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Qualcuno se lo ricorderà Cabañas, accostato al Torino nel periodo del duo Antonelli-Lupo. Il "Mariscal" aveva stuzzicato le fantasie dei tifosi per il suo aspetto rude e la possenza fisica, poi, un po' per la difficoltà dell'affare un po' per lo scarso affidamento che garantiva il giocatore non se ne fece più nulla.
Sono passati poco più di 12 mesi dall'agguato subito presso un bar di Città del Messino, una sparatoria a cui è sopravvissuto per miracolo.
Dopo un lungo processo di riabilitazione Cabañas ha vinto la sua sfida personale e, nonostante il proiettile conficcato nel cranio è tornato in campo, giocando una ventina di minuti nell'amichevole tra Paraguay e América, il suo ex club.
“Ho sempre pensato che sarei tornato. Provo un’emozione incredibile, ho realizzato il mio sogno più grande”, ha detto l’attaccante al termine della sfida celebrata in suo onore allo stadio Azteca. “E’ stata una festa splendida, in questo stadio, davanti a tutta questa gente, e con le due maglie che più amo”, ha detto Cabañas commosso dopo il giro di campo finale tra gli applausi di oltre 45 mila persone.
Nonostante ciò il Mariscal punta un obiettivo molto più importante: tornare a fare il professionista. “Ho sempre creduto di potercela fare, lo avevo detto. E continuerò ad allenarmi duramente per migliorare”.
Il nodo della questione, come ha spiegato uno dei medici che ha seguito il giocatore passo per passo nel suo processo di recupero, è sempre quella maledetta pallottola, che risulta troppo rischioso estrarre dalla cavità cranica in cui è incastrata. “Il rischio che la pallottola si muova è quasi inesistente, e comunque si trova nella parte posteriore del cranio. Tuttavia è necessario fare ulteriori accertamenti e l’ultima parola in merito spetta a un neurochirurgo”, ha dichiarato Alfonso Díaz.
Al Mariscal che avrebbe potuto vestire la maglia granata facciamo un grandissimo in bocca al lupo.
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