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Se per molti giocatori le sentenze di primo grado erano state un toccasana viste le accuse e soprattutto i rischi corsi, per altri non erano state altrettanto piacevoli. Uno di questi, il difensore centrale del Verona Emanuele Pesoli, si era incatenato nei giorni scorsi alla sede della Federazione per richiedere con un gesto estremo un incontro con Gervasoni e Carobbio che l'hanno chiamato in causa nel processo.
Ad una settimana dalla decisione dell'ex Siena, dopo aver incontrato, nell'ordine, la solidarierà di Nassi - con l'attaccante dell'Alessandria che si è unito nella protesta - il dirigente federale Valentini ed un medico per verificarne le condizioni di salute, è arrivata anche la visita del presidente della federazione, Giancarlo Abete: "Parlare con lui è stato un onore - ha commentato lo stesso Pesoli dopo l'incontro - è stato un confronto da figlio a padre, umanamente splendido. Il presidente, poi, ha anche interrotto le ferie per raggiungermi".Interruzione che però non è stata risolutiva perchè il giocatore, che lunedì sarà presente in aula per il secondo appello, continuare a richiedere: "Vorrei avere un contraddittorio con chi m'accusa - gli ex giocatori Carobbio e Gervasoni, ndr - ma non m'è stato concesso".
(foto: sport.mediaset.it)
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