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Inferno a Marassi La rabbia annunciata

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Non riguarda il Toro, ma pensiamo riguardi tutti quanti, ciò che è accaduto ieri sera a Genova.Ricapitoliamolo.AVVISAGLIE. Negli scorsi giorni diversi episodi di violenza di folla si erano verificati in Serbia; il più grave,...
Redazione Toro News

Non riguarda il Toro, ma pensiamo riguardi tutti quanti, ciò che è accaduto ieri sera a Genova.Ricapitoliamolo.AVVISAGLIE. Negli scorsi giorni diversi episodi di violenza di folla si erano verificati in Serbia; il più grave, l'aggressione da parte di gruppi ultranazionalisti al corteo del Pride che come una festa stava attraversando Belgrado. Tra i violenti identificati, molti sostenitori di calcio, in particolare della Crvena Zvevda, la (fu) mitica Stella Rossa, ma non solo. Altri momenti hanno alzato la tensione, tanto che in molti e da più parti temevano che, una volta in Italia, qualcosa sarebbe potuto accadere, ed invitavano alla prevenzione; ad esempio, “la Repubblica” faceva presente che, tra i 2000 tifosi attesi per la partita, era da sottolineare la presenza di almeno 400 hooligans.CONFERME. Il pomeriggio di Genova ha detto che in realtà il numero dei facinorosi era ancora più alto. Aggressione a tifosi italiani nei pressi di Marassi, danneggiamento di autobus in centro città, scontri con la polizia. Eppure, nulla di tutto questo è servito ad aumentare la presenza di forze dell'ordine allo stadio, o anche solo ad imporre dei controlli di normale severità agli ingressi.Meno di un'ora al fischio d'inizio, e arriva l'assalto al pullman della propria nazionale, da parte dei Serbi; il portiere Stojokovic, in particolare, viene minacciato.LO SCOPPIO. Esplode definitivamente dentro il “Ferraris”, la violenza. Lancio insistito di fumogeni prima verso i tifosi italiani, poi verso il campo. Tra cori contro la propria Nazionale, inneggiamenti al Duce Mussolini, inni nazionalisti e quant'altro, i sostenitori ospiti si scatenano cercando di frantumare o divellere le barriere protettive, tagliando le reti di protezione, lanciando una bomba-carta, mandando a quel Paese (non il loro) i giocatori che li pregavano di smetterla, mentre l'arbitro dopo appena sei minuti di gioco fischiava la fine di quella che potrebbe essere la partita più breve di tutti i tempi.CONTINUA... Gli scontri sono proseguiti ben dopo l'orario della partita: ancora lanci di oggetti e petardi contro i poliziotti (giunti di rinforzo da Torino e Milano), e quando è già scoccato il mercoledì si arriva proprio allo scontro fisico con loro e con i Carabinieri, che iniziano le cariche nei confronti degli hooligans. Iniziano (dopo...) le perquisizioni dei fermati, mentre i primi bilanci parlando di una quindicina di feriti ricoverati nei vari ospedali del capoluogo ligure (tra cui due appartenenti alle fdo). Tra gli arrestati (appena 17, finora) anche il capopopolo incappucciato, seguace della "tigre" Arkan cui alcuni anni fa Sinisa Mihajlovic tributò un omaggio.PERCHE'? Quali i motivi della furia di queste persone? In mezzo ci sono calcio, violenza e delinquenza. L'ultima è quella più evidente nelle espressioni, ed è evidente come molti dei protagonisti degli scontri di ieri notte non sia altro che questo; i primi accertamenti pare stiano trovando tra i tifosi alcuni degli aggressori del Pride di cui si diceva in apertura. Poi, c'é il calcio: buona parte dei violenti è sostenitore di quella Stella Rossa il cui dominio storico è stato ormai accantonato dall'emergente Partizan; non a caso, il portiere Stojkovic è recentemente passato proprio dai primi ai secondi, e questo non è stato particolarmente apprezzato.KOSOVO. E infine, ma forse prima per importanza, la politica. Diversi dei serbi fermati erano infatti paramilitari (ancora da accertare -ma piuttosto probabile- se avessero vissuto in prima linea la terribile guerra degli anni '90). Sulle tribune, erano state bruciate bandiere albanesi, inalberati striscioni ed intonati cori contro il Kosovo, la piccola repubblica di etnia albanese separatasi dalla Serbia lo scorso anno con dichiarazione d'indipendenza unilaterale, questione aperta a livello politico e ferita aperta per molti serbi. Per la cronaca: il "tre" fatto con le dita da alcuni calciatori sotto il settore occupato dai propri connazionali non è un "ci state facendo perdere tre a zero", ma un saluto nazionalista serbo (e qui, sorvoliamo anche sul servizio televisivo pubblico offerto agli italiani).IMBARAZZO. Il responsabile della polizia Masucci spiegava, in realtà piuttosto confusamente, che i suoi erano “preparati al numero dei tifosi, non al tipo di tifosi”. Eppure, i segnali c'erano, li conoscevano tutti e meglio di tutti avrebbero dovuto conoscerli coloro che sono preposti ad accoglierli. Ancora Masucci afferma che “i controlli sono stati accuratissimi”. Parrebbe smentirlo semplicemente l'inventario di quel che è stato trovato dopo le perquisizioni (postume): spranghe, bastoni, coltelli, cesoie da giardiniere, martelli... Pensare a come sono stati trattati -per fare un esempio- i pochi tifosi del Toro domenica sera a Bergamo, ed osservare il lassismo con cui i serbi ieri sera hanno potuto devastare una città, fa riflettere; cosa si sarebbe fatto nei confronti degli ultras italiani che si fossero resi protagonisti di episodi gravi meno della metà di quelli accaduti ieri sera?CASSANDRE. Eppure non solo alcuni organi di informazione avevano avvisato del pericolo: il presidente della federcalcio serba Karadzic, dunque non un “signor nessuno”, rilascia dichiarazioni gravi: “Era da due giorni che av vertivamo la Polizia italiana della situazione e del pericolo che si stava per correre. Abbia mo addirittura segnalato la po sizione dell’arsenale di fumo geni e altri oggetti contunden ti che i tifosi avevano nascosto in città”. E infatti, anche gli stessi calciatori serbi, tra cui lo stesso Stankovic in lacrime dopo la non-partita, erano stati facili profeti.CONSEGUENZE. La relazione del delegato Uefa allo stadio di Marassi, il georgiano Petriashvili, sarà decisiva; sicuramente, l'Italia avrà partita vinta 3-0 a tavolino, mentre per gli slavi le conseguenze calcistiche potrebbero essere peggiori. Eppure, quelle sportive non sono quelle che preoccupano di più il governo serbo, proprio mentre si discute l'ingresso della loro Nazione nell'Unione Europea, cosa che evidentemente non tutti gradiscono, in patria; ancora Karadzic: “Questo è un attacco alla Serbia tutta, non solo alla Nazionale di calcio...”.