto che qui vinse già due anni fa. Più o meno nello stesso modo in cui ha vinto oggi. Fuga nata sull'Aubisque (il primo colle) con dentro una trentina di corridori (Stortoni e Caruso a rappresentare l'Italia), la selezione naturale che avviene sulle rampe del Tourmalet, Voeckler che si lancia all'attacco: “Io provo a racimolare più punti possibili per la classifica per la maglia a pois, quella che premia il miglior scalatore, poi non si sa mai...” deve aver pensato Tomasino d'Alsazia.E davanti, da trenta che erano, rimangono in due: Voeckler, appunto, e l'altro Francese Feillu, con dietro una muta di cani all'inseguimento, tra cui si distinguono l'antico Vinokourov, Chris Sorensen e il Basco Izaguirre Insausti. Ma quando Vino e gli altri sembrano avvicinarsi fin quasi a sentire l'odore dei battistrada, ecco che Voeckler, proprio mentre Evans conosce l'Inferno, piazza la botta decisiva: si invola a una ventina di chilometri dall'arrivo, saluta tutti e vola verso un paradiso che ha il sapore della vittoria e del trionfo. Non sarà simpaticissimo, il Tomasino, per alcuni suoi atteggiamenti istrionici. Ma certo ha un grande cuore. Un cuore che permette ad un non super dotato come lui di fare grandi imprese che lo faranno entrare nella storia di questo sport e che gli hanno già ritagliato un posto nel cuore degli sportivi francesi. Quindi primo Voeckler, secondo Sorensen a quasi due minuti, terzo Izaguirre Insausti che regola Vino. E dietro, nell'altra corsa, quella per la classifica generale? Di Evans si è già detto in abbondanza. Resta da dire che il nostro Nibali ci prova ancora: una, due volte sulle rampe del Peyresourde. La prima volta risponde il “delfino” Froome. La seconda volta lo fa “basettone” Wiggins in persona, quasi a voler dire: “ragazzo...provaci finché vuoi....ma contro di noi della Sky non otterrai un bel niente....né oggi, né domani, né mai....almeno non in questo Tour...”.In realtà qualcosa di positivo con suoi attacchi l'Enzino nostro lo ottiene eccome: distanzia in maniera netta Evans (ora settimo in classifica) e di circa un minuto il Fiammingo Van den Broeck, quarto in generale. Insomma, ora solo un cataclisma potrà impedire al Siciliano di salire sul podio finale a Parigi. Sul gradino più basso, però.Domani secondo ed ultimo tappone pirenaico: da Bagnères de Luchon a Peyragudes, con il Col de Mentè nella parte iniziale, il durissimo Port de Balès a una trentina di chilometri dal traguardo, il Peyresourde affrontato sul versante opposto rispetto a quello di oggi, e l'inedita ascesa finale verso Peyragudes.Toccherà ad esso scrivere le ultime sentenze di questo Tour, ma l'impressione è che, salvo sorprese clamorose, le decisioni più importanti siano già state prese. ORDINE D'ARRIVO DELLA SEDICESIMA TAPPA DA PAU A BAGNERES DE LUCHON:1. Thomas VOECKLER (Francia) 5h39'02”2. Chris SORENSEN (Danimarca) a 1'40”3. Gorka IZAGUIRRE INSAUSTI (Spagna) a 3'22”4. Alexander VINOKOUROV (Kazakistan) s.t.5. Brice FEILLU (Francia) a 3'58”6. Jens VOIGT (Germania) 4'18”7. Daniel MARTIN (Irlanda) a 6'08”8. Simone STORTONI (Italia) s.t.9. Giampaolo CARUSO (Italia) s.t.10. Laurens TEN DAM (Paesi Bassi) a 6'11”11. Vincenzo NIBALI (Italia) a 7'09”12. Bradley WIGGINS (Regno Unito) s.t.13. Christopher FROOME (Regno Unito) s.t.    …....16. Jurgen VAN DEN BROECK (Belgio) a 8'07”…...35. Cadel EVANS (Australia) a 11'56”CLASSIFICA GENERALE TOUR DE FRANCE 2012 DOPO LA SEDICESIMA TAPPA:1. Bradley WIGGINS (Regno Unito) in 74h15'32”2. Christopher FROOME (Regno Unito) a 2'05”3. Vincenzo NIBALI (Italia) a 2'23”4. Jurgen VAN DEN BROECK (Belgio) a 5'46”5. Haimar ZUBELDIA (Spagna) a 7'13”6. Tejay VAN GARDEREN (Stati Uniti) a 7'55”7. Cadel EVANS (Australia) a 8'06”8. Janez BRAJKOVIC (Slovenia) a 8'09”9. Pierre ROLLAN (Francia) a 10'10”10. Thibaut PINOT (Francia) a 11'43”