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NBA All Stars Games: che spettacolo

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di Andrea Ferrini “I believe I can fly” ci ha creduto veramente Blake Griffin, al suo secondo anno di NBA ma di fatto un rookie dato che l’anno scorso non ha potuto giocare per problemi fisici. Nel mitico Slam Dunk Contest...
Redazione Toro News

di Andrea Ferrini

 

I believe I can fly” ci ha creduto veramente Blake Griffin, al suo secondo anno di NBA ma di fatto un rookie dato che l’anno scorso non ha potuto giocare per problemi fisici. Nel mitico Slam Dunk Contest dell’All Star Game, che ha incoronato miti viventi come Michael Jordan, il giocatore dei Clippers fa posizionare un'auto sul parquet, dal tettuccio della vettura riceve l’alley-oop dal compagno Baron Davis e tra lo stupore generale deposita di prepotenza il pallone dentro il ferro.

Il coro gospel canta e il pubblico esplode. “Quando mi hanno proposto per la prima volta la gara delle schiacciate, mi hanno detto che non c'erano regole. Io ho detto, quasi scherzando 'Quindi posso saltare una macchina?' loro mi hanno detto di sì e io, a quel punto, ho pensato che forse avrei dovuto farlo sul serio”. Illuminante follia.

L’altrettanto impressionante gara da 3 punti viene vinta da  James Jones (Miami Heat) che con 20 punti supera Paul Pierce, il campione in carica, e Ray Allen, entrambi dei Boston Celtics.

Nella sfida di domenica tra i team East e West questi ultimi vengono trascinati dalla stella dei Lakers Kobe Bryant, che ha messo a referto 37 punti, 14 rimbalzi, 3 assist e 3 recuperi, meritandosi la palma di Mvp per la quarta volta. Finisce 148-143 allo Staples Center di Los Angeles e si chiude così un evento grandioso.

L’All Star Game è da sempre la festa del basket NBA e della spettacolarità di questo sport e dei suoi attori. Per chi non lo sapesse si tratta di un weekend di gare, come quella delle schiacciate o dei 3 punti, che culminano con una sfida tra due squadre, composte rispettivamente da una selezione dei migliori giocatori della Eastern Conference e quelli della Western Conference.

Lo spirito che si respira è quello di una grande celebrazione volta a dare al pubblico uno spettacolo irripetibile.

Come se non bastasse l’entusiasmante cavalcata  stagionale, le squadre che si danno il cambio al vertice, le azioni memorabili che si accumulano settimana dopo settimana, l’All Star Game arriva per regalare agli appassionati di basket un ultimo esaltante show prima di ripartire per una nuova annata.

Il discorso è parallelo a quello fatto per il Super Bowl pochi giorni fa. Lo sport americano ingloba al suo interno una forte componente spettacolare aliena alla concezione europea (e italiana in particolare). Non esiste solamente il vincitore che si conquista la vetta con meline e falli tattici, perché la giocata spettacolare, l’azione perfetta e gli exploit da cineteca sono frequenti e ricercati.

Questo fa del basket NBA un mondo a parte che non stanca e non stancherà mai. Senza togliere la forte componente agonistica che da sempre la contraddistingue la lega americana di basket regala da sempre forti emozioni ai suoi appassionati: probabilmente le parole 'catenaccio', 'melina' e 'punta la bandierina e rimani a perdere tempo' non sono neanche traducibili nel linguaggio di Kobe e compagni.