L’ambizione è parte integrante della struttura psicoanalitica di un politico, quindi è comprensibile quando questa viene esibita in modo evidente. La cosa meno comprensibile, è quando questa ambizione porta il politico fuori dai normali confini della realtà. Sarà che la sua gente lo sta spingendo a vestire i panni del futuro premier del governo italiano, ma stavolta Roberto Maroni ha svoltato decisamente nel surreale.
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Maroni: il calcio non e’ politica
A sentire il leader leghista il primo anno della Tessera del Tifoso è stato a dir poco entusiasmante, che gli spettatori non sono fuggiti dagli stadi, che gli incidenti e gli arresti sono diminuiti. Sappiamo come i politici siano abili a piegare i numeri ai loro desiderata, ma quando è troppo, è troppo. La Tessera del Tifoso non è mai stata del tifoso, ma delle banche, le quali lucrano e lucreranno sempre di più su questa pseudo rivoluzione maroniana. La Tessera del Tifoso non ha risolto nessun problema del mondo del calcio. Gli stadi vuoti erano prima, e vuoti continuano ad essere oggi. La fuga dei tifosi c’era già stata da tempo, lasciando le società solo con i proventi dei diritti tv(sempre più grami per le squadre meno blasonate. Ossia la quasi totalità dei club italiani). Basta guardare gli stadi ogni domenica, per rendersi conto che la passione per il calcio sia declinata verso un altro tipo di consumo: quello dello spettacolo televisivo. Le famiglie e le persone normali, continuano a stare abbondantemente lontani dalle gradinate degli stadi, auto esiliandosi di fronte agli schermi televisivi. La vera domanda da porsi è che tipo di passione gira oggi attorno al mondo del calcio, e che cosa vogliamo che diventi il nostro amato gioco. I tifosi non possono essere utilizzati come trampolino di lancio di feconde carriere, che intanto hanno utilizzato l’idea della Tessera del Tifoso per ricevere prestigiosi incarichi.
La verità, come l’ultimo scandalo del calcio scommesse insegna, che il calcio nel nostro Paese sta morendo. Il paradosso si è raggiunto con due squadre che hanno giocato i play off di Prima e Seconda divisione essendo praticamente fallite. Altri tifosi, quindi, la domenica sono destinati ad andare ad ingrossare le fila dei teledipendenti del calcio. Vedere il calcio giocato da altri club sul piccolo schermo, seppur al plasma o a cristalli liquidi, non lenirà il dolore di aver visto la loro squadra scomparire. Per quei pochi irriducibili supporter, niente più calcio sulle gradinate il fine settimana. La Tessera del Tifoso di Maroni pensate sia nata per dare una risposta a tutto ciò? Ovviamente la domanda è retorica, sappiamo che la Tessera del Tifoso, nonostante il nome, non è nata per ascoltare le esigenze del tifoso. L’operazione è stata scaltra e piena di fumo negli occhi, come purtroppo molte cose degli ultimi vent’anni in Italia. La politica, e qualche funzionario del variopinto sottobosco del Ministero degli Interni, hanno pensato bene di parlare a nome dei tifosi perbene(come se avessero fatto una qualche elezione primaria che li avesse fatti assurgere a portavoce dei tifosi perbene. Messo ci sia una differenza tra tifosi per bene e non per bene. I tifosi, sono tifosi!), alla stessa stregua di un qualunque capopopolo in lotta contro un qualche potere oscuro. Un portavoce dei tifosi, può venire solo dal mondo dei tifosi. Non dal Ministero degli Interni. Solo i tifosi possono parlare e ragionare su una tessera che porta il loro nome. L’aspetto più comico Maroni lo ha raggiunto quando ha annunciato che dopo il primo anno, la Tessera del Tifoso è pronta a partire con un’operazione di fidelizzazione dei tifosi ai loro club. Infatti Roberto Maroni vuole convincere l’universo mondo che ha bisogno di una Tessera del Tifoso per fidelizzare il suo tifo per il Milan.
Tutto ciò mi fa dire che l’entusiasmo esibito da Maroni è, perdonatemi lo slang, “fuffa”. Una grande rappresentazione mediatica, per spingere l’ex curvarolo milanista padano ad ergersi ancora una volta verso chiari traguardi politici. L’ex curvarolo milanista ha dimenticato di essere stato un giorno in curva, a tifare per Gullit e Van Basten. Ora si è accomodato in tribuna, e spera presto di assurgere ad un trono. Le banche italiane, ovviamente, sentitamente lo ringraziano.
Anthony WeatherillCaro Anthony,tu che avevi ideato una “Tessera” ben diversa da quella poi messa in atto: hai ragione su ogni fronte.L'esultanza del Ministro é grottesca, l'immagine é quella di un uomo che a braccia incrociate e a mento in su osserva un paesaggio post-atomico annuendo con piena soddisfazione. Ma se la politica, come giustamente osservi, é l'arte di far passare per trionfi i più clamorosi insuccessi, allora forse siamo davanti ad un'operazione di routine per un governante di lunga esperienza; solo che stavolta il terreno lo conosciamo bene, lo conosciamo in prima persona, sappiamo com'era prima (qualche anno fa, stadi pieni) e com'é adesso, e dunque l'operazione non funziona, non con noi.Che le tv siano le padrone del calcio é assodato, e saranno loro a condizionare anche lo svolgimento del processo calcioscommesse in corso: ad Agosto, i due grandi operatori televisivi dovranno iniziare a vendere i loro pacchetti, per cui tutto dovrà già essere chiuso, e sarà chiuso in fretta e male, colpendo qualcuno ma, nel dubbio, lievemente (come accadde con Calciopoli, archiviata in fretta e poi ancora nel marasma giudiziario dopo cinque anni). Ma non é -non solo- per i colossi del piccolo schermo che gli stadi si svuotano; c'é spazio e ci sono appassionati di calcio a sufficienza per riempire curve e divani. Se solo, accanto alle legittime strategie delle tv, si avviasse un'azione governativa lungimirante, magari portata avanti da -o con la collaborazione di- persone davvero competenti in materia, persone che sappiano che andare allo stadio é una gioia, non un percorso minato, persone che siano, o siano state, tifosi. E in Italia non dovrebbe essere difficile trovarne.
Alessandro Salvatico
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(nella foto: stadio "Braglia", settore ospiti in Sassuolo-Torino 2009-2010 e in Sassuolo-Torino 2010-2011)
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