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Les jeux sont faits

Redazione Toro News
di Valter Panero

Ci sono mille, diecimila, forse centomila bandiere con la croce verde e bianca su sfondo rosso di Euskadi sulla strada che porta a Peyragudes. C'è gente che aspetta da giorni con la ferma volontà di sventolare il proprio vessillo sotto il naso di un corridore basco che si invola vittorioso verso il traguardo dell'ultima tappa di montagna di questo Tour. Non interessa chi, l'importante è che indossi la maglietta arancione della squadra dell'Euskadi Euskaltel (squadra in cui corrono solo corridori cresciuti ciclisticamente dalle parti di San Sebastian o Bilbao) e che annoveri tante “K” e tante “Z” nel cognome, come ogni Basco che si rispetti. Rimarranno delusi, perché la vittoria non va ad un Basco, ma ad uno Spagnolo che più Spagnolo non si può. E adesso aspetto che qualcuno di voi alzi il ditino dicendo che sempre di Spagnoli si tratta: vorrebbe dire che non ha capito molto di come funzionano le cose sui Pirenei, nel ciclismo, ed in Spagna più in generale: per dire, non so quanti dalle parti di San Sebastian (quella che loro chiamano Donostia) abbiano festeggiato per le recenti vittorie della Roja di Del Bosque. Ma mi fermo qui, che poi divago e mi dite con ragione che sono noioso. Dunque, dicevo, tra le bandiere basche la vittoria va al Murciano Alejandro Valverde, uno con un grande passato ed un presente così - così dopo essere stato implicato (come molti suoi simili, nel senso di corridori, e nel senso di Spagnoli) in una storiaccia di doping. Era partito per fare classifica, in questo Tour, ma le numerose cadute in cui è stato coinvolto nella prima settimana gli hanno fatto capire che per lui l'unico obiettivo realistico poteva essere quello di vincere una tappa. E che tappa, quella di oggi! Partito insieme alla solita fuga di molti, si è ritrovato solo sul Porte de Balès (la penultima asperità di giornata), ha tirato dritto, ha penato il giusto, ha resistito al ritorno dei migliori (poi vedremo come e perché), ha vinto meritatamente sia pur per una manciata di secondi. E questa è la prima notizia della giornata. La seconda notizia, che non mi sembra irrilevante,  è che oggi è finito il Tour. E' finito e lo ha vinto (come già sapevamo da un po', anche se facevamo finta di no) Bradley Wiggins. Meritatamente, anche se non si sa ancora con quanto vantaggio sugli altri. Lo ha vinto perché, ancora una volta, nessuno ha saputo staccarlo e, a ben vedere, nessuno ci ha veramente provato. Molti di noi aspettavano che Nibali, dopo i tentativi di ieri, cercasse di portare un ulteriore attacco che gli avrebbe consentito, se non di andare in giallo, almeno di conquistare la vittoria di tappa. Ma oggi, l'Enzino, non ha certamente attraversato la sua giornata migliore ed ha addirittura perso una manciata di secondi nelle ultime rampe: nulla di preoccupante, insomma il terzo posto a Parigi è ben saldo.Anche oggi ci sarebbe stato uno che avrebbe potuto attaccare a fondo, staccare Wiggins, conquistare la tappa e magari il simbolo del primato. Ma quel qualcuno, ovvero Chris Froome, corre nella stessa squadra di Wiggins e, ancora una volta, non gli è stato dato il permesso di infierire sul proprio Capitano. Gli è rimasta la soddisfazione (magra? Mica tanto!) di dimostrare davanti al mondo intero di essere nettamente l'uomo più forte di questo Tour, per lo meno sulle grandi salite. Infatti, quando sulle rampe finali Froome si alzava sui pedali,  il Capitano perdeva sistematicamente qualche metro. Ma, a quel punto, il “delfino” si voltava e si rialzava facendo capire a tutti, in maniera piuttosto plateale, che stava attendendo il proprio leader. In sostanza, Froome ha rispettato gli ordini di chi lo paga. E quindi è rimasto lì, accontentandosi del secondo posto in questa tappa e nella classifica generale. Certo è paradossale che l'uomo migliore del Tour alla fine non lo vinca. Ma così è, e così sarà. Purtroppo. Domani frazione per velocisti. Poi, sabato, una lunga cronometro che non farà altro che ritoccare al rialzo il vantaggio che lo specialista Wiggins ha sui suoi avversari. Quindi, domenica, passerella finale sugli Champs Elysees che accoglieranno il primo “British” in grado di arrivarci in maglia gialla. Che smacco per i “mangia rane”, che invece non vedono giallo da ventisette anni!Il Tour è finito oggi, mancano solo i dettagli.Les jeux sont faits. O, come direbbero Wiggins e Froome nella loro lingua, the chips are down.   ORDINE D'ARRIVO DELLA DICIASSETTESIMA TAPPA DA BAGNERES DE LUCHON A PEYRAGUDES: 1. Alejandro VALVERDE BELMONTE (Spagna) in 4h12'11”2. Christopher FROOME (Regno Unito) a 19”3. Bradley WIGGINS (Regno Unito) s.t.4. Thibaut PINOT (Francia) a 22”5. Pierre ROLLAND (Francia) a 26”6. Jurgen VAN DEN BROECK (Belgio) s.t.7. Vincenzo NIBALI (Italia) a 37”8. Tejay VAN GARDEREN (Stati Uniti) a 54”9. Christopher HORNER (Stati Uniti) a 1'02”10. Daniel MARTIN (Irlanda) a 1'11”   CLASSIFICA GENERALE DEL TOUR DE FRANCE 2012 DOPO LA DICIASSETTESIMA TAPPA: 1. Bradley WIGGINS (Regno Unito) in 78h28'02”2. Christopher FROOME (Regno Unito) a 2'05”3. Vincenzo NIBALI (Italia) a 2'41”4. Jurgen VAN DEN BROECK (Belgio) a 5'53”5. Tejay VAN GARDEREN (Stati Uniti) a 8'30”6. Cadel EVANS (Australia) a 9'57”7. Haimar ZUBELDIA (Spagna) a 10'11”8. Pierre ROLLAND (Francia) a 10'17”9. Janez BRAJKOVIC (Slovenia) a 11'00”10. Thibaut PINOT (Francia) a 11'46”