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Lo sport e l’ansia da prestazione

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di Stefano Rosso Anche nel variegato mondo dello sport, popolato da atleti più o meno strapagati - in genere in Italia lo stipendio è inversamente proporzionale alla distanza della disciplina dal pallone rotondo - gestire...
Stefano Rosso

di Stefano Rosso

 

Anche nel variegato mondo dello sport, popolato da atleti più o meno strapagati - in genere in Italia lo stipendio è inversamente proporzionale alla distanza della disciplina dal pallone rotondo - gestire l'ansia e le situazioni di tensione è un'impresa tutt'altro che semplice e scontata (e le ultime due gare dell'Inter di Leonardo possono dimostrarlo), ma soprattutto molto importante per non compromettere il duro lavoro di intere stagioni.

Ragionando a livelli macroscopici, come Olimpiadi o Campionati del Mondo, la gestione dell'ansia assume sempre maggiore rilevanza a seconda del turno che si raggiunge nella competizione: tra tutti, però, è la finale a rappresentare veramente il culmine di anni di allenamento, sacrifici e, in alcuni casi, carriere intere.

In questi casi, infatti, subentra il fattore psicologico della 'gara della vita' in cui si è obbligati a dare il massimo indipendentemente dalle condizioni contingenti perchè non si può essere sicuri di avere un'altra occasione e la posta in palio, al di là del premio e della soddisfazione personale, è altissima: vincendo si entra di diritto nella storia dello sport ed un trionfo può essere motivo di orgoglio nazionale. Gli sport meno seguiti, inoltre, contano moltissimo su questi grandi eventi per dare visibilità ed audience ai propri praticanti - le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 sono state ritrasmesse da 80 network televisivi in 120 paesi del mondo - e tutto questo può ripercuotersi proprio a livello psicologico sugli atleti.

Queste sono le classiche situazioni che possono danneggiare i favoriti, schiacciati dal peso delle attenzioni, e favorire gli altri atleti in grado di gareggiare senza particolari pressioni: l'esempio più fulgido può essere il pattinatore australiano Steven Bradbury, arrivato a Torino da campione olimpico in carica, che vinse l'oro nello short track di Salt Lake City 2002 perchè tutti i più forti caddero e lui, nonostante lo svantaggio abissale che aveva accumulato durante la gara, riuscì incredibilmente a tagliare il traguardo per primo.

L'ansia pre-gara tuttavia può avere anche ripercussioni fisiche, trattenendo la fascia muscolare contratta e facendo perdere qualità e fluidità ai movimento od ai gesti atletici: un errore decisivo dal dischetto può esserne il tipico esempio.

Un altro problema in cui si può incappare è la nìkefobia (dal greco νίκη=vittoria e non dall'omonimo marchio americano): nonostante la netta superiorità manifestata da un atleta nella singola gara, nel momento culminante questi può improvvisamente ed inaspettatamente perdere la concentrazione favorendo l'aumento dell'ansia e la riduzione del vantaggio accumulato sull'avversario fino a generare addirittura dei malori nell'atleta stesso. La spiegazione di questo inconveniente si riconduce alla sfera psicoanalitica dello scontro tra l'Io ed il Super Io che può degenerare negli effetti devastanti -dal punto di vista sportivo - appena descritti.

Il gemello collettivo di questa fobia è lo slump busting: un crollo improvviso della prestazione durante il quale tutta la squadra va in confusione e finisce per perdere la coordinazione e sembrare incapace di praticare la disciplina. Può capitare a causa di eccessivo affaticamente o calo di concentrazione unito all'agitazione per l'importanza della gara.

Sembrerà certamente banali ma l'unica ricetta per recuperare da questi momenti di crisi è riguadagnare la lucidità, recuperare la concentrazione e reagire: l'allenamento psicologico, soprattutto nell'immediato prepartita, assume poi un ruolo fondamentale. Spesso nelle inquadrature televisive delle varie discipline si vedono atleti impegnati in preparazioni differenti: concentrarsi sulla respirazione può aiutare a ridurre la tensione,  ripetere mentalmente i movimenti da fare o ripassare il circuito, pista o le direttive dell'allenatore favoriscono la concentrazione e - soprattutto - allontanano le distrazioni ambientali quali il pubblico, uno stadio pieno, le telecamere o anche solo la sgradita "simpatia" di qualche avversario poco gradevole.