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Sono passati ormai molti mesi da quando il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e l'amministratore delegato della Juventus, Jean-Claude Blanc, hanno trovato (rapidamente) un'intesa per la costruzione del nuovo Stadio delle Alpi. Oltre al nuovo impianto sportivo, ecco in seguito quasi 300mila metri quadrati a disposizione del club bianconero, ben più di un semplice “progetto stadio”, area quest'ultima ceduta per una cifra (un milione di euro) che non é sbagliato definire “simbolica”. E così, “Torino sarà l'unica città in Europa dove si potrà giocare a calcio davanti allo stadio, magari sognando di entrarci un giorno”, disse Blanc nei giorni dell'accordo. Probabilmente, ignorando che quella che ai suoi occhi é una romantica novità, é una cosa che intorno al Filadelfia si faceva già decenni fa; oggi, però, quello stadio é stato abbattuto, e lo stesso Comune che ha regalato alla Juventus la possibilità di costruire uno stadio nuovo non si é speso (anzi) minimamente per ricostruirne uno abbattuto ormai da tredici anni.Tante sono le cose dette e tante quelle da dire; ad esempio, si potrebbe parlare di toponomastica, sottolineando come la petizione per assegnare ai giocatori del Grande Torino (oltre che a Meroni e Ferrini) alcuni interni o piccoli tratti di strada nel quartiere Filadelfia non abbia mai avuto corso, mentre riguardo lo spostamento di corso Grande Torino dai pressi del “delle Alpi” si registrano due diverse risposte: quella ai tifosi granata che lo chiedevano, non certo entusiastica; quella ad Agnelli, cui Chiamparino disse “ma certo, e per il nuovo nome credo debba essere innanzitutto una scelta personale”. Sì, “una scelta personale” sul nome di un corso cittadino. Ma tant'é.Tante le cose dette, e tante quelle che vanno ancora dette. Come il fatto che il megaprogetto che prevede stadio, Arena Rock, sede sociale, area verde e campi per i ragazzini, sede sociale, ipermecato Conad etc...forse non si può fare.In un'intervista rilasciata a , l'assessore allo sport del Comune di Milano, Alan Rizzi, interrogato in merito alla possibilità di costruire stadi di proprietà per le due principali squadre della propria città, tira infatti in ballo la futuristica meraviglia juventina, dicendo appunto che “non si può fare”. Segnatamente, il nuovo stadio “é in diritto di superficie e prevede la parte commerciale a 150 metri di distanza”, dice l'amministratore. “Teniamo conto che la legge italiana non ammette lo stadio di proprietà e nemmeno la parte commerciale all’interno dello stadio. Perché i negozi devono avere un orario di apertura e di chiusura contestuale a quello delle manifestazioni sportive”.Rizzi afferma che a Torino, in Comune, avrebbero fatto “carte false” con il fine di agevolare la Juventus nell'ottenere il via libera per il mega progetto; e non solo con la vendita farsesca della gigantesca area ad un prezzo da regalo. Cose non ammesse dalla legge, secondo Rizzi, che in pratica afferma quanto gradirebbe poter fare qualcosa di simile anche a Milano, ma sa che non é permesso. Anche i tifosi meneghini, infatti, avrebbero “bisogno di uno stadio di proprietà da affiancare a San Siro. Milano è infatti l’unica città europea ad avere due squadre vincitrici di Champions League che giocano nello stesso stadio. Ma fin quando la legge non lo consente, occorre pensare ad altre formule”. Per questo sta pensando ad un progetto alternativo, precisando però che il loro sarebbe “soprattutto a norma di legge al 100%”. Questi intoppi rimarranno, come sempre accade per alcuni, solo teoria, superata da una pratica spregiudicata?
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