Che questa serie A facesse ridere lo avevamo intuito (e scritto) già: 7-1 di qua, 6-2 di là, un Juventus-Inter che se non fosse stato per Handanovic sarebbe finita prima. Un mare di mediocrità, tanto per (ri)capirci. A cui questo punto dobbiamo rassegnarci che navighi la nostra barca.
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Non ci meritiamo questo mare di mediocrità
E pensare che con l’autunno più che una barca sembrava una crociera. Eravamo non bellissimi ma coriacei, grintosi, sulle ali dell’entusiasmo. Questo perché il timoniere di prima aveva spolpato tutti, ma a differenza di Sinisa, almeno i primi tempi, sapeva usare il bastone e la carota con un indubbio ligurissimo cinismo. Perché se è vero che siamo una squadra di giovani, non c’è peggior errore che lasciare certi giovani troppo libertini e abbandonati al loro destino. Così facendo (e fatto) succede che il tranquillo Baselli mandi platealmente a quel paese Iago per un pallone sacrosanto non concesso in area, che quindi non esista un rigorista prestabilito, e che soprattutto il capitano della squadra, con quell’ingenuità (appunto) giovanile, finita la partita ammetta con sincerità che certe regole di campo nello spogliatoio non esistono anziché lasciarsi in un gobbismo da dichiarazione finta come: “Abbiamo sbagliato, ma l’importante è crescere” che ripensandoci bene non è poi così nuova nell’ambiente. Ambiente che ci ha creduto, che si è rialzato a malincuore troppe volte, che si è accontentato, arrabbiato, poi illuso, a cui adesso tocca pure (si fa per dire) Toro Channel, che per antonomasia è l’anti-Filadelfia, visto che a maggio risorgerà e con lui un granatismo che vive “dal vivo” e non in prima visione.
Ma tanto questo è un parere di un mai cuntent. Che ha la stessa età di Benassi e con la stessa sua ingenuità non vuole arrendersi all’idea di vedere il suo Toro navigare nelle acque dove non ci saranno le meduse, ma dove le aragoste stanno troppo lontane soltanto perché non si ha voglia di comprare una canna da pesca seriamente un po’ più lunga.
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