Grazie a un rigore realizzato in extremis con grande freddezza da uno dei suoi giocatori simbolo, Samaras, la Grecia del ct portoghese Santos ha battuto per 2-1 la Costa D'Avorio, costringendo alle dimissioni Sabri Lamouchi, eliminando la squadra africana dal mondiale e, soprattutto, centrando una storica qualificazione agli ottavi di finale.
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Mondiali 2014, la Grecia che non ti aspetti
La squadra, oltre ai nuovi ''italiani''Kone, Tachtsidis (quest'anno al Toro) e Torosidis, e a giocatori di esperienza come Salpingidis e il bomber Gekas, schiera ancora alcuni degli eroi di Euro 2004, come Karagounis e Katsouranis.Ripetere l'impresa sarà, parliamoci chiaro, impossibile, ma all'orizzonte c'è la Costarica, compagine veloce e ben organizzata che ha battuto Italia e Uruguay ma che non sembra propriamente una corazzata, motivo per cui per il popolo greco è lecito sognare un incredibile e alla vigilia quasi impronosticabile arrivo ai quarti.
Gli accostamenti tra pallone e politica, tra situazione economica e risultati calcistici, sono sempre peregrini, inadeguati e forzati, infarciti di retorica, ipocrisia, melassa e sentimentalismo spicciolo. Frasi come ''questa squadra è lo specchio del Paese'' in caso di sconfitta, oppure, ''questogruppo vincente deve essere un esempio per la nostra nazione'' e ''questi ragazzi sono il nostro orgoglio e un motivo di riscatto''in caso di vittoria non hanno, infatti, alcun senso.
Se Balotelli segna due reti alla Germania o se Daniele Molmenti alle Olimpiadi di Londra vince un oro e finisce davanti ai tedeschi, di certo l'economia dell'Italia non si risolleva, né tantomeno si fa un dispetto all'Europa o alla Merkel (tanto vituperati dall'italiano medio e anche da parte della stampa).
La stessa cosa vale per il successo dell'Iraq nella Coppa d'Asia del 2007: i problemi politici e sociali erano e sono enormi, e non possono essere risolti con una partita di pallone. Si può parlare di riscatto per una popolazione martoriata dalla guerra? Se ipoteticamente in un domani la Grecia battesse la Germania si tratterebbe di una ''rivincita'' della popolazione ellenica su chi la tartassa a livello economico? Davvero il calcio può essere così importante? Andatelo a dire a chi ha perso la vita o a chi lotta con la disoccupazione, con la fame o con nemici ancora più grandi e difficili da sconfiggere.Si tratta, è evidente, di parallelismi azzardati e di facili e immediate riflessioni da uomo della strada, utili soltanto per attrarre i lettori con titoloni e foto da prima pagina e per fornire materiale ai documentaristi.
Tuttavia, anche se il calcio non può risolvere i problemi di un Paese, talvolta può alleviarli, questo sì, e regalare qualche ora, se non di felicità, di serenità, forse non a tutte, ma a buona parte delle persone che lo amano.
E così ad Atene e per le strade delle altre città greche è già scoppiata la festa, una festa che potrà proseguire in caso di vittoria sulla Costarica domenica sera, facendo dimenticare per un attimo la povertà e la crisi ed esultando per un gol o per un rigore parato, come ai tempi della squadra di Otto Rehaggel, catenacciara e non bella, ma a suo modo affascinante e, soprattutto, capace di entusiasmare la gente. Il mondiale è anche questo...
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