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di Nino Mancini
Italia prima finalista del mondiale tedesco, con una vittoria sui padroni di casa negli ultimi minuti dei tempi supplementari. I precedenti, le statistiche dei match nelle competizioni passate e la differenza d’organico, oltre al cuore, avevano portato il pronostico dalla nostra parte; la tardiva squalifica di Frings, perno di centrocampo aveva ancor di più spostato l’ago della bilancia verso gli azzurri. Onestamente abbiamo meritato la vittoria ma non abbiamo fatto valere la differenza che a mio modesto avviso c’è ed è evidente; scorrendo i 22 convocati di entrambe le rappresentative è palese l’abisso tra Italia e Germania. I tedeschi hanno mostrato una buona organizzazione di gioco, con difesa molto alta ed una corretta applicazione del fuorigioco, ma Klose è stato impalpabile sull’incontro e anche Ballack si è distinto per i continui interventi con il piede a martello sui nostri senza mostrare la classe che metterà al servizio del Chelsea di Abramovich.
Gli azzurri hanno sempre controllato la partita senza spingere, pur costruendo qualche buona occasione da gol nel primo tempo. Secondo tempo più equilibrato aspettando i supplementari; due legni nei primi due minuti, e due gol negli ultimi due ci consegnano il biglietto per l’incontro di domenica a Berlino. Onore agli azzurri, con Buffon, Cannavaro, Gattuso, Pirlo e Grosso sugli scudi, ma citazione a parte merita Marcello Lippi. Partito con una punta sola, Toni, ha chiuso il match con tre attaccanti di ruolo, Del Piero, Iaquinta e Gilardino, oltre al sempre presente Totti. Non è stato facile l’avvicinamento all’incontro; i giornali tedeschi, sia quelli scandalistici che la quotata Bild, negli ultimi giorni hanno picchiato duro sugli azzurri, e anche le pesanti condanne per alcune squadre richieste al processo su Calciopoli arrivate da Roma potevano portare a cali di tensione. Nulla di tutto ciò si è visto, e le lacrime di ringhio Gattuso alla fine racchiudono bene il senso di questa sfida, che darà sicuramente gioia, oltre ai milioni di italiani scesi in tutte le nostre piazze a festeggiare, anche ai nostri emigranti in Germania, che aspettavano con trepidazione mista a speranza il risultato di ieri sera; da oggi almeno per i prossimi quattro anni potranno parlare di calcio almeno alla pari con i concittadini tedeschi.
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