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di Andrea Ciprandi
Questa rubrica intende essere una finestra sul panorama calcistico mondiale. Partendo non necessariamente dalla cronaca, mira a offrire spunti di riflessione rispettosi delle diverse identità di questo sport nei tanti luoghi ove è praticato, con un occhio parimenti attento alle realtà di cui meno si parla.
Ha preso il via questo fine settimana la 130° edizione della Coppa d’Inghilterra, la più antica competizione calcistica ufficiale fra tutte quelle ancora giocate. E’ impossibile ripercorrerne in una volta sola tutta la storia ma vale la pena ricordare alcuni numeri ed episodi che hanno contribuito a fare di questo torneo il più nobile e intrigante in assoluto.
Disputatasi per la prima volta nella lontanissima stagione 1871-72, non la si giocò solo in tempo di guerra dal 1916 al ’19 e dal ’40 al ’45. Da sempre vi si possono iscrivere tutte le squadre facenti parte del sistema calcistico inglese e all’edizione attuale, per rendere l’idea, fra chi è ancora in gioco e chi è già stato eliminato si è toccato lo strabiliante numero di 759, appena meno del record assoluto di 762 delle due ultime stagioni. Anche 6 formazioni gallesi vi prendono parte, mentre quelle irlandesi e scozzesi vi hanno fatto una fugace comparsa soltanto agli albori. Una tale quantità di partecipanti rende necessario lo svolgimento di fasi eliminatorie preliminari che prendono il via già in agosto, coi Club della massima Divisione che esordiscono soltanto al cosiddetto terzo turno, tradizionalmente in calendario il primo fine settimana di gennaio e in realtà corrispondente ai trentaduesimi di finale, nona delle quattordici fasi previste dalla prima scrematura estiva alla Finale. Va da sé che il fascino dell’FA Cup stia anche nella possibilità per le formazioni più modeste di affrontare e magari eliminare quelle più forti, con duelli fra dilettanti e professionisti che giocano anche in Europa da cui possono emergere i cosiddetti giant-killers. Per molte squadre dilettanti o poco più, a dire il vero, è motivo di grandissima soddisfazione ed esaltazione affrontarne di molto più forti, anche se con l’evidente rischio di esserne battute: un lusso nei loro bellissimi stadi, un onore sul proprio campo.
Altra prerogativa di questa Coppa è l’eliminiazione diretta, con incontri secchi fra squadre nessuna delle quali è testa di serie che si affrontano sui campi sorteggiati in diretta radio e tv per la trepidazione di un intero Paese di tifosi. A ognuna di queste partite, in caso di pareggio, segue adesso un’unica ripetizione a campi invertiti al termine della quale si deciderà il passaggio del turno andando se necessario ai rigori. Per più di un secolo, invece, sono state previste potenzialmente infinite serie di replay, tradizione abbandonata solo quando i troppi impegni nazionali e internazionali voluti da sponsor che al tempo stesso finanziano e comandano il calcio senza averne la cultura hanno infittito il calendario fin quasi a non lasciare spazio per impegni extra. Il caso più clamoroso è quello di Bury e Stoke City, che nel 1954-55 dovettero affrontarsi ben cinque volte prima che un gol al 120’ del quarto replay, andato ai supplementari come tutti i tre precedenti, proiettasse i Potters al turno successivo.
Anche la Finale non si decide più come un tempo. Al pari delle Semifinali, ora prevede i calci di rigore invece che la ripetizione, e così sono state decise quelle del 2005 e del 2006, giocate oltretutto al Millennium Stadium di Cardiff. A tale proposito, se Wembley è lo scenario a cui normalmente si lega la Finale della Coppa d’Inghilterra va detto però che la prima lì disputata è stata quella epica del 1923 a cui presenziarono 300.000 persone, prima della quale la sede non era fissa. Da quell’anno in avanti, la Coppa è sempre stata alzata nello stadio londinese a parte solo il 1970 (quando il replay si giocò all’Old Trafford) e gli anni dal 2001 al 2006, quando l’atto conclusivo della competizione si è tenuto in Galles mentre il vecchio e glorioso impianto veniva abbattuto per lasciare il posto a un nuovo e impersonale colosso. Anche alcune Semifinali si sono disputate a Cardiff, confermando una tendenza relativamente recente che dal 2008 è divenuta regola, cioè quella di utilizzare per esse lo stesso, capiente stadio della Finale per ragioni legate alla capienza e alla sicurezza. Va da sé che abbandonando i tradizionali palcoscenici dell’Old Trafford, del Villa Park e di Hillsborough è però caduta l’idea di ‘andare a Wembley’ intendendosi ‘arrivare in Finale’, cosa che indipendentemente dall’ottenimento o meno della vittoria per ottant’anni aveva rappresentato un vero e proprio punto d’onore per squadre e tifosi dato che poteva anche non capitare mai nel corso di un’intera esistenza.
Vincere la FA Cup, l’ultimo appuntamento della stagione inglese, può comportare la conquista del Double nel caso in cui si sia vinto anche il campionato della stessa stagione. Il primo dei soli 11 Double messi a segno è del Preston North End e risale al 1889, quando in Finale battè il Wolverhampton, mentre il record spetta a Manchester United e Arsenal con 3. A proposito di successi, dei 42 diversi vincitori è sempre il Manchester United che ne ha ottenuti di più (11) mentre il primo, quando ancora il calcio era amatoriale, fu dei Wanderers di Londra e perché un Club professionistico si affermasse si dovette attendere il 1883, col Blackburn Olympic. Notevole fu anche l’impresa del Tottenham, che sollevò la Coppa nel 1901 quando ancora non faceva parte della Lega. Il più recente exploit di un cosiddetto non-League Club è invece rappresentato dall’eliminazione del Coventry City, allora iscritto alla massima divisione inglese, da parte del Sutton United che si guadagnò così i gradi di giant-killer: era la stagione 1988-89. E’ del 1980, invece, l’ultima vittoria di una squadra non facente parte della Prima Divisione, il West Ham.
I nomi dei vincitori delle ultime edizioni sembrano indicare che in Coppa d’Inghilterra esiste la stessa egemonia delle Big che c’è in campionato da quando è stata introdotta la Premier League (1992-93). Con la sola eccezione di Everton (nel 1995) e Portsmouth (2008), infatti, hanno conquistato il trofeo solo Arsenal (5 volte), Manchester United (4), Chelsea (4) e Liverpool (2). La presenza in finale nello stesso periodo di Sheffield Wednesday, Middlesborough, Newcastle, Aston Villa, Southampton, Millwall, West Ham, Cardiff City e ancora Everton e Portsmouth, però, indica che questa competizione mantiene il suo spirito. E allora tutti a caccia del Chelsea campione… ma proprio tutti!
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