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L’inatteso Re Fiammingo

Redazione Toro News
di Walter Panero Il confine passa pochi chilometri più in là. Non si tratta di una frontiera che separa due stati, ma di qualcosa di diverso e insieme di più profondo. Sono tutti sudditi del sovrano del Belgio, ma questa...

di Walter Panero

 

Il confine passa pochi chilometri più in là. Non si tratta di una frontiera che separa due stati, ma di qualcosa di diverso e insieme di più profondo. Sono tutti sudditi del sovrano del Belgio, ma questa probabilmente è l'unica cosa che li accomuna. Diverso è il loro modo di pensare. Diverso è il loro modo di essere. Diverso è il loro modo di esprimersi. Dall'altra parte sembra di essere in Francia e, non a caso, si esprimono nella lingua di Voltaire e di Victor Hugo.Da questa parte, invece, è un altro mondo, dove si esprimono in una lingua quasi incomprensibile ai più, persino agli Olandesi che l'hanno inventata, la scrivono nello stesso modo, ma la parlano con un accento differente e meno gutturale.

La bici in questi luoghi non è un semplice mezzo di trasporto, ma un modo di vivere. La usano tutti quanti, sempre ed ogni giorno, anche nelle giornate più gelide d'inverno. La usano per divertirsi, ma anche per andare al lavoro, per fare la spesa o per uscire la sera. Il ciclismo qui non è soltanto uno sport, ma una religione. Si parla di ciclismo ogni giorno nei bar come nelle scuole. Ne parlano gli anziani sulle piazze. Ne parlano le signore dalla parrucchiera. Ne parlano i ragazzi a scuola. Non c'è nessuno che, quando nomini un qualsiasi ciclista, qualunque sia la parte del mondo da cui provenga, non ne sappia vita, morte e miracoli.

Il ciclismo è una religione e oggi, in questa domenica di aprile, sia che col bel tempo, sia con la pioggia, non c'è Fiammingo sano che rimanga a casa e che non partecipi al rito. Vecchi, uomini maturi con le loro bici, ragazzi, giovani donne che spingono le carrozzine prendono le loro bandierine gialle col leone rampante nero e raggiungono la strada dove passa la Ronde. Già, perché qui la chiamano semplicemente così: la Ronde, il Giro. Delle Fiandre: scontato.

Se il ciclismo è una religione, il tempio di questa religione si chiama De Muur. Se ti riferisci ad esso nominandolo Grammont (grande monte), come piace ai Francofoni, da queste parti ti guardano male. Eh sì perché loro del Francese e dei Francesi proprio non ne vogliono sentire parlare. E se ti rivolgi loro in Francese, ti rispondono che no, loro il Francese non lo parlano. La cosa curiosa è che lo fanno esprimendosi proprio in Francese. Strani tipi davvero, 'sti Fiamminghi.   In una sua canzone, il cantautore Jaques Brel, che era di queste parti, definì questo paese come il “Plat Pays”. E noi ci potremmo chiedere che razza di montagna ci possa essere in questo Paese piatto come il petto di una modella anoressica.Infatti il Muur non è una montagna. E' quella che noi definiremmo una collinetta, ma che qui diventa una sorta di calvario. Dalla Cattedrale della cittadina di Geraardsbergen si gira verso sinistra e poi si sale su una strada in porfido che si avventura ripida tra le case. Quindi, a un certo punto, si svolta a destra. Da quel momento in poi, diventa difficile continuare a definire quella come una strada. Si tratta piuttosto una mulattiera che sale in mezzo ai prati ed agli alberi. Una mulattiera che si inerpica come un serpente le cui squame sono fatte di blocchi di pietra. Una mulattiera che sembra non finire mai, ma che poi, superata un'ultima curva, si apre verso la cappelletta che pone appunto fine al Calvario. Una mulattiera di solito deserta e silenziosa, ma che oggi è circondata da muri umani che se non li vedi non ti rendi conto, con una folla che occupa qualsiasi centimetro quadrato disponibile ed anche di più.Una mulattiera che sembra adatta per andarci col trattore o con la moto da trial, al massimo in mountain bike, ma non certo con le biciclette da corsa.E invece, sempre per la serie “strani tipi 'sti Fiamminghi”, loro non solo ci fanno passare le bici, ma hanno trasformato questo posto nel totem di quella che è la più importante corsa del Belgio. Forse la più bella ed affascinante del mondo. Almeno secondo il modesto parere di chi scrive.

Ed oggi questa mia convinzione ha trovato conferma nella maniera più completa, visto che negli oltre 260 chilometri che caratterizzano la grande corsa fiamminga, intervallati da ben diciotto muri - ovvero salite di poche centinaia di metri rese spesso ancora più dure dal pavè - è successo davvero di tutto.

