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Questo ricordo avrebbe dovuto essere pubblicato nello scorso mese di luglio. All'epoca, però, mi trovavo in vacanza e questa rubrica era temporaneamente “chiusa per ferie”. Lo propongo oggi, proprio alla vigilia dei Mondiali di ciclismo che si correranno stanotte in Australia: tale manifestazione vide il Cit (1) più volte protagonista prima come corridore (secondo classificato nel 1961 a Berna dietro al grande belga Rik Van Looy ed all'eterno piazzato Raymond Poulidor), e poi come Commissario Tecnico (nel 1973 guidò Felice Gimondi alla vittoria iridata al Montjuic).Buona lettura a chi ha voglia di “fuggire” per qualche minuto dal calcio!
Lunedì 23 luglio 1956. In cima ad un Colle Alpino.
“Posseme Masnà!” (2)
L'uomo in maglia bianco - celeste esce dalla curva a cavallo della sua bici, rallenta, smanetta sul cambio, bestemmia, quasi si ferma. Il suo lungo naso da ciclista antico si arriccia in una smorfia che sa più di arrabbiatura che di dolore. Sta per cadere. Mettere piede a terra sarebbe una vergogna. Non si vuole staccare. Non in quel momento. Non sugli ultimi tornanti di quel Colle. Lui lo sa bene: oltre quel Colle, ci sono le sue strade. Le sue montagne. Oltre quel Colle, il suo naso potrà sentire l'odore di casa. Lungo il tornante, sulla strada resa bollente dalla calura di luglio, l'uomo vede un gruppo di ragazzi. Nonostante la fatica, riesce a guardarli in faccia. E' la stessa dei suoi parenti, dei suoi amici. Non ha dubbi, nemmeno uno: sono i figli dei contadini della sua terra. Quei contadini che magari, dopo la guerra, si sono spostati in città e adesso hanno un lavoro sicuro in fabbrica. Ma restano contadini nelle facce, nelle mani e nei vestiti che portano. Anche se la domenica, quando prendono la corriera per andare a messa nei loro paesi d'origine, mettono il vestito della festa e la gente del paese li guarda col sospetto con cui sono soliti guardare quelli che vengono dalla città. Quei ragazzi hanno i pantaloni alla zuava. Le bretelle sulle camice troppo grosse per loro, magari ereditate dal padre o dal fratello maggiore. L'uomo è certo di aver parlato in una lingua che sicuramente quei ragazzi capiscono. Non sono Francesi di certo, e anche se lo fossero, sarebbero comunque figli della sua gente emigrata alla ricerca di fortuna al di là delle Alpi. E capirebbero ugualmente. I Francesi, quasi tutti, comprendono la sua lingua meglio dell'Italiano, che lui preferisce usare poco. Parla Piemontese, quando può. D'altra parte, nel suo mondo lo capiscono benissimo. Lo capisce il Campionissimo che corre nella sua squadra. Lo capiscono i suoi gregari. E se qualche toscanaccio non è in grado di comprendere, peggio per lui. Cavoli suoi.I ragazzi sulla curva vedono. Sentono. Capiscono. Si guardano. Rimangono lì come paralizzati.
“Alora?! Seve ciòrgn?!? L'ai dive 'd posseme, bastard!!!” (3) urla allora l'uomo ancora più forte sputando quasi con disprezzo verso una terra che, anche se le somiglia, non è la sua.
A quel punto, il più grande di quei ragazzi si avvicina piano con un po' di timore reverenziale. Mette la mano sotto il sellino. Corre e spinge. Spinge e corre. L'uomo dal lungo naso e dalla maglia bianco - celeste guarda indietro. Abbassa la testa in segno affermativo. Le sue gambe, prima quasi ferme, riprendono piano piano a girare. Rivolge al ragazzo quello che per lui sarebbe un sorriso, ma non è nient'altro che un ghigno. Riparte e scatta per riprendere quelli che stanno davanti. Gli altri ragazzi ora applaudono. Lo vedono voltarsi ancora una volta. Aprire la bocca e urlare:
“Grassie....ij vad vinci 'dco per voi autri....” (4)
I ragazzi capiscono e continuano ad applaudire. Ecco il grande scalatore lussemburghese Charly Gaul, vincitore dell'ultimo Giro nella tormenta del Bondone. Ecco il sublime grimpeur Federico Bahamontes e la freccia Miguel Poblet, grandi di Spagna. Ecco Dedé Darrigade e Raphael Geminiani, l'amico di Coppi. Ecco il grande toscanaccio Gastone Nencini e l'altro torinese Angelo Conterno (5). Ecco la maglia gialla, l'olandese Wout Wagtmans ed il suo rivale, il francese di origine Polacca Roger Walkowiak. Ecco, avvolta in una nube di fatica e sudore, la lunga fila dei gregari. A tutti va un incoraggiamento. A tutti va un applauso. Perché il sudore e la fatica appartengono a tutti.
I ragazzi sulla strada sono felici. Trascorrono il resto di quella giornata di grande festa sul Colle mangiando panini e bevendo del buon vino prodotto al paese dal nonno di uno di loro.C'è una cosa, una sola, che vorrebbero sapere: il nome del vincitore di quella tappa che ha portato il Tour de France da Gap a Torino.
