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Se qualcuno mi domandasse una definizione semplice del concetto di geometria, gli consiglierei di vedersi il gol del 3-0 del Manchester City sul Southampton. Quattro linee rette, corrispondenti ad altrettanti passaggi, sbocciano nel contropiede perfetto, così perfetto che il fantomatico Manuale del calcio di Josè Altafini dovrebbe esistere solo per poter annoverare questa azione a pagina 47.
Il Southampton del buon Koeman (buon per la sua fama di uomo perfino troppo pacato) ha interpretato la partita con il piglio della grande squadra, in un certo senso facendo finta che i citizens fossero un Leicester qualunque. L'ammirevole spregiudicatezza dei biancorossi una rarità rivoluzionaria per noi italiani, visto che siamo ormai assuefatti ai patetici tatticismi delle squadre medio-piccole, troppe impaurite per affrontare a viso aperto le grandi ha retto finché ha retto il fisico di Morgan Schneiderlin, francese alsaziano misconosciuto ai più, eppure centrocampista fra i più completi in Europa. Poco dopo l'uscita dell'uomo chiave della mediana, i ragazzi di Koeman hanno subito il gol del vantaggio di Yaya Tourè: il più classico dei rapporti causa-effetto.
L'espulsione di Mangala sul frizzante irlandese Shane Long sembrava preludere a un'altra catena di eventi, questa volta positivi per i padroni di casa. Ma Pellegrini ha in panchina un'arma segreta di 36 anni, Frank Lampard, uno di quei giocatori sempre sulla soglia del prepensionamento (da trascorrere, nel suo caso, nella terra delle opportunità, l'americana Mls), che tuttavia si ostinano a contraddire le leggi dell'invecchiamento e a mostrarsi splendidamente immortali. L'imprendibile tiro sul primo palo ha, a quanto pare, ingolosito l'ex Chelsea, che adesso, dopo il sorpasso del City proprio ai danni del Southampton al secondo posto, sogna di vincere il titolo prima di autoesiliarsi nel New York City, il proprietario del suo cartellino. Bisogna vedere come la prenderanno oltreoceano, dato che lo aspettavano per gennaio.
I saints, da parte loro, forse dovranno rivedere le loro aspirazioni di grandezza. La sfida con i campioni in carica di Inghilterra era, infatti, solo l'antipasto di altre due match bollenti: Arsenal e Manchester United. Al buon Koeman spetta ora l'arduo compito di dimostrare che il Southampton sa essere forte non solo con i deboli, ma anche con i forti.
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