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Non è una nazionale per giovani – parte II

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Dopo l’introduzione all’inchiesta di TN sulla valorizzazione del patrimonio giovanile nel mondo del calcio (qui per la prima parte) si può scendere nel dettaglio andando ad analizzare le rose delle varie compagini nazionali...
Redazione Toro News

Dopo l’introduzione all’inchiesta di TN sulla valorizzazione del patrimonio giovanile nel mondo del calcio ( per la prima parte) si può scendere nel dettaglio andando ad analizzare le rose delle varie compagini nazionali presenti in Polonia ed Ucraina.Soffermandosi dapprima sul dato meramente numerico si può facilmente osservare che su 16 squadre presenti alla rassegna europea, per un totale di 368 giocatori, le percentuali d’età variano notevolmente. Andando a suddividere le rose delle singole nazionali in tre differenti fasce anagrafiche e basandone la divisione in base a quello che potrebbe essere il periodo della carriera di ciascuno giocatore – se giovane promessa, giocatore nel pieno della maturità e giocatore affermato – possiamo raccogliere nella prima tutti i nati negli anni ’90, nella seconda quelli tra il 1985 ed il 1989 e nella terza i precedenti; in questo modo ci si accorge abbastanza chiaramente di quali nazioni negli ultimi anni hanno investito sulle proprie giovanili e quali invece no.Rimanendo nell’ambito dei dati generali i giocatori presenti in Polonia ed Ucraina prima della conclusione del turno preliminare a gironi erano ripartiti nelle tre categorie individuate secondo le seguenti proporzioni: 9.5% , 41.5% e 49% che in cifre corrispondono a rispettivamente a 35, 153 e 180 atleti.Tradotti in dati sensibili, considerando le anagrafiche prese in considerazione, la prima fascia può essere assunta come rappresentativa per i prospetti destinati a sbocciare per il futuro prossimo mentre la seconda è riferita ai frutti del lavoro svolto negli ultimi 6-8 anni, dove tale lasso di tempo viene assunto per significativo in quanto durata di un ciclo di nazionale.Non deve quindi sorprendere se in testa alla categoria delle giovani promesse, come numero di giocatori nati negli anni ’90 presenti nella selezione per gli Europei, c’è la nazionale inglese di Roy Hodgson con 6 calciatori (il 26% della propria rosa, nella foto la coppia di attaccanti Welbeck e Carroll), seguita a ruota dai 4 di Germania e Olanda, due nazioni il cui movimento calcistico nazionale è in continua crescita, e la Grecia (17.3%). In testa alla seconda fascia, invece, a pari merito si trovano la Germania, Francia e Spagna a quota 14 (60.8%) davanti alla Croazia con 13 (56.5%): dati molto significativi che se da un lato trovano pieni riscontri nel calcio francese – il cui ciclo di crescita dell’ultimo decennio che ha portato il Marsiglia due volte in finale in Europa League ed il Monaco in quella di Champions, con l’Olympique Lione ad alti livelli europei – e soprattutto spagnolo con lo strapotere in Europa a livello di club e nel mondo come nazionale, dall’altro in combinazione con i prospetti futuri testimoniano la reale ascesa del calcio tedesco che sia come movimento calcistico sia come selezione stanno raccogliendo sempre più successi, ultimo dei quali il quarto posto nelle qualificazioni per la Champions League ottenuto ai danni dell’Italia.A proposito del vecchio stivale i dati statistici vogliono che solo l’8,5% delle scelte di Prandelli (Borini e Balotelli) privilegino i nati negli anni ’90 – meno della metà rispetto all’Inghilterra – e solo il 39% (9 giocatori su 23 in totale) rientra nella fascia ’85-’89: le due categorie sommate assieme non raggiungono la metà delle convocazioni del ct azzurro (circa il 47.5%) e sono un chiaro sintomo della flessione che negli ultimi anni ha colpito il calcio nostrano fino a fargli perdere, come ricordato, l’accesso all’Europa che conta per le prime quattro formazioni nazionali e lo scettro di campionato più bello del vecchio continente.