Poco lontano, un uomo se ne sta seduto su un muretto. In silenzio. Solo con la sua radio.
“Shhhh....stanno entrando nello stadio....lo sprint è stato lanciato.....”
I ragazzi si zittiscono. Sono tesi anche loro. La voce della radio si fa sempre più concitata. Ora urla:
“Ockers....Ockers....Defilippiiiissssss....terza vittoria di tappa per il campione Torinese, oggi profeta in patria. Allo sprint ha preceduto il Campione del Mondo Stan Ockers in uno stadio stracolmo....si dice che siano più di 70.000 i suoi concittadini presenti....”
L'uomo della radio inizia a saltellare. I ragazzi lo abbracciano e si abbracciano. La gente in strada festeggia. I clacson delle poche macchine presenti suonano come impazziti. Il Cit ha vinto. Per la terza volta in questo Tour. A braccia alzate di fronte alla sua gente che ora lo porta in trionfo. I ragazzi possono tornarsene a casa, mescolando lacrime e sorrisi. Il Cit ha vinto e lo ha fatto anche per loro che lo hanno aiutato. Il Cit ha vinto per sé e per la sua gente. Quella che lavora in fabbrica. Quella che china la schiena sui campi come lui la china sulla bici. Quella che parla come lui. Quella che la domenica, quando va allo stadio, porta nel cuore solo una maglia, quella del colore del vino e del sangue. Il Cit ha vinto e con lui hanno vinto tutti coloro che, sette anni prima, in un giorno di maggio, piangevano per strada come lui. Il Cit ha vinto e certamente quest'oggi, lassù, c'è qualcuno che sorride perché lo ha visto alzare le braccia sul traguardo. Lui che, da ragazzino, quelli lassù li andava ad applaudire da bordo campo.Il Cit ha vinto al Tour e oggi tutti si sentono un pochino più importanti e un po' più fieri di essere come lui. Di vestirsi come lui. Di parlare come lui. Di pensare come lui.Il Cit ha vinto per un'intera città e oggi non era solo. Un'intera città ha spinto sui suoi pedali. Un'intera città, un'intera regione, hanno vinto insieme a lui.
Nino Defilippis detto “Il Cit” è morto a Torino il 13 luglio scorso all'età di 78 anni. Guarda caso, la notizia mi è giunta mentre mi trovavo in Francia per seguire il Tour, la corsa che più gli diede lustro e fama.Il giorno dopo, l'”Equipe”, il quotidiano sportivo Francese, gli dedicava un breve articolo in cui si parlava di lui come di un grande protagonista del ciclismo italiano degli anni Cinquanta e Sessanta.Un articolo molto bello, che descriveva il campione ed il personaggio Defilippis, ma che aveva una sola grave pecca. L'autore del pezzo ometteva la cosa più importante, ma d'altronde, essendo francese, non poteva manco saperla: Nino, il Cit, è sempre stato uno dei nostri!
(1) Piccolo, bambino in lingua piemontese
(2) “Spingetemi bambini”
(3) "Allora?! Siete sordi?!? Ho detto di spingermi, bastardi!”
(4) “Grazie! Vincerò anche per voi....”
(5) Angelo Conterno (Torino 25 marzo 1925 – Torino 1 dicembre 2007) è stato il primo ciclista italiano ad aggiudicarsi la Vuelta Espana, proprio in quel 1956.
PRINCIPALI VITTORIE DEL “CIT” (Torino 24 marzo 1932- Torino 13 luglio 2010; professionista dal 1952 al 1964):
9 tappe al Giro d'Italia:
1952: Sanremo – Cuneo (17a tappa)1954: Reggio Calabria – Catanzaro (3a tappa)1955: Cannes – Sanremo (3a tappa)1958: Firenze – Viterbo (9a tappa) Roma – Scanno (11a tappa)1959: Rimini – San Marino (12a tappa)1961: Palermo – Milazzo (6a tappa)1963: Arezzo – Riolo Terme (7a tappa)1964: Roma – Montepulciano (15a tappa)
7 tappe al Tour de France:
1956: Bayonne – Pau (11a tappa); Luchon – Toulouse (13a tappa); Gap – Torino (17a tappa)1957: Marseille – Alès (13a tappa); Ax-les-Thermes – St. Gaudens (17a tappa)1960: Malo les Bains – Dieppe (3a tappa); Angers – Limoges (8a tappa)
2 tappe alla Vuelta Espana:
1956: San Sebastian – Bilbao (15a tappa)1962: Tortosa – Valencia (3a tappa)
1 Giro di Lombardia (1958)
2 Campionati Italiani su strada (1960-1962)
2 Giri del Piemonte (1954-1958)
2 Giri dell'Emilia (1954-1955)
2 Giri del Lazio (1958-1962)
2 Tre Valli Varesine (1953-1960)
1 Trofeo Baracchi (con Astrua) nel 1952
1 Giro del Veneto (1961)
Miglior scalatore alla Vuelta del 1956
Piazzamenti di prestigio:
3° al Giro d'Italia nel 1962
5° al Tour de France del 1956
Medaglia d'argento ai Mondiali di Berna del 1961
2° al Giro delle Fiandre del 1961
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