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Platini e la chimera del Fairplay finanziario

Stefano Rosso
di Stefano Rosso E' già al secondo mandato da presidente Uefa eppure Michel Platini continua la lotta con l'ingombranza del proprio cognome, che già ne offuscò la carriera da allenatore. Per dimostrare di avere anche una...

di Stefano Rosso

 

E' già al secondo mandato da presidente Uefa eppure Michel Platini continua la lotta con l'ingombranza del proprio cognome, che già ne offuscò la carriera da allenatore. Per dimostrare di avere anche una testa e notevoli capacità amministrative e gestionali, oltre ai piedi che gli concessero ben tre palloni d'oro consecutivi, negli anni ha già messo in atto numerose riforme - più di forma che di sostanza - rivoluzionando Coppa dei Campioni e Coppa Uefa, l'una in pratica spostando la finale dal mercoledì al sabato, l'altra cambiandone semplicemente il nome in Uefa League, rivendicandone un non meglio specificato aumento di appetibilità.

Apportate queste imprescindibili innovazioni e rieletto per la seconda volta - da unico candidato - ha deciso di intervenire sull'aspetto economico del calcio europeo, sempre più alla deriva in direzione dei 'petroldollari', se parliamo di sultani arabi, o 'gasdollari', se finiamo tra magnati russi, con un'innovazione lapalissiana: nessuna società può spendere più di quanto incassa.

Il mercato estivo, sobrio dappertutto fuorchè in Spagna e sulla sponda City di Manchester, con l'Inghilterra alle prese con United e Liverpool sull'orlo del fallimento ed Arsenal impegnato nel consueto regime di austerity imposto da Wenger e l'Italia dei parametri zero, prestiti con clausole più disparate ed occasioni low cost, sembrava aver preso alla lettera le volontà del presidente Uefa.

Galvanizzato dai risultati ottenuti Platini s'era anche sbilanciato, affrettandosi a pronunciare "Fairplay finanziario o galera" a supporto della serietà e della rigidità della sua politica.

Neanche a farlo apposta, in meno di sei mesi, il mercato europeo ha immediatamente invertito la tendenza: oltremanica il Liverpool ha messo mano al portafogli per rifare l'attacco (via Torres, dentro Carroll e Suarez) incassando 58 milioni - dal Chelsea - per l'attaccante spagnolo, ma spendendone 66,5 per gli altri due, mentre i Blues di Ancelotti hanno appunto ampliato il proprio passivo per regalarsi il vice Drogba a cui hanno aggiunto altri 22 milioni per assicurarsi il promettente centrale difensivo del Benfica David Luiz.

Il tutto senza considerare che questi esempi riguardano soltanto i bilanci delle squadre maggiori, City - incredibilmente - escluso.

In Italia a tenere banco sono state, manco a dirlo, le milanesi: venti nuovi acquisti tra tutt'e due le formazioni - rinforzi precisi e mirati, per carità! - per un totale di spesa complessivo superiore alla voce uscite del bilancio del Chelsea: un imbarazzo che ha spinto persino l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani ad ammettere "Fairplay finanziario? Ma se spendiamo come pazzi".

Attenzione al Genoa che tra arrivi e partenze ha portato a casa un passivo di 33 milioni, mentre l'unica a dare fiato ai propri conti - smantellando, però, la squadra - è stata la Sampdoria di Garrone.

Diverso il discorso spagnolo dove, tra tutte le squadre della massima divisione, sono stati spesi solamente 27 milioni di euro: meno della metà rispetto agli standard delle ultime stagioni, ma soprattutto meno del buco semplice di Preziosi, presidente di una squadra di media fascia italiana.

Alla luce di tutto questo sarebbe lecit porsi la domanda 'E Platini? Le sue dichiarazioni? La mano dura verso i contravventori al fairplay finanziario?'.

Le ultime sue parole registrate in campo italiano risalgono alla metà di gennaio: "La Juve? E' ancora in corsa per lo scudetto".

Considerando gli ultimi risultati della squadra di Del Neri - alla luce, anche, di quelli ottenuti dal fairplay finaziario - c'è da augurarsi che la lotta personale di Platini col proprio cognome, ma soprattutto con le proprie opinioni, non finisca per riguardare squadre o situazioni care alle passioni di ciascun tifoso.