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di Edoardo Blandino
Continua il viaggio nelle realtà differenti dall'Italia o dalla Serie B. Oggi ci fermiamo a Udine e vogliamo portarvi all'attenzione il sistema di scouting e gestione che la società friulana adotta e che da sempre ha portato grandi risultati.Se andiamo a vedere la rosa dell'Udinese nella stagione 2010-2011 notiamo subito il grande numero di stranieri presenti. In prima squadra ci sono 11 italiani su una rosa di 29 uomini. Ma come mai ci sono così tanti giocatori che provengono da altre nazioni? La risposta è piuttosto semplice. L'Udinese ha costruito negli anni una grandissima rete di osservatori in giro per il mondo. Ogni mese vengono osservate centinaia di partita in ogni parte del globo, con particolare attenzione all'Africa e al centro e sud America. Gli osservatori guardano, prendono appunti, valutano i giocatori più interessanti e quando ritengono di aver trovato un ragazzo degno di nota inviano il video in Italia. Dopodiché, se anche dalla sede centrale viene dato il nullaosta, si procede con le prime trattative. L'iter è molto simile sia per i giocatore già esperti che per le giovani promesse. Quando si valutano uomini che hanno alle spalle diversi campionati, si cerca di tesserare solamente giocatori utili alla causa fin da subito, mentre per quanto riguarda i ragazzi di prospettiva, non viene preso in considerazione, come primo aspetto, quello legato al tempo di inserimento nel campionato italiano. Anzi, pur di anticipare la concorrenza, spesso i giocatori vengono presi con qualche stagione di anticipo e poi lasciati a maturare nel campionato dove sono stati scoperti.
Il lavoro di scouting è talmente importante ed efficiente che ogni anno vengono scoperti decine e decine di talenti. Tuttavia non è sempre possibile portare ad Udine ogni giocatore e così, spesso, i friulani decidono di ingaggiare un ragazzo e poi darlo in prestito in giro per l'Europa, in campionati meno impegnativi di quello italiano. L'Udinese può così seguire i suoi progressi e valutarlo attentamente uno o due stagioni. Dopo alcuni anni, quando si sono visti i margini di miglioramento, allora si decide se venderlo, oppure portarlo finalmente alla base. Sono tanti i giocatori che l'Udinese ha seguito e continua a seguire, ma non tutti arriveranno in Italia. Tuttavia questo non significa non poter trarre profitto: un giovane preso per qualche centinaia di migliaia di euro e mandato a giocare nella Serie A belga o portoghese vedrà sicuramente aumentato il proprio valore al termine dell'esperienza.
Tra tutti i giocatori seguiti, ci sono poi quelli ritenuti di maggiore qualità che vengono portati alla base. Dato il grande numero di stranieri, la società organizza corsi di lingua italiana post allenamento dove i giocatori possono imparare a comunicare. A differenza di altre piazze, a Udine c'è molta pazienza e ragazzi non rischiano di “bruciarsi”. Si possono lanciare, così, tanti giovani interessanti. Una volta affermati i giocatori vengono poi venduti a cifre importati con si possono rimpinguare le casse della società per nuovi importanti investimenti. Pensando solo a questa stagione si può vedere come l'Udinese abbia investito tanto su Matej Vydra, ragazzo classe '92 di cui si dice un gran bene. Alcune fonti sostengono che sia costato oltre 1 milione di euro, altre si spingono fino a 4. Tutto ciò è stato possibile anche grazie alle cessioni importanti di questa stagione: da Pepe a D'Agostino. Ma questo iter è già stato seguito in passato. Basti pensare al Nino Maravilla Alexis Sanchez, scovato a 17 anni in Cile e prestato prima al Colo Colo e poi al River Plate. Oggi è un giocatore affermato che ha fatto bene al mondiale ed il cui valore si stima si aggiri intorno ai 20 milioni di euro. Il cileno non è né il primo, né l'ultimo di una lunga serie. Prima di lui tanti altri hanno seguito lo stesso percorso, a cominciare dall'attuale capitano Zapata. Alcuni potranno non avere futuro, mentre altri sono destinati a diventare dei futuri campioni.
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