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Pioli, addio al Palermo

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Che Stefano Pioli non fosse più un allenatore del Palermo, lo si poteva intuire già da qualche giorno, viste le sparate (cui siamo abituati) di Maurizio Zamparini circa la mancanza di gioco della squadra, gli scarsi risultati e...
Redazione Toro News

Che Stefano Pioli non fosse più un allenatore del Palermo, lo si poteva intuire già da qualche giorno, viste le sparate (cui siamo abituati) di Maurizio Zamparini circa la mancanza di gioco della squadra, gli scarsi risultati e quant’altro, e le ammissioni, da parte della dirigenza rosanero, di contatti con Delio Rossi, che, però, non “avevano nulla a che vedere con l’esonero di Pioli” (Rossi, si sa, è anche un abile cuoco). Ecco dunque che viene consumato anche l’esonero numero 36 in dieci anni di presidenza al Palermo da parte dell’ex patron del Venezia. Un record, che spesso ha portato a risultati nefasti.Da Palermo non si scappa: non è ancora mai avvenuto che un allenatore decidesse di cambiare aria di sua volontà, senza l’esilio forzato imposto da chi decide. Tuttavia, ha del clamoroso la decisione di cacciare un mister prima ancora dell’inizio del campionato (non, però, di una competizione ufficiale dal momento che i rosanero sono usciti dall’Europa League contro gli svizzeri del Thun). Una scelta che, a Torino, è stata sperimentata anche in prima persona. Tornando a Pioli, però, altrettanto clamoroso è che la scelta possa essere davvero quella giusta.Nessun appeal con i giocatori, applicazione di un modulo con la difesa a tre, poi accantonato, dopo che anche Serse Cosmi ci aveva rinunciato nello scorso anno, le formazioni troppo spesso decise “a furor di popolo”. Insomma, una decisione che già molti tifosi si aspettavano (e alcuni addirittura auspicavano), a differenza di un Pioli che, con il solito portamento, si maschera dietro ad un lapidario “No comment. Di certo, da Palermo città non mi sposterò fino alla fine dell’anno prossimo”.Chi invece potrebbe salutarla è anche il ds Sogliano, appena arrivato dopo l’esperienza d’oro di Varese, ma che, scavalcato palesemente dal presidente, in molti danno già per dimissionario. Si parlerebbe del “solito” Zamparini se non fosse per la scelta del sostituto di Pioli, il tecnico della Primavera Mangia (di cui si dice un gran bene): una decisione diversa, mai presa in precedenza. Una soluzione fatta in casa, probabilmente transitoria (il pres aspetta Rossi, che a Palermo non vuole tornare), ma che potrebbe essere il classico asso pescato dal mazzo. Mazzo composto, però, da 36 carte: ancora quattro esoneri e potrà dirsi completo.