In molti, alla vigilia della rassegna iridata, le avevano etichettate come possibili sorprese del mondiale e, col senno di poi, lo avevano fatto ragionevolmente. Colombia e Belgio hanno dimostrato di essere squadre vere, e non le classiche ''cicale'' che tanto fanno parlare di sé ma che poi, alla fine, steccano, come spesso è avvenuto nella storia delle competizioni internazionali.
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Mondiali 2014, Colombia e Belgio non tradiscono le attese
COLOMBIA- I ''cafeteros'' di Pekerman hanno confermato quanto di buono si diceva su di loro, e gli elementi di maggior talento non hanno, fin qui, tradito. Cuadrado è apparso la solita freccia già ammirata a Lecce, Udine e Firenze, con tanto di lusinghe di mercato annesse, mentre James Rodriguez si è rivelato decisivo per la quantità e la qualità delle sue giocate: la prima rete con l'Uruguay poteva sembrare il classico ''gol della domenica'', tanto bello quanto irripetibile (della serie: ''se ci riprovi altre venti volte non ci riesci più''), e probabilmente è vero, ma la rete del raddoppio e le altre tre realizzate nel girone ci mettono al cospetto di un grande campione. Anche la spinta dei terzini e il filtro del centrocampo non sono mai mancati, mentre in attacco Jackson Martinez e Gutierrez stanno dando il loro contributo: se supererà anche il Brasile padrone di casa, la Colombia potrà davvero alzare la Coppa; a Bogotà e dintorni ci sperano, con ottimismo e senza rimpianti (del resto i quarti di finale sono già il miglior risultato di sempre) anche se una domanda sorge spontanea: quanto servirebbe, adesso che il gioco si fa duro, uno come Falcao?
BELGIO- Anche il Belgio, dal canto suo, non ha tradito le attese, nonostante il lusso di lasciare a casa uno come Radja Nainggolan. Gli uomini di Wilmots avevano, a dire il vero, destato qualche perplessità, nell'amichevole pre mondiale contro il Lussemburgo e nell'esordio contro l'Algeria (poi dimostratasi squadra vera): tanta qualità, tante ''figurine'', ma una squadra sfilacciata e una manovra impacciata, lenta e prevedibile. Con il passare delle giornate però, anche grazie alle vittorie, la classe dei ''diavoli rossi'' è venuta fuori, è aumentata l'aggressività e con essa la velocità e l'intensità di gioco: ora il Belgio è piacevole da guardare, l'intesa tra i suoi elementi è notevole e può davvero dar fastidio a tutti.Il roster di mezze punte (da De Bruyne ad Hazard, da Mertens a Mirallas), unito alla pragmaticità della difesa (apparsa decisamente più rodata nelle ultime uscite) e all'esplosività di Origi e Lukaku davanti (alternati alla perfezione da una vecchia volpe come Wilmots) può essere un mix letale per chiunque. In patria sanno che una squadra così non l'hanno mai avuta e sperano di ripetere lo storico risultato del 1986 quando vennero eliminati in semifinale dall'Argentina di Maradona, contro cui ora vogliono prendersi una bella rivincita. Ma perché non andare oltre?
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