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Fra le rivalità più antiche e affascinanti del calcio, un posto sul podio spetta certamente all'Old Firm, il derby scozzese di Glasgow che dal lontano 1888 mette di fronte Celtic e Rangers. Per chi trova nella diversità sportiva motivo di identificazione e ricchezza, riconoscendo come ragionevole la separazione che ne deriva, i centoventidue anni di confronti fra questi due Club rappresentano un’autentico tesoro soprattutto perché ad alcune caratteristiche fondamentali ci sono state eccezioni così rare da sottolinearne ancor più l’unicità.Lungi dall’essere una terra ai margini del mondo come tante altre, la Scozia è uno dei luoghi della Regno Unito in cui s’incrociano le diverse radici e idee dell’area geografica che comprende le isole britanniche con le sue cinque aree politiche: Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord ovvero Ulster ed EIRE ossia Repubblica d’Irlanda. Fin dai tempi di Enrico VIII la religione è stata un pretesto per le ambizioni dei governanti locali, dando vita a confronti politici che sono ancora apertissimi e per i quali migliaia di persone si combattono anche oggi entro e al di fuori dei confini della legalità. Con gli strascichi sociali e più recentemente sportivi che ne derivano, al punto che il confronto fra i tifosi dell’Old Firm viene prima di quello fra i protagonisti sul campo, cui sembra essere demandata innanzitutto la rappresentanza di due numerosissime e contrapposte comunità. Dire cattolico è dire contro l’Inghilterra, i cui regnanti hanno finito per imporre il protestantesimo nella forma tutta particolare dell’anglicanesimo, e nel nome della resistenza alle invasioni inglesi ha fatto fronte compatto e solidarizzato la gran parte dei cattolici scozzesi e irlandesi, gli ultimi dei quali tradizionalmente seguono i Club al di là del mare d’Irlanda. E’ notorio che il Celtic sia largamente tifato da chi appoggia la causa irlandese e dell’indipendenza scozzese dall’Inghilterra (cattolici, repubblicani e separatisti) mentre i Rangers da chi crede nella supremazia della Gran Bretagna e della sua Corona, vale a dire protestanti e lealisti. Parimenti e necessariamente identificati con una precisa cultura sono anche i calciatori: per più di un secolo non c’è stato verso di giocare per uno di questi due Club se non abbracciandone anche la religione, con la conseguenza che dall’altro si sarebbe stati letteralmente ignorati, se non schifati. Per esperienza diretta posso però affermare che accanto a chi non riesce a scindere il calcio da ogni altro aspetto della propria vita, intesa come identificazione in ben precisi principi socio-politico-religiosi, c’è anche chi relega al folklore bandiere (generalmente il tricolore dell’EIRE e la Union Jack), cori e quant’altro. Per noi che viviamo piuttosto comodamente in Italia è difficile farsi un’opinione precisa sulle scelte di chi sta lassù, ma personalmente trovo positivo che uno stesso fenomeno possa offrire interpretazioni diverse. Tutte rispettabili e soprattutto rispettate da chi è coinvolto. E’ vero che lo sport dovrebbe servire a sdrammatizzare, ma non si può ignorare che nel corso dei secoli a cavallo del Canale d’Irlanda molta gente per certe idee è morta, da civile piuttosto che vestendo un’uniforme, oppure ancora sul finire del Novecento ha vissuto in quartieri isolati, col coprifuoco, esattamente come succede in Medio Oriente, anche se qui stiamo parlando della nostra Europa. Gli scozzesi che tifano Rangers e Celtic possono essere i parenti, gli amici o anche solo i simpatizzanti di chi abbiamo appena citato, fatto sta che calcisticamente il loro caso sarebbe paragonabile a quello ipotetico in cui due squadre italiane si rifacessero ancora oggi a Salò e alla Resistenza…I primi ad essere fondati furono i Rangers, nel 1883. Sono la squadra che più campionati ha vinto al mondo (53) e detengono anche il record per essere stati il primo Club dell’intera Gran Bretagna, includendo quindi anche gli inglesi, a raggiungere una finale europea, quella della Coppa delle Coppe del 1961. Il Celtic, fondato solo nel 1888, di titoli nazionali ne ha messi in bacheca di meno ma comunque tantissimi (42) e detiene anch’esso un primato in campo europeo, a modo suo ancor più prestigioso di quello dei rivali dato che nel 1967 divenne la prima rappresentativa britannica a vincere una Coppa, niente meno che quella dei Campioni, a Lisbona contro l’Inter. Oggi che il calcio scozzese fatica a inserirsi in quello continentale sempre più ricco, ricordare questi numeri è quanto mai