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di Edoardo BlandinoGli infortuni nel calcio sono una brutta piaga che anno dopo anno aumenta a dismisura. I KO dei giocatori costringono gli allenatori a stravolgere i propri schemi o a lanciare nella mischia una ragazzino ancora acerbo e non pronto per il salto nel calcio importante. Ma cosa è successo negli ultimi anni? Lo abbiamo chiesto al Prof. Enrico Castellacci, docente presso le Università di Siena e Chieri, Presidente dell’Associazione Medici del Calcio Italiani ed anche Medico della Nazionale di Calcio già ai tempi della vittoria di Germania 2006 e tutt’ora in carica. Il Prof. Castellacci, nonostante il poco tempo a disposizione, risponde cordialmente ed esaustivamente a tutte le domande.Professore, ogni anno gli infortuni aumentano sempre di più. Da che cosa dipende secondo lei?«Come ho già detto ad altri suoi colleghi, sono essenzialmente tre i motivi. Innanzitutto le società non svolgono più preparazioni estive all’altezza della situazione. I grandi club, per esempio, a causa dei preliminari sono obbligati a cominciare subito le amichevoli. Anche chi non ha impegni immediati si dedica alle amichevoli per questioni di business. Tutto ciò non permette di avere una preparazione estiva ottimale». Continui pure.«Il secondo motivo è che si gioca molto. Sempre i grandi club arrivano a disputare tre partite a settimana e quando si gioca ogni tre giorni non c’è il recupero completo dal punto di vista muscolare. Infine non bisogna dimenticare i campi da gioco: non tutti sono perfetti e quando si trovano campi pesanti è facile incorrere in traumi discorsivi o lesioni muscolari».Gli ultimi anni non c’erano così tanti infortuni già a novembre. «Ogni società ha la propria preparazione e noi ci adeguiamo. Questi incidenti solitamente avvengono nel periodo freddo: tra dicembre e febbraio. Quest’anno sono stati tutti anticipati. Significa che ci saranno ancora più infortuni con il freddo? Speriamo di no».Lei prima faceva riferimento al fatto che si gioca troppo. Negli USA alcune squadre dell’NBA scendono in campo ogni due giorni, ma non hanno tutti i questi problemi. Da che cosa dipende?«È un completamente diverso, sia come sport ed anche dal punto di vista dello stress a cui va incontro la muscolatura. Non dimentichiamoci che poi si gioca al chiuso e non si patiscono le avverse condizioni atmosferiche: l’umidità è micidiale per i muscoli».Fino ad ora ci siamo soffermati sui problemi muscolari. Parliamo degli infortuni di tipo traumatico. È possibile prevenire anche quelli in qualche modo?«La situazione è diversa. Ovviamente è più difficile, ma qualcuno potrebbe essere prevenuto. Non c’è dubbio che studiando delle preparazioni selettive ed individuali, cioè studiando approfonditamente ogni atleta, si possa prevenire un determinato tipo di infortunio. Lavorando bene poi anche a livello di preparazione qualcosa in più si riesce a fare».Si è mai riusciti a fare un raffronto tra gli infortuni dei nostri campionati con quelli dei tornei esterni?«Non abbiamo un’epidemiologia vera in altri campionati. Non si possono fare dei veri confronti. Credo sinceramente che anche in altri campionati possano avere gli stessi problemi, ma con altrettanta franchezza devo dire che non ci sono dei veri studi approfonditi su questo problema».
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