Tutti conosciamo la "tessera del tifoso" e gli sfaceli provocati da questo bizzarro strumento (per usare un eufemismo), sbandierato come un'evoluzione in un'ottica europea ma rivelatosi, in realtà, nient'altro che un inutile orpello che nulla ha aggiunto in termini di sicurezza del pubblico, non avendo apportato alcuna evoluzione significativa rispetto al già a tratti fastidioso (ma comprensibile in termini di ordine pubblico) strumento del biglietto nominativo.EFFETTI IMMEDIATI - Se la "tessera", declinata nelle diverse varianti di Società in Società (quella granata ha il simpatico nome di "Cuore granata"), è parsa da subito agli osservatori un goffo tentativo di burocratizzare un fenomeno che andrebbe, anzi, liberalizzato quanto più possibile in un'ottica di rilancio dell'appetibilità del nostro calcio giocato e vissuto dal vivo, le tifoserie organizzate vi hanno intravisto uno strumento addirittura inaccettabile, generando, in alcune piazze, una vera e propria emorragia nella sottoscrizione di abbonamenti, ed il caso di Torino è assolutamente esemplare da questo punto di vista (anche se alcune tifoserie hanno pensato di mettere da parte le questioni di principio, sostanzialmente infischiandosene, e continuando ad invadere le curve, e, almeno da questo punto di vista, la coerenza degli Ultras Granata è da lodare). In effetti, sebbene le assurde limitazioni alle trasferte nei settori ospiti (sostanzialmente unica conseguenza tangibile ed osservabile in questo biennio di vigore di questo famigerato strumento) siano state pensate nei "palazzi" come misura di contenimento dello spauracchio degli "ultras violenti", si sono avute ripercussioni gravissime su qualunque gruppo organizzato, dal club della parrocchia al semplice gruppetto di amici che, magari per puro piacere personale mescolato a turismo, potrebbe avere piacere di affrontare una trasferta qualsiasi della propria squadra del cuore.Sulle storture di questo meccanismo si è scritto tantissimo, e si potrebbe commentare altrettanto, ma la notizia più importante è che, in seguito all'iniziativa (ovviamente connotata di enorme mediaticità) di un gruppo di legali romani, che hanno pensato di convenire in giudizio l'As Roma per conto di un sottoscrittore della locale "Club Privilege Card", denunciando un trattamento illegittimo dei dati personali nella modulistica necessaria per il rilascio della Tessera.PRIVACY - Non si tratta di un problema nuovo: tra i tanti interrogativi che già avevano circondato l'introduzione dello strumento, quello della riservatezza dei dati personali era parso immediatamente uno dei più cogenti, spingendo l'Autorità Garante della Privacy a denunciare, fin da subito, la scarsa trasparenza da parte delle Società calcistiche, che avrebbero dovuto mettere maggiormente in evidenza quali dati fossero effettivamente obbligatori da inserire, quali opzionali, e, soprattutto, di quali sarebbe stato necessario esprimere un consenso esplicito al trattamento per finalità commerciali e promozionali. Si tratta, in buona sostanza, dei principi complessivamente statuiti dal noto "Codice della Privacy" del 2003, di fatto un "formalismo" a tutela generica del consumatore.LA SENTENZA - Proprio questo "punto debole" del sistema ha consentito ai legali Ricchiuto, Contucci ed Adami di ottenere la prima, a suo modo storica, condanna ad un risarcimento per "danni morali", ancorata, dalla II Sez. del Tribunale Civile di Roma che ha emesso la sentenza, sull'accertata lesione del diritto alla riservatezza dell'assistito, sottoscrittore di una Tessera con annessa funzionalità di carta di credito. Proprio quest'ultimo dettaglio, peraltro, non è trascurabile: al di là del dato mediatico della vicenda, che getta un inevitabile ulteriore discredito su uno strumento già poco amato, questo non significa affatto che, qualora confermata in un eventuale appello ed anche nel successivo giudizio di legittimità in Cassazione, quanto affermato possa andare automaticamente ad intaccare il meccanismo della Tessera.MA COSA SIGNIFICA? - La corte romana, infatti, ha semplicemente statuito che la sottoscrizione di quella specifica tessera (associata ad una Carta di Credito, come accade per molti club ma non per il Torino, ad esempio) ha violato determinate prescrizioni della normativa in tema di Privacy, ma non ha alcuna conseguenza sul portato dello strumento in quanto tale. E' chiaro che qualora, tramite lo strumento ancora poco praticato in Italia della "class action", i tesserati delle diverse società si associassero per ottenere provvedimenti simili le Società calcistiche che hanno fornito simile modulistica potrebbero essere costrette a risarcire con somme salatissime, i loro sottoscrittori, ma questo non ha alcuna influenza diretta con uno strumento ad oggi obbligatorio per legge, e non per scelta dei club, che si vedrebbero, banalmente, soltanto costretti a prevedere diversi metodi di rilascio.RIPENSARE LO STRUMENTO - La partita più importante si gioca a monte, in quel Governo che (forse comprensibilmente, considerati i guai della situazione economica italiana) ad una tematica tanto cara all'esecutivo precedente ha voluto, o potuto, dedicare pochissima attenzione. Uno strumento come la Tessera, che non ha portato alcun vantaggio a nessuno, se non a qualche istituto di credito, ed ha ulteriormente aggravato la fuga dagli stadi italiani, deve essere completamente ripensato sul piano politico, a nostro parere con una vera e propria abrogazione. Non è certo con sentenze di questo livello che si può pensare di metterlo in soffitta, ma queste dovrebbero far riflettere il Legislatore sull'assoluta urgenza della questione. Noi ci speriamo, e continuiamo a tenere gli occhi aperti, sognando anche in questo, forse un po' illusoriamente, un passetto indietro verso il calcio di una volta.Diego Fornero (Twitter: @diegofornero)
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