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L’austerity del mercato

Edoardo Blandino
di Edoardo Blandino Erano belli i tempi in cui i presidenti spendevano miliardi e miliardi di lire sonanti. Ci si potevano permettere acquisti da 90-100 miliardi e prendere un giocatore non era un problema. Non c’era la crisi, le...

di Edoardo Blandino

 

Erano belli i tempi in cui i presidenti spendevano miliardi e miliardi di lire sonanti. Ci si potevano permettere acquisti da 90-100 miliardi e prendere un giocatore non era un problema. Non c’era la crisi, le società erano in salute e i soldi nel calcio giravano vorticosamente. Oggi non è più così. Di quel periodo è rimasto solo un  lontano ricordo. Ora bisogna stringere la cinghia, si contratta anche sui 300 mila euro in più o in meno e prendere un giocatore a titolo definitivo è diventata un’impresa decisamente ardua.

Anno dopo anno gli agenti di mercato  sono sempre più in difficoltà. Di euro, in giro, ce ne sono davvero pochi. Chi ha dei bravi giocatori li valuta a cifre esagerate e spesso non ne vuole sapere di avere delle contropartite tecniche. Il mercato oggi è così e bisogna farsene una ragione. Partire in anticipo con le trattative può essere d’aiuto, ma certamente non è determinante.

Se la Serie A si trova in difficoltà, peggio succede alla B. Il fratellino del Grande Calcio ha incassi ancora minori. I diritti TV ormai non sono neppure sufficienti ad iscrivere la squadra al campionato, figuriamoci per fare mercato. Ecco che l’unico modo che c’è per rafforzarsi è costruire una squadra con pochi soldi, sperare di prendere qualche scommessa dalla Lega Pro e rivenderlo poi in A. Questo è l’unico modo plausibile per sopravvivere.

Ecco che diventa difficile mettere in piedi una squadra. Ogni presidente, direttore sportivo e allenatore sogna di partire il primo giorno di ritiro con quella che sarà la squadra definitiva per la stagione. Ma non è più possibile. Anzi, fino agli ultimi giorni spesso gli organici non sono neppure completi. Già, perché sono proprio questi i momenti in cui davvero si possono fare gli Affari. Le società sono costrette a mandare via gli esuberi, giocatori che gravano sulle casse della società e che nello spogliatoio porterebbero solo malumore. 

E qui, entrano in gioco gli altri club. Pronti come degli avvoltoi vanno alla ricerca di un giocatore a basso prezzo, oppure in prestito o ancora con parte dell’ingaggio pagato dal precedente team. A quel punto, solo a quel punto, si vedrà chi è bravo a cogliere la palla al balzo.