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La città del calcio

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di Andrea Ciprandi
Redazione Toro News

Centinaia di migliaia di appassionati scorrono quotidianamente le classifiche e le cronache di tutto il mondo in cerca di dati che i notiziari e i più popolari siti sportivi sono costretti a ignorare nello svolgimento del compitino assegnato loro dai finanziatori e da chi decide di cosa la gente debba parlare. A dispetto di questo scenario dipendente all’informazione più omologata, infatti, sono davvero in tanti a perorare la causa del calcio vero, inteso come sport e quindi slegato dai successi, soprattutto quelli maggiori che ormai sono affare dei soliti protagonisti. Ci tengo a tal proposito a dire che interessarsi alle vicende del calcio spacciato come minore e ai suoi primattori dal passato più o meno illustre ma dal presente sicuramente difficile è tutto meno che sfizioso e, al contrario, dovrebbe divenire una pratica diffusa.

Fatto sta che una città fondamentale per il calcio com’è Sheffield è ormai uscita dalla cronache, almeno quelle internazionali. E si fa presto a ricordarne l’importanza giusto quando l’Inter viene invitata da uno dei suoi Club che celebra il 150° anniversario o quando si ripercorrono le carriere di Paolo Di Canio e Benito Carbone, che in un altro Club della città dell’acciaio e delle coltellerie hanno giocato nel corso della propria esperienza britannica. Per coloro che senza essere dei grandi conoscitori del calcio mondiale fossero ugualmente animati da buona volontà e cercassero di informarsi, poi, certamente non aiuta che lo Sheffield United navighi nella zone basse della Championship, la seconda divisione inglese, e che lo Sheffield Wednesday stia andando bene ma in terza categoria, tutto questo mentre lo Sheffield F.C. e lo Hallam F.C. militano addirittura nell’ottava e nella nona divisione, rispettivamente. 

Sheffield F.C. e Hallam F.C. sono i due Club più antichi al mondo, essendo stato fondato il primo nel 1857 e il secondo nel 1860. Hanno anche disputato il primo derby della storia, datato 26 dicembre 1860 (quando ancora l’Italia non era fatta…) e disputatosi a Sandygate Road (vedi foto), il piccolo campo dello Hallam allora come ancora oggi, pensate, che aveva aperto i battenti nel lontanissimo 1804 (ai tempi di Napoleone…). Detto dei record legati a queste due Società, anche Wednesday e United possono vantare origini di tutto rispetto, avendo visto la luce la prima nel 1867 e la seconda nel 1889. 

Oltre a Sandygate Road, uno stadio da poco più di 1.000 posti costruito nelle immediate vicinanze della città e dedicato anche al cricket, Sheffield ospita altri due impianti storici. Bramall Lane, ora terreno dello United, veniva originariamente utilizzato anche da Sheffield F.C. (oggi di casa al Coach and Horses Ground) e Wednesday. Nonostante nel corso degli anni vi si sia giocato anche a rugby e cricket, trattandosi del principale impianto cittadino, è al calcio che ha legato le pagine più importanti della sua storia. Nel 1867 per esempio vi si giocò la finale della Youdan Cup, un torneo locale, sì, ma anche il primo ufficiale al mondo, andato oltretutto allo Hallam; nel 1871, quindi, ospitò il primo incontro fra squadre della Lega di Sheffield e della Football Association (con base a Londra), ma non si contano le occasioni in cui fu teatro di sfide con rappresentanti di diverse Associazioni, comprese alcune scozzesi. E fu proprio per onorarne l’importanza che sul finire degli anni Ottanta del XIX secolo si decise di fondare addirittura un nuovo Club che ci giocasse in maniera regolare: è lo Sheffield United il cui soprannome, the Blades vale a dire ‘le lame’, è anche un chiaro riferimento alla principale attività del luogo in piena Rivoluzione Industriale. 

Hillsborough è invece probabile che dica molto di più a chiunque essendo legato all’omonima tragedia che nel 1989 costò la vita a 96 tifosi accorsi per assistere alla semifinale di Coppa d’Inghilterra fra Liverpool e Nottingham Forest e rimasti schiacciati in seguito all’incapacità di Polizia e addetti alla sicurezza di controllare l’afflusso della gente. Sarebbe però ingiusto limitare la notorietà di questo impianto a tale episodio. Costruito nel sobborgo di Owlerton e inaugurato nel 1899 quando il Wednesday (detto proprio ‘the Owls’) abbandonò il suo vecchio terreno, è stato da subito uno degli stadi più importanti del Paese e nel corso del tempo è arrivato a ospitare ventisette semifinali di F.A. Cup, che notoriamente si disputano in campo neutro con sede fissa a Wembley (e Cardiff durante la sua ricostruzione) solo da una ventina d’anni a questa parte.  

Ho voluto soffermarmi sulla storia degli stadi oltre che su quella delle origini dei Club di Sheffield per sottolineare l’importanza di questa città quale crocevia di tante vicende calcistiche oltre che vero e proprio utero di questo sport. La presenza e la cura degli impianti è infatti sinonimo di attività, direi anzi vitalità, e non è un caso che all’ultima partita di campionato disputata a Hillsborough lo scorso anno, decisiva per evitare la retrocessione in Terza Divisione, abbiano potuto trovare comodamente posto 40.000 tifosi, accorsi in massa come ai bei vecchi tempi. 

La permanenza di Sheffield sulla scena sportiva inglese indipendentemente dal presente più o meno brillante delle sue rappresentanti dovrebbe servire da esempio nel momento in cui i poli calcistici mondiali seguono invece i soldi e con essi le sorti di chi più ne ha. E’ vero, Hillsborough non è più sede di semifinali di F.A. Cup; ma nemmeno l’Old Trafford e il Villa Park da quando, dopo la menzionata tragedia del 1989, si è deciso di utilizzare impianti ultramoderni e con una capacità ancora maggiore. Quindi la memoria non c’entra. Altrove, invece, oggi essa è un peso o tutt’al più motivo di sollazzo attraverso spigolature che appassionano giusto il tempo di una breve conversazione. Contemporaneamente, sempre i soldi (quelli investiti in un certo modo, sia chiaro) vanno nella direzione opposta alla tradizione creando nuovi scenari che ci vengono sfacciatamente propinati come logici e godibili. Basti pensare ai Mondiali del 2022, assegnati ad affaristi abili ma che metterebbero quattrini indifferentemente nel calcio come nella pallamano, fosse questo lo sport più ricco… Gente che di fronte a Sandygate Road sono certo che penserebbe di abbatterne l’unica tribuna per costruire uno stadio da cinquantamila posti tutti a sedere dove provare a portarci a suon di milioni qualche grande nome. Convinta che il calcio sia questo.