importante e oltremodo dovuto.Per quanto riguarda la storia comune di questi due Club, complice la formula del campionato e le tradizionali due coppe nazionali che si giocano in Gran Bretagna, di Old Firm ne sono stati giocati addirittura 388, 155 dei quali andati ai Rangers, 140 al Celtic e i restanti 93 terminati con tiratissimi pareggi. Se poi si considerano queste due squadre come un’unica forza e le si confrontano al resto delle scozzesi, ecco che i dati si fanno impressionanti per altre ragioni. A oggi, dei 113 campionati disputati a nord del Vallo di Adriano la bellezza di 95 se li sono spartiti loro, e di questi fanno parte tutti gli ultimi 25. Cioè, l’ultima stagione in cui c’è stato un campione di Scozia diverso è quella ‘84-’85: mentre Luis Miguel esplodeva a San Remo, trionfava l’Aberdeen di Alex Ferguson, il quale prima di creare una dinastia a Manchester sponda United vinse coi rossi di Scozia 9 trofei nazionali fra campionati e coppe e una Coppa delle Coppe in Finale col Real Madrid. Non che la Coppa di Scozia abbia avuto un andamento molto diverso. Rangers o Celtic che fosse, l’hanno alzata 67 delle 124 volte in cui è stata messa in palio, e dire che detta manifestazione ha preso il via prima della loro nascita. Questi numeri al limite dell’incredibile farebbero propendere per l’origine dispregiativa della definizione di Old Firm (qualcosa come ‘vecchia ditta’ o ‘vecchio sodalizio’) che sottenderebbe a un non meglio precisato accordo fra le due Società che garantisse la loro profittevole supremazia nazionale nell’ottica di un successivo regolamento dei conti a due. Da Glasgow replicano che il potere logora chi non ce l’ha, e di questo passo non resta che arrendersi, nemmeno troppo controvoglia, al mistero e al mito. Tornando alle caratteristiche più marcate di questo confronto dentro e fuori dal campo, ce n’è una che vale più di ogni altra. Mi riferisco all’esiguo numero di giocatori che hanno indossato entrambe le maglie, che la dice lunga sul settarismo che anima, spaccandolo, questo angolo di mondo. Non solo bisogna tenere in considerazione chi è passato da una parte all’altra, bensì anche il suo credo religioso, dato che è sempre stato considerato ai limite del blasfemo accogliere un cattolico fra i protestanti e viceversa. E come detto giocare per l’una o l’altra squadra coincideva nel 99,9% dei casi ad abbracciarne anche la confessione. Il primo caso risale proprio al 1888, anno di nascita del Celtic, l’ultimo al 2008; curiosamente sono anche gli unici frangenti in cui i primattori avrebbero finito per vestire una delle due maglie per più di una volta. Kenny Miller, il più recente protagonista di questo rarissimo trasferimento, forse perché uscito dalle giovanili del moderatamente filoirlandese Hibernian che si trova a Edimburgo, fra le due parmenenze ai Gers, ove attualmente gioca, ha piazzato una stagione nei Bhoys biancoverdi e non si è mai risparmiato nei festeggiamenti che hanno seguito un suo gol nell’Old Firm. Nella storia, soltanto diciotto giocatori hanno militato sia in una squadra che nell’altra. E se credete che che col passare degli anni le cose stiano cambiando e il mercato aperto che ha portato giapponesi, algerini, statunitensi, atei e musulmani a giocare per i due giganti di Glasgow abbia ammorbidito i dirigenti inducendoli ad aprirsi agli ex giocatori dei cugini, prendete un abbaglio. Quando nel 1989, pur provenendo da due stagioni in Francia, Maurice ‘Mo’ Johnston passò ai Rangers, si trattò del primo cattolico (ed ex Celtic) a mettersi la maglia blu dagli Anni Venti... e pensate che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi di altri casi analoghi ce ne sono stati appena quattro. Avrete notato come quanto detto finora confermi in pieno una delle mie considerazioni iniziali: i calciatori di questi due Club sono gli interpreti di un copione che si scrive innanzitutto fra la gente, lontano dai campi e in relazione alla vita sociale nel suo complesso. Concludo allora con due nomi conosciutissimi ma non per meriti sportivi. Se il più noto sostenitore del Celtic è Rod Stewart, comunque promettente calciatore che ancora in erba appese le scarpe al chiodo per sfondare col rock, il più famoso James Bond della storia, Sean Connery, incarna allo stesso tempo due spiriti solo apparentemente inconciliabili: quello di indipendenza vera dalla Corona attraverso la secessione scozzese e un tifo accanito per i Rangers, la squadra coi sostenitori più filobritannici tra i non inglesi. Potere dell'Old Firm.
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