Si porta dietro il pesante fardello di non aver mai perso un campionato da quando gioca tra i professionisti, ma Xherdan Shaqiri è uno dei più forti giocatori europei in circolazione.
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Il “piccolo” genio venuto dai Balcani
CARRIERA - Nasce a Gjilane, cittadina dell'est del Kosovo nel 1991. Non esattamente un bel periodo per frequentare i Balcani, infatti la famiglia emigra e, come molte altre di quell'area, arriva in Svizzera dove Xherdan può crescere tranquillo giocando a calcio invece che alla guerra. Il gioco del pallone lo impara nella SV August un piccola squadra di una cittadina al confine tra Svizzera e Germania nei pressi di Basilea. Il talento però non può passare inosservato e l'approdo alla squadra più importante della regione era ovvio, infatti il Basilea lo tessera nel 2001 per fargli fare la trafila delle giovanili in rossoblu. A 16 anni è già nell'orbita della squadra under-21 e, nel preparare la stagione 2009/2010, Thorsten Fink, allenatore della prima squadra, lo porta in ritiro con sé finendo per innamorarsene. Il Basilea quell'anno vince lo scudetto grazie anche ai 4 gol ed i 5 assist del gioiellino svizzero-kosovaro. In Europa League non incide nei tabellini, ma nelle prestazioni raccogliendo minuti importanti per un giovane come lui. Contemporaneamente la Svizzera, intesa come Nazionale maggiore, si è già da tempo accorta di lui ed infatti Hitzfeld lo porta con sé ai Mondiali in Sudafrica, spedizione non molto fortunata per gli elvetici che, nonostante i quattro punti raccolti, vengono eliminati al primo turno. Nella stagione successiva vince ancora il campionato, ma in Europa non va benissimo con l'eliminazione agli ottavi di Europa League dopo la partecipazione alla fase a girone della Champions League. Vince ancora il campionato svizzero nel 2011/2012 e viene acquistato dal Bayern Monaco. L'approdo al grande calcio è di quelli da sogno, Triplete al primo anno con i bavaresi da protagonista, Heynkes stravede per lui e, complici i problemi fisici di Ribery, lo fa giocare spesso e volentieri. In questa stagione l'allenatore del Bayern è stato Guardiola che non lo vedeva moltissimo e, a causa anche dei suoi problemi fisici, ha calcato poco il campo.
GENIO - Il mondo lo conosce da quando, mercoledì scorso, ha siglato una tripletta stupenda guidando la sua Svizzera fino agli ottavi di finale del Mondiale in corso in Brasile. Il mondo del calcio lo conosce da tempo, un personaggio così non passa certo inosservato. Bassino, ma con un fisico da culturista, le sue cosce sono grandi come quelle di Roberto Carlos e Gerd Muller, esempi senza tempo di integrità e di prestanza fisica. Oltre alle cosce fuori dal normale, anche il talento è fuori dal comune, piedi fatati uniti ad una cattiveria agonistica esemplare fanno di lui il simbolo della nuova Nazionale elvetica basata su ragazzi immigrati, e molto forti a giocare a pallone.
I suoi gol sono in grado di trascinare la Svizzera dove non è mai arrivata, cioè oltre i quarti, anche se l'ottavo di finale contro l'Argentina è abbastanza proibitivo. Una squadra di ragazzi scampati alla guerra dei Balcani come Shaqiri, però, non può avere paura di un ottavo di finale dei Mondiali.
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