A circa quaranta chilometri dall'arrivo, la corsa sembra chiusa quando lo svizzero Fabian Cancellara, vincitore della scorsa edizione e stra favorito per i bookmakers, parte all'attacco staccando in poco tempo gli altri principali favoriti della corsa. Solo il Francese Sylvain Chavanel riesce a resistergli, ma tutti ritenevamo fosse solo questione di secondi: appena la strada tornerà a salire “la Locomotiva di Berna” accenderà i motori e si involerà verso il traguardo. Questo pensavamo.Invece, a circa venti chilometri dall'arrivo, accade l'incredibile. Lo Svizzero, forse innervosito dalla presenza di Chavanel che alle sue spalle non tira un metro essendo compagno di squadra dell'altro favorito Tom Boonen, inizia a rivolgersi alla sua ammiraglia per chiedere acqua. Un chiaro segnale di difficoltà. In pochi minuti, mentre il Muur si avvicina, il distacco comincia a ridursi a vista d'occhio: i sessanta secondi diventano cinquanta, poi quaranta, trenta....all'attacco della salita (la penultima delle diciotto in programma) i due battistrada vengono ripresi dal gruppetto degli inseguitori che comprende tra gli altri il belga Philippe Gilbert (anch'egli tra i favoriti della vigilia) ed il nostro Alessandro Ballan.

Gilbert ci prova sull'ultimo muro, ovvero il Bosberg, rimane in testa da solo per alcuni chilometri ma viene ripreso a nove chilometri dalla fine quando il gruppetto di testa si ricompatta. A quel punto le carte si rimescolano completamente e ci sono almeno dieci corridori che hanno ancora la possibilità di vincere la corsa, tra i quali il più veloce dovrebbe essere l'ex Campione del Mondo Tom Boonen.

Si susseguono gli scatti. Il primo a provarci è il nostro Ballan che viene ripreso quasi subito. Quindi è la volta del Belga Nick Nuyens e dell'Olandese Sebastian Langeveld: ripresi anche loro. A tre chilometri e mezzo dalla conclusione, quando l'arrivo allo sprint sembra quasi scontato, ci prova ancora Cancellara che sembra essere uscito dalla crisi: lo inseguono il solito generosissimo Chavanel ed il fiammingo Nick Nuyens. I tre si presentano sul rettilineo d'arrivo a Merbeke con una manciata di secondi sul resto del gruppetto di testa nel quale Boonen porta avanti un ultimo disperato tentativo di recupero. Cancellara prova a lanciare uno sprint lungo, ma Nuyens lo insegue e lo supera vanificando anche il ritorno di Chavanel.

Nick Nuyens, fiammingo di Lier, cittadina di trentamila abitanti nei pressi di Anversa, vince a trent'anni suonati la corsa più importante della sua carriera. Secondo giunge Chavanel che avrebbe meritato di più e che probabilmente avrebbe vinto se non si fosse dovuto piegare a compiti di gregariato in favore di Boonen (quarto). Terzo, un deluso Cancellara che, dopo il traguardo, confesserà di essere stato colpito da crampi, ma che probabilmente ha commesso l'errore imperdonabile di sopravvalutare la propria forza. Capita anche ai grandi campioni di sbagliare e di andare in crisi. Meno male. Questo li rende più umani e quindi più simpatici.Tra gli Italiani, bene Ballan che ci ha provato fino in fondo chiudendo al dodicesimo posto. Mentre Pozzato è rimasto nel vivo della corsa fino ad una ventina di chilometri dall'arrivo, perdendosi sul più bello come purtroppo spesso gli accade. Speriamo, senza crederci troppo, che possa andare meglio domenica prossima alla Roubaix.

Nick Nuyens ha vinto la corsa più bella per la gioia di un popolo intero. Stasera le Fiandre saranno sommerse da un immenso fiume di birra. E la bandiera gialla col leone nero potrà sventolare fieramente nelle città e nei piccoli villaggi di quella che è sempre stata e rimarrà sempre la terra del ciclismo.

 

ORDINE D'ARRIVO GIRO DELLE FIANDRE 2011

1. Nick NUYENS (Belgio) in 6h00'42”2. Sylvain CHAVANEL (Francia) s.t.3. Fabian CANCELLARA (Svizzera) s.t.4. Tom BOONEN (Belgio) a 2”5. Sebastian LANGEVELD (Olanda) a 8”6. George HINCAPIE (U.S.A.) a 8”7. Bjorn LEUKEMANS (Belgio) a 8”8. Staff SCHEIRLINCKX (Belgio) a 8”9. Philippe GILBERT (Belgio) a 8”10. Gerant THOMAS (GBR) a 8”

 

(foto Reuters da "Het Laatste Nieuws")